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10 ANNI PARROCO A MILANO
OTTOBRE 1994 – OTTOBRE 2004
UN’ESPERIENZA BELLISSIMA

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Dieci anni a Milano, come parroco di S. Maria del Suffragio ... in cammino, con tanti uomini e donne alla ricerca del senso della vita, alla ricerca del "roveto ardente" ... mi sono sentito amato, cercato, ascoltato, atteso, plasmato.
"Plasmato" perché, se è vero che un parroco forma e plasma la "sua" comunità, è anche vero che una comunità plasma e forma il "suo" prete.

Ho cercato e cerco - in questo tratto di strada comune - di contagiarvi con la scoperta dell’ "eccedenza" del Vangelo cioè con la scoperta della pienezza di vita, di umanità, di gioia sprigionata dalla Pasqua di Gesù di Nazareth, il "seduttore" della mia vita.
Ho cercato e cerco di farvi gustare il fascino di una fede che è innanzitutto lasciarsi amare da Dio, che va vissuta come stupore, passione, cammino, fiducia, consolazione, speranza, forza di ricominciare, abbandono, esperienza di una vita divina non meno che eterna. E insieme una fede che sa essere lucida, intelligente, ragionevole.
Ho cercato e cerco di rilanciare il fascino di una fede rigeneratrice di giudizi sorprendenti, ricchi di sapienza, profezia e misericordia, una fede che si fa criterio del pensare e dell’agire, che promuove, matura, esalta la libertà, che sa farsi fantasia di carità, che chiede giustizia, che si colora di tenerezza, di perdono …

Ho cercato di far diventare la nostra parrocchia una comunità fraterna, corresponsabile e missionaria, una comunità capace di silenzio e di ascolto, di dialogo e di relazioni profonde, di amicizia e di accoglienza, di ospitalità e di operosità, di gratuità, di speranza e di tenerezza, segno di "contraddizione" in questa nostra "benedetta-maledetta", stupenda città di Milano.
Il cammino non è stato e non è facile ma - come ho scritto nel Progetto Pastorale Parrocchiale "I discepoli di Emmaus" - chi crede davvero, come ogni innamorato, non incontra fiumi senza guado. E chi crede davvero osa essere "uomo del salto", diversamente da quegli uomini così descritti dal filosofo Mounier:

Uomini che hanno paura del salto:
ecco che cosa siamo diventati;
uomini educati a diffidare del salto.
Restiamo fermi in riva agli abissi dell’avvenire.
Come imparare di nuovo il coraggio di saltare,
proprio in quei punti dove la prudenza tace o s’impappina?

Bisogna "allenarsi" a lanciarsi in ciò che apparentemente può sembrare l'impossibile, l’impossibile del Vangelo, perché è proprio lì che troviamo la presenza e l'inaudita grazia di Dio. Mi rincuora un detto cileno:

L'uomo abile si riconosce dal raccolto.
Ma più forte dell'uomo abile è l'uomo di fede.
L'uomo di fede si riconosce dalla semina.

Più passano gli anni, più tanta gente mi desidera "padre" ... anche i "miei" vicari parrocchiali ... E anch’io mi sento sempre più dolcemente costretto dallo Spirito Santo a essere, a diventare padre. Forse lo dobbiamo diventare tutti. Come ci dice in modo sorprendente e «inquietante» Nouwen nel suo commento alla parabola del Padre misericordioso (Lc 15):

Un figlio non rimane un bambino. Un figlio diventa un adulto. Un adulto diventa padre e madre.
La sfida, o meglio la chiamata, è diventare io stesso il Padre. Sono intimorito da questa chiamata.
Sebbene io sia entrambi, tanto il figlio minore che quello maggiore, non devo rimanere come loro, ma diventare il Padre.
Voglio essere non solo colui che è perdonato, ma anche colui che perdona; non solo colui che è accolto festosamente a casa, ma anche colui che accoglie; non solo colui che ottiene compassione, ma anche colui che la offre.
Il ritorno al Padre è in definitiva la sfida a diventare il Padre.
Diventare il Padre misericordioso è lo scopo ultimo della vita spirituale.
(H. Nouwen, Un abbraccio benedicente, Queriniana)

Chiedo al Signore di essere un pastore sempre più vicino a Dio Padre, Figlio e Spirito Santo nella contemplazione, sempre più vicino agli uomini nella compassione.
Chiedo al Signore Gesù di passare dal "dulciter ruminare" al "suaviter pascere" di S. Gregorio Magno: che il mio cuore attinga la "soavità pastorale" dalla "dolcezza contemplativa".
Sogno di stare ancora tanto con voi ...
Prego e chiedo anche a voi di pregare per me, soprattutto nelle nostre bellissime liturgie eucaristiche domenicali, perché realizzi ogni giorno un augurio mai dimenticato:

Da prete-parroco sii sempre
una favola per i bambini
un sogno per gli adolescenti
una inquietudine per i giovani
un fratello per gli adulti
una carezza per gli anziani
un elisir per gli ammalati

Sono un prete felice. Lo devo a tutti voi, in particolare a Lui, il Signore della danza.
 

l'informatore parrocchiale ottobre 2004
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