LIBERARE LA BELLEZZA


L’ARTE DELL’INCONTRO

Il poeta Vinicius de Moraes ha scritto che “La vita è l’arte dell’incontro”: è questa la straordinaria esperienza che ho vissuto nel cammino per la benedizione natalizia delle famiglie. Erano solo le gambe ad essere stanche … il cuore cantava …
Ho avuto di nuovo la certezza che per essere accolto con simpatia, devi avere un cuore accogliente, aperto, umile, saggio, non giudicante. Chi ti incontra deve poter sentire prima tutta la tua simpatia, il tuo calore, la tua disponibilità.
So che aprire una porta è un gesto di fiducia e che varcare una soglia è impegnativo perché accogliere ed essere accolti non è solamente aprire la porta della propria casa o varcare una soglia, ma è anzitutto aprire le porte del proprio cuore. Quando apri, quando entri, diventi vulnerabile perché cerchi di far posto all’altro dentro di te, perché non puoi più restare indifferente.
E così mi è capitata la meraviglia dell’incontro, mi è capitato di rinsaldare o di creare nuovi legami.
Parlando di Lui, del nostro Dio amante della vita e della gioia; tacendo e stringendo ancora più forte la mano quando il dolore ti ammutolisce; ammirando quanto è capace di fare e inventare l’amore; restando contagiato dalla simpatia e dalla carica umana; ascoltando il detto e il non detto; scoprendomi impotente di fronte a tante situazioni; cercando di essere uno spiraglio aperto sulla speranza.
Grazie a tutti perché benedicendo mi sono sentito benedetto.

L’ARTE DELLO SGUARDO

Anno nuovo: nuovi desideri, nuove paure … Nell’antica Roma, Gennaio era il mese sacro a Giano, il dio degli inizi, degli ingressi, delle aperture: la sua immagine veniva posta sopra le porte. Giano era bifronte, guardava indietro e guardava avanti, come a dire che non c’è progetto senza memoria. Vi auguro questo sguardo che sa andare al passato, a ciò che abbiamo fatto e non fatto, a ciò che abbiamo scelto, costruito, spezzato, alla qualità e profondità della nostra vita interiore, alla grandezza o piccolezza del nostro cuore … per rivedere, ripensare, giudicare. Ma insieme vi auguro uno sguardo al futuro, vi auguro nuovi sogni, nuovi traguardi. Vi auguro il gusto della ricerca … i Magi insegnano. Nella certezza che si può, si deve ricominciare. Nella certezza che il nostro Dio non ci “inchioda” ai nostri errori: non ci chiede da dove veniamo ma dove vogliamo andare.
Vi auguro di sentire su di voi lo sguardo di Dio: “Lo sguardo che Dio posa sull’uomo ha la dolcezza di un bacio”.
E vi auguro di avere questo sguardo su voi, sulle persone, sul mondo.

Il pittore di icone bizantine, dopo aver pregato e digiunato, prepara la tavola di legno con alcuni strati di gesso bianco. Quando il fondo è liscio e candido, egli stende su tutta la tavola una foglia d’oro. Ed è come stendere la luce diventata materia. E’ come mettere l’eternità diventata solida. Ed è solo quando la tavola vestita di luce è diventata luminosa che il pittore stende a strati successivi il colore e le figure. L’icona bizantina è la nostra immagine, è la nostra icona. Noi siamo così, come immagini dipinte da Dio su un fondo d’oro. Sotto un’apparenza oscura o festosa, ogni uomo sorge da un fondo d’oro, luminoso e prezioso, che è la sua somiglianza con Dio. La vita è questo: la gioia e la fatica di liberare tutta la bellezza che Dio ha posto in noi, liberare tutta la luce che è sepolta in noi. Cammino liberante e ascendente, cammino positivo e trasfigurante; in fondo, cammino di felicità. … Là dove è caduto il colore, dove v’è stata abrasione o ferita, non è il vuoto che appare, ma l’oro. La caduta di frammenti, la fragilità, il peccato diventano una breccia attraverso cui può apparire il nostro oro profondo. (Ermes Ronchi, Ha fatto risplendere la vita, Servitium)

Vi auguro la gioia e la fatica di liberare tutta la bellezza che Dio ha posto in ognuno di noi.

L’ARTE DEL POSSIBILE

Quasi tutti gli uomini fanno uso solo di una piccolissima porzione della loro coscienza e delle loro risorse spirituali, più o meno come un uomo che contraesse l’abitudine di usare e muovere, del suo intero organismo, solo il dito mignolo. Situazioni di emergenza e di crisi ci dimostrano che possediamo risorse vitali assai superiori a quanto supponessimo.

Così scrive il filosofo William James ed è il mio augurio - invito e “sfida” - per me e per ciascuno di voi. Più mi radico in questa meravigliosa parrocchia più mi accorgo di quante persone stupende ci sono e si impegnano. Più mi accorgo di quanto sia sempre più vero il detto “L’amore è il trionfo della fantasia” … E di quanto, ancora di più, possiamo investire energie, fantasia, nella vita personale, familiare, parrocchiale, pubblica, politica perché, con la nostra testimonianza a cui ci invita caldamente il nostro cardinale, questa nostra città sia sempre più vivibile, più giusta, più accogliente.

"L’uomo che piantava gli alberi" di Jean Giono narra una storia incredibile. In un’arida regione della Francia, dove la gente è poca, scontrosa e ostile, c’è un uomo che per anni e anni ogni mattina si alza e percorre a piedi chilometri per andare a ficcare nella terra secca i semi degli alberi. Ha un bastone appuntito che gli serve per fare i buchi e un sacco dove tiene le sementi. Parla raramente e sembra non sapere nulla di quanto accade intorno. Ogni giorno riesce a piantare centinaia di semi, sempre più lontano da casa: a volte nemmeno uno attecchisce e germina, la terra è dura e ingrata, gli uccelli beccano i semi e la giornata pare sprecata, ma l’uomo ostinatamente prosegue nella sua strana missione. Dopo qualche decennio quelle brulle pendici sono divenute colline verdeggianti e anche il clima s’è fatto più benevolo grazie ai boschi che sembrano nati dal nulla. Giovani coppie sono arrivate ad abitare la regione, il carattere della gente è più aperto e la vita riprende a scorrere con fiducia. Così, sembra suggerirci Giono, cambiano nel profondo la geografia e l’animo degli uomini: grazie ad un gesto caparbio, intelligente, generoso.

Non è impossibile … è solo l’arte del possibile. Ed è in questo possibile che il nostro Dio saprà mettere il suo “impossibile”.

L’ARTE DELLA PREGHIERA

Non pregare per avere vita facile, prega per essere forte. Non pregare perché il tuo compito sia pari alle tue forze, prega perché le tue forze siano pari al tuo compito. Allora l’opera tua non sarà un miracolo ma tu stesso sarai un miracolo. E ogni giorno ti meraviglierai di te stesso e della grande energia che è entrata in te.

Il nuovo anno ci coglierà con la durezza, la sofferenza, la routine di alcuni giorni ma anche con la gioia e la leggerezza di altri. Vi auguro di trovare, di cercare spesso lo spazio per l’arte della preghiera, dello stare a tu per tu con il nostro Dio, contemplando. Perché ognuno di noi diventi ciò che contempla, prega, ama.
 

Buon anno!
gennaio 2004

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