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SALIRE SUL SICOMORO

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DECENNIO DI PARROCO AL SUFFRAGIO

 
Il nome di una città: Gerico, il nome di un albero: il sicomoro, il nome di un uomo: Zaccheo. Su questi tre nomi è costruito uno dei racconti più belli del Vangelo di Luca.
L’omelia cercherà di scavare dentro il verbo che domina questo incontro di Gesù con Zaccheo: il verbo ‘vedere’.

VEDERE

Tutto l’episodio di Zaccheo è articolato sul vedere:
Zaccheo cercava di vedere quale fosse Gesù … per poterlo vedere salì su un sicomoro…(Lc 19,3)
ma viene visto da Gesù … il cercatore scopre di essere cercato:
Gesù alzò lo sguardo …
(Lc 19,5)
e ancora: Vedendo ciò tutti mormoravano.(Lc 19,7)
…‘mormoravano’: c’è gente, ed è molta, che sporca anche le cose più belle …

Al centro di questo incontro tra Gesù e Zaccheo sta il loro sguardo.
Dal momento che l’incontro con qualunque persona avviene con lo sguardo, nello sguardo, desidero consegnarvi tre riflessioni molto acute su questo tema.

Conducete due persone davanti a un mazzo di rose fiorito.
All’uno s’apre il cuore e dice: ‘Quanto è bello!’. L’altro chiede: ‘Quanto è costato?’
Due persone osservano un’opera d’arte: l’uno è commosso, rapito; l’altro s’annoia.
(Romano Guardini)

L’essenziale è invisibile agli occhi.
(Saint-Exupéry)

Una delle verità fondamentali del cristianesimo
- verità troppo spesso misconosciuta - è questa:
ciò che salva è lo sguardo. (Simone Weil)

Non basta avere l’occhio sano fisicamente per vedere la bellezza, per capire la vita e il mistero. Le radici degli occhi sono nel cuore.
Solo l’amore, la poesia, la fede, la fiducia, la cultura ci fanno capaci di penetrare oltre la superficie delle cose e delle persone.
Per questo sul retro dell’immagine ricordo del mio decennio di parroco qui al Suffragio troverete scritto un testo folgorante di George Bernard Shaw (commediografo irlandese, premio Nobel nel 1925):

Ci sono alcuni che,
vedendo le cose come sono,
si domandano: perché?
Io sogno cose
che non ci sono mai state
e mi domando: perché no?

Chiedo a Gesù di Nazareth
e a Maria, madre e sorella,
occhi di gufo,
occhi di speranza.

Oggi più che mai chiedo al Signore occhi ricchi di fede, speranza e amore; chiedo uno sguardo profondo, positivo, altruista, uno sguardo che si mette nei panni dell’altro.

Lo sguardo di Gesù

Lo sguardo di Gesù è uno sguardo profondo che penetra, che va al di là della crosta, delle apparenze. Gesù guarda dentro a questo detestato ricco capo dei pubblicani con uno sguardo di fiducia, di misericordia, di speranza e gli dice: Zaccheo scendi subito, oggi devo fermarmi a casa tua" (Lc 19,6)

Gesù ha creduto in Zaccheo, gli ha dato fiducia: non c’è altra strada per poter conoscere e capire una persona se non dandole fiducia, volendole bene.
E’ questo il modo stupendo col quale Dio guarda le sue creature e l’uomo peccatore.

Hai compassione di tutti, perché tutto tu puoi,
non guardi ai peccati degli uomini, in vista del pentimento.
(Sap11,23)

Tu risparmi tutte le cose, perché tutte sono tue, Signore, amante della vita … Per questo tu castighi poco alla volta i colpevoli e li ammonisci ricordando i loro peccati, perché rinnegata la loro malvagità, credano in te, Signore.
(Sap 11.26-12,2)

Lasciamoci guardare da Gesù Eucarestia spesso e a lungo e qualcosa di bello, prima o dopo fiorirà...
Un autore ha scritto:

Molti uomini sono malvagi perché nessuno
li ha mai guardati con amore

perché nessuno li ha amati …
Pensiamoci: uno sguardo può salvare, uno sguardo può condannare…

Salire sul sicomoro

Zaccheo si è cacciato in testa di vedere Gesù e per questo obiettivo è disposto a tutto, perfino a sfidare il ridicolo e, incurante del ridicolo, si arrampica sull’albero del sicomoro.

Eugenio Montale, nella sua poesia "Come Zaccheo", scriveva così:

Si tratta di arrampicarsi sul sicomoro / per vedere il Signore se mai passi. / Ahimè, non sono un rampicante / ed anche stando il punta di piedi / non l’ ho mai visto.

Nessuno può vedere Gesù senza far fatica … bisogna essere un po’ folli, sognatori, innamorati ... e ciascuno ha il suo ‘albero’ da salire per vedere Gesù.

A quelli tra voi che già sono saliti sul loro sicomoro auguro di vivere una profonda gratitudine.
A quelli che non sono ancora saliti auguro di avere il coraggio "subito, in fretta, oggi" di essere dei "rampicanti" tenaci e capaci, perché stare coi piedi piantati a terra o solo in punta di piedi non basta per vedere Gesù.

DALL’INCONTRO CON GESU’ LA CONVERSIONE

Questo incontro tra Gesù e Zaccheo, espresso in tre azioni - salire sull’albero, ridiscendere dall’albero, le decisioni di Zaccheo - ha un nome antico e molto conosciuto: conversione.
A Zaccheo capita non solo di vedere Gesù, ma di averlo ora ospite e compagno definitivo dell’esistenza.
E Zaccheo cosa fa? Dopo aver visto e dopo aver accolto pieno di gioia Gesù, finalmente vede e accoglie il prossimo e dice:
Ecco, Signore, io do la metà dei miei beni ai poveri; e se ho frodato qualcuno, restituisco quattro volte tanto. (Lc 19,8)

Zaccheo lo accolse pieno di gioia (Lc 19,6): il frutto di questo incontro-conversione è la gioia. Zaccheo comprende che il troppo avere gli impedisce di essere e trova la salvezza, cioè trova la gioia di vivere donandosi e donando. Uno è felice soltanto quando si dona e quando dona.

Quando si ama, si dona
quando si dona, si serve
quando si serve per amore
si è felici

Zaccheo diventa finalmente cristiano, cioè pensa e agisce come Gesù. La conversione non dice soltanto un rapporto profondo con Dio: dalla conversione deve nascere un rapporto nuovo col prossimo.

L’albero di Zaccheo adesso è qui, a nostra disposizione.
Saliamo "oggi, subito, in fretta" in questa Messa, sul sicomoro dell’Eucarestia e convertiamoci a uno sguardo ricco di intelligenza e di misericordia, a relazioni nuove, profonde, vere, ricche di fiducia, di tenerezza, di comprensione, di gratuità, di umorismo.
A questo proposito, dico a ciascuno di voi, ma soprattutto a me, guardandomi e vedendomi oggi protagonista felice e grato:
"Dio c’è, ma non sei tu.     Rilassati."


Omelia domenica 31 ottobre
Decennio al Suffragio

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