IL PRIMO SALUTO A
S. MARIA DEL SUFFRAGIO

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Carissimi, da pochissimi giorni sono stato nominato parroco per voi, tra voi, in una delle parrocchie più amate e prestigiose di Milano.
Don Erminio mi ha chiesto di scrivervi alcune righe come primo saluto.
Come nelle donne davanti al sepolcro vuoto, dentro di me convivono timore e gioia grande.
Gioia grande perché il nostro Cardinale, pensando a voi, ha pensato a me e perché mi è dato di vivere una nuova "sfida" evangelica e pastorale.
Timore perché il compito non è dei più piccoli, perché Milano è Milano, perché il parroco è l'uomo "caricato" della cura pastorale, una cura inquietante sempre ma ancora di più in una parrocchia dalle vaste dimensioni, perché il parroco è l'uomo che ha a cuore l'insieme dei carismi di una comunità.
Allora prego e chiedo anche a voi di pregare per me, perché io sia un parroco come dice questo augurio che ho ricevuto un po' d'anni fa:

Da prete-parroco sii sempre
una favola per i bambini
un sogno per gli adolescenti
una inquietudine per i giovani
un fratello per gli adulti
una carezza per gli anziani
un elisir per gli ammalati

Chiedo al Signore che mi aiuti ogni giorno e in ogni incontro ad essere l'uomo delle relazioni profonde, che mi aiuti a non passare mai accanto ad alcuno con un volto indifferente, con un cuore chiuso, con un passo affrettato.
Proibitemi di essere un parroco clericale, aiutatemi ad essere un parroco-pastore, ministro della gioia e della eccedenza evangelica.
Sono comunque sereno perché so di poter contare su un gruppo di sacerdoti, di suore, di laici vera-mente splendidi.
E, come Eliseo ha fatto con Elia, chiedo al vostro e mio don Erminio: "Che i due terzi del tuo spirito diventino miei"!
Ho un sogno che non mi lascia mai, lo stesso sogno di quando ho iniziato ad essere parroco a San Giuseppe in Monza dieci anni fa:
 
Sogno che la nostra comunità divenga sempre più evangelica, fraterna, responsabile, vivace, simpatica,aperta e missionaria.Sogno che la nostra comunità divenga per tutti la "fontana del villaggio" di cui parlava Giovanni XXIII, a cui tutti possano abbeverarsi.
"Se io sogno da solo, il mio è soltanto un sogno
ma, se sognamo insieme, il sogno diventerà realtà".
 
Allora, sognamo insieme, camminiamo insieme.
Da parte mia vi assicuro che, come Maria a Betania, spezzerò sempre il mio vasetto di alabastro pieno di profumo prezioso per il Signore e per voi: ciò che sono è per voi, in gratuità, fantasia e rinnovato stupore.
Mi affido all'abbraccio tenero e affettuoso di Maria, la madre di Gesù.
 

dall'Informatore Parrocchiale - ottobre 1994
 

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