PRIMA LE PIETRE

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LE SENTINELLE DEL MATTINO

Lo confesso: mi sono emozionato, commosso.
Davanti alla tv, guardando i due milioni di giovani in preghiera, in ascolto, in cammino, in festa, a Roma. Felici. Del loro essere lì, insieme. Della loro fede.
La loro è una gioia «semplice» che viene da lontano e porta lontano.
Viene dal sentirsi amati da Dio e dal saper fare della propria vita un dono. E porta lontano: chi sa vivere in profondità la gioia, saprà affrontare con coraggio e speranza anche il dolore. Proprio e di tutti.
Per moltissimi di loro è proprio così, anche per i nostri ragazzi che sono andati a Roma con don Alberto e che ci racconteranno la loro esperienza sul prossimo numero.
Hanno sciolto un po’ le nevi del pessimismo e il ghiaccio del cinismo di tanti.
Mi hanno, ci hanno riempito di nuovi sogni.
Il Papa ha detto loro:
 
Se sarete quello che dovete essere, metterete fuoco in tutto il mondo.
 
Vedo in voi le ‘sentinelle del mattino’ in quest’alba del terzo millennio.
 
E’ urgente cambiare strada nella direzione di Cristo, che è anche la direzione della giustizia, della solidarietà, dell’impegno per una società e un futuro degni dell’uomo.
 
E’ Gesù che cercate quando sognate la felicità; è Lui che vi aspetta quando niente vi soddisfa di quello che trovate; è Lui la bellezza che tanto vi attrae; è Lui che vi provoca con quella sete di radicalità che non vi permette di adattarvi al compromesso; è Lui che vi spinge a deporre le maschere che rendono falsa la vita; è Lui che vi legge nel cuore le decisioni più vere che altri vorrebbero soffocare. E’ Gesù che suscita in voi il desiderio di fare della vostra vita qualcosa di grande, la volontà di seguire un ideale, il rifiuto di lasciarvi inghiottire dalla mediocrità, il coraggio di impegnarvi con umiltà e perseveranza per migliorare voi stessi e la società, rendendola più umana e fraterna.
 
Auguro a ognuno di loro che l’emozione continui e che l’emozione si faccia incontro, scelta di libertà, di fede, di Chiesa, di gratuità, di dono.
Auguro loro di saper sempre dar ragione della speranza, della gioia e della fede che vivono.
Lo auguro anche a noi adulti perché, come diceva Picasso: «Ci vuole molto tempo per diventare giovani»...
E perché questo ci è chiesto: «Mostri il Signore la sua gloria: e voi credenti fateci vedere la vostra gioia!» (cfr Isaia 66,5)
 

PRIMA LE PIETRE

Un saggio maestro poggiò sulla cattedra un barattolo di vetro. Chinatosi poi sotto la cattedra estrasse alcune pietre e, con attenzione, una alla volta, le infilò nel barattolo. Quando il barattolo fu riempito completamente e nessun’altra pietra poteva essere aggiunta, chiese alla classe: «Il barattolo è pieno?» Tutti risposero di sì. Ma lui si chinò di nuovo e prese un secchiello di ghiaia. La versò agitando leggermente il barattolo di modo che i sassolini scivolassero negli spazi tra le pietre. Chiese di nuovo: «Adesso il barattolo è pieno?» Risposero: «Forse». Ma lui prese un secchiello di sabbia che versò nel barattolo, riempiendo tutto lo spazio rimasto libero. Chiese di nuovo «Adesso è pieno?». In coro risposero: «No!» Infatti il maestro prese una brocca d’acqua, la versò nel barattolo riempiendolo fino all’orlo. «La morale della storia – disse – è questa: se non metti dentro prima le pietre, non riuscirai a metterle mai. Se ti esaurisci per le piccole cose (la ghiaia, la sabbia…) allora riempirai la tua vita con cose minori di cui ti preoccuperai non dando mai vera importanza a cose grandi (le pietre). Chiedetevi sempre: quali sono le «pietre» della mia vita? E nel barattolo della vita mettete prima quelle».
 
Ottima domanda per il mese di settembre e il nuovo anno pastorale che comincia.
Mi permetto di proporre alla vostra riflessione due «pietre»: l’assoluta necessità di silenzio e la ricerca di felicità per l’altro.
 

DERUBATI DELL’INTERIORITÀ

Purtroppo oggi il silenzio è raro, è la cosa che più manca all’uomo moderno assordato dai rumori, bombardato dai messaggi sonori e visivi, derubato della sua interiorità, quasi scalzato via da essa. (E. Bianchi, «Le parole della spiritualità», Rizzoli)
 
La nostra parrocchia offre a tutti due enormi possibilità di silenzio a cui vi invito con dolcezza e calore: lo «straordinario» degli «esercizi spirituali» parrocchiali e «l’ordinario» del primo venerdì di ogni mese da vivere all’insegna della contemplazione e della meditazione personale.
Così scriveva vent’anni fa il nostro Cardinale, nella sua prima lettera pastorale alla Diocesi «La dimensione contemplativa della vita»:
 
L’ansia della vita non è la legge suprema, non è una condanna inevitabile. ...
La «dimensione contemplativa» dell’esistenza è quel momento di distacco dall’incalzare delle cose, di riflessione, di valutazione alla luce della fede, che è tanto necessario per non essere travolti dal vortice degli impegni quotidiani.
La capacità di vivere un po’ del silenzio interiore connota il vero credente e lo stacca dal mondo dell’incredulità.
 
Parole ancora attuali, ancora sferzanti, ancora rigeneranti. Da non disattendere.
 

LA FELICITA’ DELL’ALTRO

Ecco l’altra «pietra».
Fate il proponimento in questo nuovo inizio settembrino di sentirvi responsabili della felicità di un'altra persona: moglie, marito, figlio, figlia, suocera, collega di lavoro, compagno di scuola, qualcuno vicino o in qualche terra lontana, conosciuto o sconosciuto...
Questa persona sarà il vostro prossimo «prescelto». Cercherete di dedicarvi alla sua felicità con tenacia, fantasia, immaginazione, umorismo, pregando ...
Allora sì che davvero il «cielo», il «paradiso» sarà cominciato! Allora sì che «metterete fuoco in tutto il mondo» ...
Buon cammino!
 

dall'Informatore Parrocchiale - settembre 2000
 

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