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UN APPUNTAMENTO AMOROSO

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Rinnovamento dei miei giorni
simili gli uni agli altri
differenti gli uni dagli altri.
Il miracolo del rinnovamento,
mio cuore,
è il non ripetersi del ripetersi.
(Nazim Hikmet)

… il miracolo del rinnovamento può accadere anche sul limitare dell’estate, quando la "normalità" ci riagguanta, quasi come un morso …
E il miracolo dipende da noi, dalla nostra voglia di ricominciare, dai nostri sogni, dai nostri progetti … così anche settembre può essere un atteso "appuntamento amoroso" ...
Ripetersi senza ripetersi, nuovi nello sguardo, nel cuore, nella speranza, nella testimonianza. Con Dio, con gli altri, con noi, coi nostri amori, coi nostri dolori. Anche nella nostra splendida e amata parrocchia.
Come prepararsi, cosa portare a questo "appuntamento amoroso"? Ecco alcuni suggerimenti che mi vengono da un viaggio, da un libro, da un film.

L’ANGOLO DELLA BELLEZZA

A giugno, con il Suffragio Tour, sono stato in Russia. Tra molti splendori, uno su tutti: le icone. Stupefacenti, coinvolgenti … "finestra aperta sull’Invisibile, sul mistero". Ti sembra di guardarle ma sono loro a guardare te.
Le guardi e ti accorgi che la loro è una prospettiva rovesciata: le linee emergenti nell’icona non convergono in un punto di fuga lontano da chi guarda ma si dirigono invece e proprio dalla parte di chi guarda, arrivano dritte al cuore di chi contempla. Come a voler creare un legame, una comunione. Uno sguardo che va e torna: sguardo di Dio sull’uomo, sguardo dell’uomo su Dio.
Per questo davanti a una icona non si è mai spettatori: si è interpellati, si è chiamati. Perché le icone sono segno di una Presenza. Una Presenza che fissa lo sguardo su di te, ti chiama per nome, ti ama, ti trasforma, ti trasfigura.
In Russia, quando entri nella casa di un cristiano, ti trovi di fronte l’Angolo della Bellezza: è il luogo riservato alle icone, il luogo della preghiera. Si chiama così – Angolo della Bellezza – non tanto per il valore estetico delle immagini ma perché è il luogo della Presenza di Cristo. Luogo di luce, di forza, di consolazione, di invocazione, di silenzio. Luogo dove ritrovare il volto di Dio e il proprio vero volto. Diceva il monaco Evagrio: "Se vuoi conoscere chi sei, non guardare a quello che sei stato ma all’immagine che aveva Dio nel crearti"
E’ questo che ci auguriamo a vicenda in questo inizio di settembre: non manchi mai anche nella nostra vita questo "angolo della bellezza" … l’angolo della preghiera, dell’incontro profondo con Dio e con noi stessi. E non manchi mai la coscienza che anche ciascuno di noi può essere un angolo di bellezza per chi incontriamo, uno scorcio di cielo, un segno dell’amore di Dio.

LA TERAPIA DEI PENSIERI

Tra gli altri, in questi mesi, ho letto un libro interessante: "Terapia dei pensieri" di Anselm Grün, teologo e monaco benedettino. Afferma che chi vuole operare dei seri cambiamenti nella propria vita deve avere il coraggio di andare alla radice dei propri pensieri, dei propri stati d’animo. Come già facevano gli antichi padri del deserto: è alla loro sapienza che attinge per la sua terapia dei pensieri.
"I pensieri esercitano un influsso significativo sulla nostra mente, sulla nostra disposizione d’animo e sulle nostre azioni… I primi pensieri che si hanno al momento del risveglio ci influenzano tutta la giornata… I pensieri negativi mi sottraggono l’energia, mi fanno vedere la giornata attraverso degli occhiali scuri", afferma. Le nostre parole, i nostri pensieri sono la nostra vita o sono la nostra malattia.
"Se ci osserviamo attentamente, scopriamo che viviamo costantemente di alcune frasi che ci ripetiamo o che, in determinate situazioni, ci passano autenticamente per la testa … Non è privo di importanza quali frasi ci ripetiamo. Alcune ci bloccano, ci tengono prigionieri del cattivo umore, dell’autocommiserazione e della rabbia. Altre ci donano forza, coraggio, slancio interiore, disponibilità ad affrontare situazioni difficili".
Occorre far nascere in noi pensieri che ci risanino, che ci aprano a Dio e ci conducano alla nostra autentica natura. Occorre combattere l’autosuggestione con l’autoconvincimento. "Di solito è una frase della Bibbia quella che i monaci hanno pronta come antidoto… Ognuno di noi dovrebbe esaminare la Bibbia alla ricerca di simili parole di salvezza…"
Quella dei monaci non è una tecnica magica a buon mercato. Loro non si fermano a ripetere parole, agiscono in base a quelle parole. Ci scommettono con audacia, fiduciosi.
E’ questa stessa audacia, questo scommettere sulla Parola di Dio che diventa augurio per settembre.
Ed è proprio questa la granitica certezza che vuole comunicarci il nostro stupendo corso biblico, giunto al secondo anno e dedicato ai Vangeli. Così sta scritto sull’ultima pagina del dépliant di presentazione:
Così dice il Signore: "come la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi tornano senza avere irrigato la terra, senza averla fecondata e fatta germogliare, perché dia il seme al seminatore e pane da mangiare, così sarà della parola uscita dalla mia bocca: non ritornerà a me senza effetto, senza aver operato ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata". (Isaia 55,10-11)

VIENI TU PORTATRICE DI COLORI

Un carissimo amico mi ha fatto dono di un film del regista Alan Parker: "The commitments". Grande musica. Grandi sogni. Grandi attese. Grandi speranze. Storia del tentativo della costruzione di una band di musica soul nel degrado urbano di Dublino. Storia di un’audacia mancata, di un’attesa e di una speranza interrotte. Sul più bello. Sì perché quando la band sembra andare a gonfie vele, quando sta per arrivare un grande musicista tanto atteso, tutto va in pezzi perché non si ha l’audacia di attendere, di rischiare e di sperare fino in fondo. Eppure nulla sembra andar perduto. Perché la speranza non è mai inutile. Come dice il "grande vecchio" del gruppo al giovane "impresario" in una delle ultime battute del film:

- Col tempo capirai cosa hai costruito!
- Non ho costruito niente!
- Ma non capisci proprio! Il successo del gruppo non era importante … tu hai alzato il livello delle loro aspettative, gli hai allargato gli orizzonti. Certo che potevamo diventare famosi e incidere tanti dischi ma quella sarebbe stata una cosa banale … così invece è poesia!

Allargare gli orizzonti … alzare il livello delle aspettative … essere portatori di speranza, creatori di poesia … forse è questo il compito di un cristiano oggi: sperare, insegnare a sperare, nonostante tutto. Perché non basta saper osservare i segni dei tempi, bisogna anche offrire dei segni ai nostri tempi … e uno dei segni, uno dei semi evangelici più importanti e necessari, è proprio la speranza. Come dice il mio amico Ettore Masina:

Quando si dice vangelo si dice speranza …
Sperare è la capacità di vivere con coraggio oltre la fredda e miope razionalità del "buonsenso"…
La lezione di chi spera è che il candore delle speranze bambine ha in sé un formidabile vigore mentre il realismo di certa maturità non è che un povero accomodamento, un compromesso con l’ingiustizia e la banalità che finisce per ridurci allo squallore.

Mi è tornato alla mente un verso del poeta Mario Luzi:

E’ qui dove vivendo / si produce ombra …
è qui non altrove / che deve farsi luce …
Vieni tu / portatrice di colori.


Mi piace pensare che questa portatrice di colori sia proprio la speranza. Con lei "dipingiamo" questo "appuntamento amoroso" con settembre e il nuovo anno pastorale.
   

l'informatore parrocchiale settembre 2004
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