IL PRETE: UN UOMO FELICE
(25° SACERDOZIO DON MIRKO)
Giugno è un po' il "mese dei preti", è il mese in
cui solitamente vengono ordinati i nuovi sacerdoti, è il mese dei loro
"compleanni". Ecco allora qualche riflessione a cuore aperto.
PER LUI, SOLO PER LUI
All'origine di ogni vocazione sta, imponente e splendida, una
Presenza: quella di Gesù di Nazareth. Non si può resistere al Suo amore
implacabile, dolcemente violento. Per questo l'unica parola possibile è
"Eccomi!".
Così mi ha insegnato un mio grande amico e maestro, mons.
Renato Corti, ora vescovo di Novara:
Il diventare prete non ha a che fare con la generosità ma
con la sequela. Chi diventa prete non si decide innanzitutto per i fratelli, ma
per il Dio di Gesù Cristo. La motivazione fraterna non è la più profonda per
diventare prete, ma la fede in Gesù Cristo è il fattore decisivo. Sarà Gesù
Cristo poi a mandarti ai fratelli.
Sì, innanzitutto è per Lui, solo per Lui che ti fai prete,
come ho scritto a un mio amico prete da poco:
"Gesù si trovava a Betania nella casa di Simone il
lebbroso. Mentre stava a mensa, giunse una donna con un vasetto di alabastro,
pieno di olio profumato di nardo genuino di gran valore; ruppe il vasetto di
alabastro e versò l'unguento sul suo capo" (Mc 14,3)
... un gesto di pura gratuità, di tenera attenzione: è il
meglio di quello che hai, per Lui, solo per Lui ... E' per questo, innanzitutto
per questo, che si diventa preti: per Lui, solo per Lui ... Con l'intrattenibile
desiderio di raccontare a ciascuno, con timore e tremore "Ciò che noi
abbiamo udito, ciò che noi abbiamo veduto con i nostro occhi, ciò che noi
abbiamo con-templato e ciò che le nostre mani hanno toccato, ossia il Verbo
della vita" (1Gv 1,1).
UN UOMO FELICE
Ho scelto come titolo per queste mie riflessioni "Il
prete: un uomo felice".
Credo che la fonte della gioia sia proprio la coscienza di
appartenere a Qualcuno, la coscienza di essere amati.
E io mi sento amato dal "mio" Dio e da voi, mi
sento custodito "come pupilla degli occhi" dal mio Signore. Felice
perché ho incontrato il "centuplo quaggiù" ...
Sento come un immenso dono la mia vita, la mia vocazione, la
mia missione, l'enorme possibilità che ho di incontro, di rapporti personali
profondi, di ascolto, di parola, di annuncio: e per questo la gratitudine è
grande.
E prego perché ogni prete si senta così, si lasci amare e
abitare da Dio, si fidi ogni giorno smisuratamente di Lui perché, come diceva
S. Caterina da Siena:
Mettere la propria mano
in quella della Provvidenza
è come fidanzarsi alla gioia
Prego perché ogni prete sia sempre "prete
esclamativo", come diceva il Santo Curato d'Ars, capace sempre dello
stupore e dell'entusiasmo dei primi giorni, capace di vibrare di fronte alla
Pasqua di Gesù di Nazareth e al mistero che è ogni persona.
Ma da dove il prete può attingere la capacità di una
vivacità inesauribile, di una presenza non scontata, di letizia? Nell'
"indugiare" alla presenza dell'Altissimo" ...
Stare alla presenza dell'Altissimo, guardare a lungo la
Croce, l'Eucarestia, appoggiare - come Giovanni, il discepolo che Gesù amava -
la nostra testa sul petto di Gesù, appassionatamente o a volte disperata-mente
...
Se faremo questo ci capiterà ciò che è scritto nel Salmo
118: "I tuoi fedeli al vedermi avranno gioia perché ho sperato nella
Tua Parola". Perché chi incontra la gioia diventa
"contagioso" ...
NON SEI PIU' TUO
Se dici di sì a Dio, sei sempre tu ma non sei più tuo, sei
di un Altro e degli altri: un'esperienza insieme esaltante e lacerante.Così ha
scritto Jacques Loew:
Ci si è stabiliti in una vita
senza difesa contro il prossimo
è proprio questa l'esperienza forte che mi è cresciuta
dentro in questi venticinque anni di sacerdozio. Per poter essere così ho
cercato di vivere questa saggia frase:
Trova la tua pace interiore
e molti si salveranno al tuo fianco
una pace interiore, quasi sempre salvata, che mi viene dalla
certezza di essere amato e perdonato.Mi sento al vostro fianco, in cammino con
voi, mi sento l'uomo dell' "accompagnamento spirituale" sulla via
della libertà, della verità del Vangelo, un po' suggeritore, un po'
consolatore, padre, fratello, amico. Mi ritrovo a essere "samaritano",
mai giudice, cerco di chinarmi con tenerezza verso chi ha la morte nel cuore,
chi ha perso la fede, la fiducia in Dio, in se stesso o negli uomini, per
rinnovare in loro la speranza, per dire loro l'infinita tenerezza e misericordia
di Dio. E' una esperienza entusiasmante ma a volte anche scarnificante perché
spesso mi sento tanto piccolo, impotente, inadeguato ... e allora mi affido
disperatamente ma con tanta speranza alla preghiera, allo Spirito Santo: a Lui,
oltre che un cuore magnanimo e amante, chiedo ogni giorno la virtù difficile
del discernimento, chiedo luce per saper vedere dentro e oltre, chiedo il
coraggio di proporre la strada, difficile ma affascinante e liberante, del
Vangelo di Gesù.
IL MIO AUGURIO, LA MIA PREGHIERA
Prego allora perché ogni prete sia l'uomo del grazie, sempre
stupito delle meraviglie di Dio; uno che crede e aiuta gli altri a credere; uno
per cui il celibato non sia assenza ma presenza: quella di Dio e degli altri.
Prego perché ogni prete sia l'uomo delle relazioni profonde,
l'uomo della gratuità, del dono, del servizio, sia sempre umanissimo,
sovrabbondante in umanità e misericordia, segno della gioia e dell'eccedenza
del Vangelo.
Ma ... ogni prete porta il suo tesoro - Gesù di Nazareth
Crocefisso e Risorto - in quel vaso d'argilla che è lui, così debole, così
fragile ... Per questo chiedo scusa se spesso io, noi preti non siamo
all'altezza: vogliateci bene e pregate per noi.
Ai miei e vostri preti il mio grande grazie e il mio augurio.
In particolare a don Peppino, prete come me da 25 anni, per la sua presenza
attenta, così generosa e preziosa.
Che Dio sia la vostra forza e il vostro canto così che
saranno veri questi versi di padre David Maria Turoldo:
Almeno un poeta ci sia
per ogni monastero:
qualcuno che canti le follie di Dio
don Mirko
dall'Informatore Parrocchiale - giugno 1995
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