L'ESPERIENZA DEL GHIACCIAIO
«Che cosa c'è apparentemente di
più inutile, di più sterile, dell'immensa distesa e
dell'enorme massa dei ghiacciai? Ma si pensa che, senza la loro
necessaria azione, la vita sarebbe scomparsa già da tempo
nelle pianure e lungo le valli? Al contatto delle cime
ghiacciate, ritenute mute, l'aria si purifica, si rinfresca e
ridiscende, nuova, per rendere possibile la vita».
Avevo diciott'anni quando ho sentito questa
affermazione, che si definirebbe oggi ecologista, dalle labbra
del teologo Pierre Termier. Essa ha assunto per me un valore
simbolico. Il ghiacciaio è veramente in continuo mutamento
e rinnovamento.
Nelle profondità della sua massa colossale,
esso galleggia praticamente sulle acque che, sotto il suo peso,
si sprigionano e fanno sgorgare, lontano, sorgenti e torrenti. Ho
avuto la fortuna di passare, al caldo nei rifugi, notti intere
sul ghiacciaio e di ascoltare lo strano ritmico brusio che
produce il rumore dei seracchi che si muovono, si spezzano, e
fanno di volta in volta spezzare e saldare insieme spazi in
perenne tensione.
E ho avuto la fortuna, come ho detto, di conoscere
la pace silenziosa del monastero. Credetemi: anch'essa è
attiva.
Una sera, il padre abate mi invitò a parlare
ai Benedettini di Saint-Wandrille e io ricordai loro le
riflessioni di Pierre Termier. Nei giorni seguenti, quando i
monaci mi incrociavano sorridenti, mi sembrava di poter leggere
nei loro occhi gentilmente canzonatori: «Il ghiacciaio ti
saluta». Si sorride molto a Saint-Wandrille. Vi regna una
gioia inesauribile. Essa mi richiama alla mente l'immagine
dell'alta montagna: lentamente si sale e ad ogni colle si resta
abbacinati, ogni volta un po' di più, e si continua a
salire, impazienti di essere abbagliati ancora maggiormente.
(Abbé Pierre, Testamento. Fabbri)
Apparentemente inutile ... eppure rende possibile la vita.
Così un ghiacciaio.
Così il silenzio, la contemplazione, la preghiera ...
apparentemente inutili, eppure rendono possibile il vivere in
profondità, il capirsi, il ritrovarsi, il ritrovare Dio,
le relazioni, le innumerevoli esperienze...
Nel tempo estivo, dove le ore sembrano essere più lente
e più dilatate, auguro allora a me e a ciascuno di voi
"l'esperienza del ghiacciaio", con le stesse parole
di S. Paolo: «Dio Padre vi conceda di essere
potentemente rafforzati dal suo Spirito nell'uomo
interiore» (Ef 3,16).
E con le parole di Gandhi:
Io non sono un uomo di lettere o di scienze, cerco
semplicemente di essere un uomo di preghiera.
E' la preghiera che ha salvato la mia vita. Senza
di essa avrei perso la ragione.
Se non ho perso la pace dell'anima, nonostante
tutte le prove, è perché questa pace viene dalla
preghiera.
Si può vivere qualche giorno senza mangiare
ma non senza pregare
La preghiera è la chiave del mattino e il
chiavistello della sera; è un'alleanza sacra tra Dio e gli
uomini.
Il nostro Papa Giovanni Paolo II, nel messaggio sul turismo ci
chiede così: Nessuno cada nella tentazione di fare del
tempo libero un tempo di "riposo dei valori".
Mi permetto allora una battuta finale,"rubata" al
giornalista Gad Lerner:"Che almeno le vacanze siano il
tempo della levità, non
dell'ottusità".
dall'informatore parrocchiale luglio-agosto 2001
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