VALIGIE E SPAGO
settembre 2007
Buon giorno settembre!
Un mese che profuma di inizi.
Un mese per chi non teme di ricominciare, di rimettersi in
gioco.
Sembra un mese di ritorni, di arrivi … in realtà è mese di
partenze, di ripartenze …
Anche per me. Anche per la comunità del Suffragio.
E se le valigie delle vacanze vengono riposte, quasi nascoste
… altre "valigie" vanno preparate, con cura e passione.
Valigie gravide e insieme leggere … come i sogni.
Ve ne suggerisco solo alcune.
LA VALIGIA DELLA SPERANZA
Mi piacerebbe fosse vera per ciascuno di noi un’antica
leggenda turca nella quale si racconta che l’uomo giusto quando parte per andare
altrove è in grado di attraversare un ponte sottile come un capello e affilato
come una lama di spada.
Credo proprio sia la speranza che abita il cuore degli uomini
giusti a compiere questa straordinaria impresa, a rendere possibile ciò che
appare agli occhi dei più impossibile.
Nella "valigia" di un cristiano non può non esserci la
speranza. Invece in molti c’è una certa stanchezza, una certa malinconia, una
certa paura perché sembra che mai niente possa cambiare, che si vada sempre
verso il peggio … nelle relazioni, negli affetti, nei rapporti sociali, nella
politica, nell’economia … persino nelle comunità cristiane …
Don Severino Pagani scriveva così:
L’incertezza del contesto culturale di oggi e le
profonde trasformazioni ecclesiali impongono la necessità di individuare
dove si annida una certa debolezza della speranza. Imparare la speranza
non è una cosa semplice.
Il punto di partenza della mancanza di speranza
sembra debba essere trovato proprio in una certa malavoglia; una sorta
di stanchezza confusa che alla fine blocca ogni rapporto e ogni
relazione; qualcosa che congela, che spegne, che non fornisce più
spontaneamente il flusso gioioso e impegnativo della vita. Il desiderio
è diventato debolissimo e ogni iniziativa interiore ed esteriore, da
qualsiasi parte venga, è già immediatamente mortificata. La stanchezza
peraltro si appoggia e insieme favorisce una certa debolezza d’identità
dei soggetti in gioco e conseguentemente la paura del futuro. E’ una
stanchezza che non ha affatto i toni alti dell’epilogo drammatico di un
conflitto o di una forte tensione esistenziale. Una stanchezza più
sottile, e per questo più inquietante, che si accompagna alla banalità
della vita.
Lo so, imparare la speranza non è cosa semplice. Ma è proprio
questa la sfida più avvincente affidata ai cristiani, alle comunità cristiane.
Mostrare che il realismo e il disincanto possano vivere insieme all’utopia, al
sogno. Anzi, che senza utopia non ci può essere realismo. Gli inguaribili
sognatori, umili e testardi, sono coloro che hanno dato il via a grandi
cambiamenti. Chi bisogna temere di più sono gli "spettatori".
Lo so, vivere la speranza non è cosa semplice. Ma è nelle
scelte quotidiane, dagli affetti, agli affari, dall’amministrazione, alla
politica che i cristiani possono mostrare il "di più" della strada evangelica.
Una strada possibile, nient’affatto superata.
LA VALIGIA DELLA CORRESPONSABILITA’
L’ho scritto in ogni fibra del mio essere, del mio essere
prete, lo vado ripetendo da sempre e ne sono sempre più convinto:
Se io sogno da solo, il mio è soltanto un sogno
ma, se sogniamo insieme, il sogno diventerà realtà.
La comunità è il luogo in cui declinare ciò che ci chiede il
Vangelo. I cristiani sono chiamati a essere credibili, insieme. Sono chiamati a
dar vita a comunità dal volto credibile. Anche qui al Suffragio siamo chiamati a
dar vita a una comunità che sappia camminare, e insieme sappia fermarsi, davanti
a ogni uomo "ferito", senza giudicare, alla scuola di Gesù. Una comunità che non
tema di mostrarsi fragile e meno sicura, umana, alla scuola di Gesù. Che sogni i
suoi sogni. Che abbia il "cuore liquido" dei santi, come diceva il santo Curato
d’Ars, che sappia come l’acqua aderire ad ogni situazione, condividere ogni
gioia e ogni tristezza.
Ognuno ha un posto in questa comunità, Qualcuno ha scritto
che "Nel giovane brucia un fuoco, nell’anziano brilla una luce" … In
questa comunità c’è bisogno di questo fuoco e insieme di questa luce. C’è
bisogno dello stupore e del candore dei bambini, dello slancio creativo dei
giovani, della solidità degli adulti, della saggezza degli anziani. Una comunità
che si raccoglie intorno al fuoco della Parola e dell’Eucarestia, della Messa
domenicale.
Una comunità che ha bisogno della gratuità e della
corresponsabilità di tutti.
Collaborazione autentica è corresponsabilità. Una
semplice collaborazione può fermarsi al compito affidato senza
l’effettivo sentirsi parte di un intero. La corresponsabilità, pur nella
consapevolezza della parzialità dell’opera di ciascuno, mantiene vivo
invece l’interesse per il tutto. Nella collaborazione è forte l’idea
della competenza e della solerzia, nella corresponsabilità alla
competenza si accompagna un senso vivo della responsabilità. E sappiamo
bene che ogni vera responsabilità è relazione. La strada della
corresponsabilità appartiene a chi, lieto nel servire, non calcola, non
pone steccati, sa rendersi disponibile. Di qui la riscoperta della
bellezza del pensare e progettare insieme, dell’assunzione comune delle
scelte di fondo, della valorizzazione dei luoghi del discernimento
comunitario (o della individuazione di nuovi luoghi) per valutare
insieme in particolare quei problemi che appartengono alla vita di tutti
e per sentire tutti, pregando, pensando e operando insieme, la
responsabilità per il futuro della Chiesa. (da Segno nel mondo, Azione
Cattolica)
LA VALIGIA DELLA PASSIONE EDUCATIVA
In questi giorni uscirà la nuova Lettera pastorale del nostro
cardinale Dionigi Tettamanzi, secondo passo del percorso pastorale "L’amore di
Dio è in mezzo a noi". Quest’anno sotto i riflettori sta questo invito forte:
"Famiglia comunica la tua fede".
Ne riparlerò più approfonditamente sul prossimo numero
dell’informatore parrocchiale. Mi limito a dire ciò su cui l’arcivescovo
continuamente ritorna, ciò che più gli sta a cuore: che occorre superare quel
clima diffuso di sfiducia e di paura sul tema famiglia e in particolare sul tema
dell’educazione alla fede e all’amore. Quello di annunciare la fede, di
trasmettere la fede è un dono e insieme un compito possibile e gioioso, che non
deve lasciare il posto a sterili lamentele o inutili tentativi di ritorno a un
passato che non c’è più ma che ha bisogno di una sana e fresca ventata di
rinnovamento.
Ho trovato geniale il binomio inscindibile traditio fidei
- traditio amoris (trasmissione della fede – trasmissione dell’amore) che
attraversa tutta la lettera pastorale.
Non ci può essere trasmissione di fede senza educazione
all’amore perchè la trasmissione della fede senza l’amore rischia di ridurre la
fede a un’esperienza intellettuale e astratta, disincarnata.
Questa lettera trasuda di passione, oserei dire giovanile, e
insieme di misericordia - il cui metro deve essere sempre secondo la misura del
cuore di Cristo - per le tante famiglie in difficoltà: è una meraviglia sentir
parlare un vescovo così!
LA VALIGIA DELLA GRATITUDINE
Ci sono due persone, due donne consacrate, che lasciano in
questi giorni la comunità del Suffragio per altri incarichi. Per loro la
gratitudine è davvero grande. Non è mai abbastanza la gratitudine per le donne
nella Chiesa …
Agnese, Piccola Figlia della Croce e suor Anita, superiora
delle Suore Salesiane, le nostre sorelle della porta accanto di via Bonvesin.
Grazie Agnese! Il tuo è stato un servizio nascosto ma
talmente prezioso! Mai una piega fuori posto, mai una macchiolina hanno segnato
gli abiti dei celebranti, le tovaglie dell’altare … Il tuo servizio alla
liturgia ha fatto più belle le celebrazioni e più bella la nostra Chiesa! Grazie
di cuore per la tua attenzione al particolare che, come ogni innamorata del
Signore e della Chiesa, sa vivere così bene.
E grazie suor Anita, per il tuo saper essere superiora fine,
attenta, ricca di cultura. Grazie per la tua gentilezza con tutti noi del
Suffragio, con me. Grazie per la tua saggezza e lungimiranza con l’oratorio, per
l’accompagnamento affettuoso della scuola dell’infanzia di via Poma. Grazie del
tuo saper essere insieme "donna di cielo e donna di terra" … come ci ha
insegnato Maria, la madre di Gesù.
Che ogni bene vi accompagni entrambe, là dove nuovi incarichi
vi chiamano e che i sogni non realizzati vi tengano sempre vivaci ed entusiaste.
LO SPAGO
Qualcuno lo conosce solo dai vecchi film, qualcuno lo nota
anche ora, sulle nostre strade: c’era, c’è uno spago che ha tenuto e tiene
insieme tante e tante valigie. Può e deve tenere insieme anche queste nostre
"valigie". E questo "spago" ha un nome: Gesù di Nazareth, il nostro Signore e
Maestro. E’ Lui, mistero nascosto nei secoli, la novità sempre eccedente. E’ la
sua Pasqua, la sua croce, la sua resurrezione, sono le sue parole, i suoi gesti,
i suoi silenzi, la sua tenerezza, la sua consolazione, la sua imprudenza, il suo
perdono, la sua vicinanza ad essere scuola e vita per ognuno di noi, per la
nostra comunità che riparte.
Tenete pronta la "valigia" dell’ascolto e della preghiera: il
nuovo anno pastorale si apre con grandi maestri agli esercizi spirituali di fine
settembre.
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