Racconta un detto rabbinico che Dio ha creato l'uomo perché
voleva sentir raccontare delle storie …
C’è una storia da narrare: quella di un uomo di nome Gesù.
C’è una storia da narrare: quella di un crocefisso di nome
Gesù.
C’è una storia da narrare: quella di un risorto di nome
Gesù.
C’è una storia da narrare: quella di un vivente per sempre
di nome Gesù.
C’è una storia da narrare: quella di chi da sempre ha
amato e ama quell’uomo, crocefisso, risorto, vivente per sempre, di nome Gesù.
C’è una storia da narrare: la speranza in una vita che non
finisce con la morte.
C’è una storia da narrare: il comandamento dell’amore.
Non è una storia facile, neppure sdolcinata. E’ una storia
dura. Sembra essere una storia di perdenti. Eppure è una storia di
straordinaria gioia e libertà.
E’ una storia che non finisce, che fa iniziare e sognare
sempre nuovi cammini.
Siamo afferrati da questa storia. Ne siamo narratori e
testimoni …
MI SARAI TESTIMONE!
Gesù ci manda a testimoniare e annunciare il vangelo. Non ci
manda semplicemente a comunicare una parola, ma a "fare vedere" una
persona viva, che ci ha incontrato e ci ha cambiato la vita, facendo nascere in
noi una "esperienza" nuova, capace di contagiare e attrarre gli altri.
E’ Lui stesso! "Sarete testimoni di me!". Gesù manda tutti, nessuno
escluso. Manda me. Manda te.
Anche per te, per te personalmente sono le sue parole! Ti
dice: "Tu, proprio tu, mi sarai testimone!".
Certo, ci sono i sacerdoti, i missionari, le persone
consacrate, i catechisti, gli operatori pastorali, i fedeli laici, uomini e
donne impegnati in parrocchia. Ma ci sei anche tu! Il Signore ha bisogno anche
di te! Non sottrarti al suo appello: "Mi sarai testimone!".
E’ questa la "missione" Nasce dal di dentro della
fede: se credi davvero, non puoi non testimoniarla agli altri. Si sprigiona con
forza dalla Messa alla quale partecipi…
Tu sei importante agli occhi di Dio!
Anche da te dipende il presente e il futuro della comunità
cristiana, chiamata a vivere il Vangelo, a celebrarlo nella preghiera e a
testimoniarlo nella carità vissuta ogni giorno in famiglia, sul lavoro, a
scuola, nei luoghi della gioia e della sofferenza, nell’ambito dell’
economia e della politica.
Anche da te dipende il presente e il futuro della società
civile…
(Messaggio dell’ Arcivescovo ai fedeli della Diocesi di
Milano)
Sono le parole calde e appassionate del card. Dionigi
Tettamanzi che, nel percorso pastorale diocesano per il triennio 2003-2006
"Mi sarete testimoni", ci indica e richiama il volto missionario della
Chiesa di Milano e ci rimanda a quella che lui chiama questione centrale, unica
e decisiva: l’evangelizzazione e la fede sono il "caso serio"
della Chiesa.
Anche la nostra parrocchia camminerà su questo percorso
difficile ma esaltante.
Difficile perché per evangelizzare occorre essere
evangelizzati, per essere testimoni bisogna essere discepoli. Come gli apostoli
con Gesù: stavano molto tempo "accoccolati" ai suoi piedi, in ascolto
della sua parola; si sono lasciati amare; hanno vissuto una vita di relazione
con Lui. Poi hanno raccontato le sue parole, i suoi gesti, il suo amore, la sua
vita.
Difficile perché il testimone è colui che vive ciò in cui
crede, la sua vita è il luogo della sua testimonianza.
Spesso invece capita quello che ironicamente narrava un
vecchio rabbino di un giovane rabbino: "Parla tanto di Dio da
dimenticarsi che esiste" …
La radice della testimonianza sta in un incontro … non per
nulla la patrona delle missioni è una mistica: santa Teresa di Lisieux.
IN UN MONDO CAMBIATO
C’era una volta un uomo felice di nulla, libero come un
saltimbanco, che sognava sempre più in alto della sua fronte. Era innamorato
del mondo. Ma il mondo gli sembrava tetro, brutale, arido di cuore, cupo d’animo.
E ne soffriva.
"Come fare" si chiedeva "perché questo mondo
sia migliore? Perché il volto di tutti gli uomini e le donne che incontro sia
un po’ più luminoso?" Un mattino gli venne un’idea: "E se
raccontassi loro delle storie?" Si issò su un banco e si mise a parlare.
All’inizio in molti si fermarono ad ascoltarlo, poi però proseguirono per la
loro strada. Lui, consapevole di non poter cambiare il mondo in un solo giorno,
non si scoraggiò. L’indomani tornò nello stesso posto e, di nuovo, lanciò
al vento le parole più commoventi del suo cuore. Gente nuova si fermò ad
ascoltarlo, ma in numero minore rispetto al giorno prima. Alcuni risero di lui.
Certi lo trattarono addirittura da pazzo, ma lui non volle starli a sentire.
"Le parole che semino daranno frutto", si disse. "Un giorno
entreranno negli spiriti e li sveglieranno".
Giorno dopo giorno tornò quindi sulla grande piazza di Praga
per raccontare storie d’amore. Ma i curiosi diventavano sempre più rari.
Tuttavia lui non rinunciò. Così passarono gli anni.
Una sera d’inverno, solo, in piedi sul suo banco, gli occhi
chiusi, mentre raccontava una storia nuova, sentì che qualcuno lo tirava per la
giacca. Era un bambino. "Ma non vedi che nessuno ti ascolta?" gli
disse il bambino. "Perché perdi il tuo tempo così? E la tua vita? Non sai
che ti ritengono pazzo?"
"Sì, lo so. Ero pazzo d’amore per i miei simili. Era
al tempo in cui tu non eri ancora nato. Sognavo di renderli felici".
"E ora lo sono?", chiese il bambino. "No, non
lo sono". "Ma allora perché ti ostini?", continuò dolcemente il
bambino. Lui rimase un istante a riflettere, poi rispose: "Parlo sempre, è
vero. E parlerò fino alla mia morte. Una volta lo facevo per cambiare il
mondo".
Tacque, poi il suo sguardo si illuminò e aggiunse: "Una
volta lo facevo per cambiare il mondo. Oggi lo faccio perché il mondo non cambi
me."
Chissà se è proprio vero che il "mondo" sia
diventato indifferente? Certamente è cambiato: sembra possibile non provare mai
il bisogno di Dio … la logica della Croce è talmente lontana … prima i
cristiani erano maggioranza, ora sono minoranza … ci sono molte tradizioni e
non molte convinzioni … il linguaggio di un tempo non è più comprensibile
…
Eppure è questo il tempo da vivere con rinnovata speranza e
rinnovato ottimismo: i pessimisti non sono che spettatori. E’ il tempo di
nuove "sfide", di nuovi sogni.
E’ il tempo del cambiamento, di una coscienza umile ma
vigile e ardita.
E’ il tempo di "dar fastidio": "Date al
mondo il fastidio di Dio! Inquietatelo! Non lasciategli un momento di pace.
Tutto il resto non conta." (Diego Fabbri).
E’ il tempo dell’amore ostinato e tenace, del servire, il
tempo di dare voce ai poveri:
E’ amando che noi salveremo il mondo. Il mondo non ha che
due possibili destini: amarsi o scomparire. Noi, abbiamo scelto l’amore. Non
un amore che si accontenti di piagnucolare sui mali degli altri, ma un amore
combattivo, un amore rivolta. Bisogna aiutare il giorno a spuntare. Il mondo
sarà ciò che voi volete, avrà il vostro viso e voi ne formerete il destino.
(Raoul Follereau)
C’È UNA STORIA DA NARRARE
Mio nonno era paralitico. Un giorno gli chiesero di
raccontare una storia del suo maestro, il grande Baal Shem. Allora raccontò
come il santo Baal Shem avesse l’abitudine di saltare e ballare mentre
pregava. Mio nonno si alzò e raccontò. La storia lo eccitò a tal punto da
mostrare, saltando e ballando, come avesse agito il maestro. Da quel momento
egli fu guarito. Questo è il modo di raccontare storie.
(Martin Buber, I racconti dei Chassidim)
… questo è il modo di raccontare storie … lo sa fare chi
è radicato in piena terra e in pieno cielo, chi si sa straamato … Allora
prego così, con le parole di David Maria Turoldo:
Manda Signore,ancora profeti,
uomini certi di Dio,
uomini dal cuore in fiamme.
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