Un desiderio - un abbraccio - un girasole
ovvero "ripartiamo da dio"
(LETTERA PASTORALE 1995/96)


«La Chiesa che parla spesso di solidarietà, di giustizia sociale ecc. sa ancora parlare di Dio?».

Questa la domanda fondamentale, radicale e provocatoria del nostro Cardinale nella sua lettera pastorale dal titolo appunto "Ripartiamo da Dio."
In questi primi spunti sulla lettera raccolgo questa domanda, questa «sfida» e vi propongo un cammino che parte da un desiderio, si incontra con un abbraccio e finisce con un girasole...

Un desiderio

L'esperienza di Dio non si può provocare... ciascuno deve percorrere la sua strada, ma l'importante è avere un grande desiderio, è avere fame e sete di Lui. Quanto più grandi saranno il desiderio, la fame, la sete tanto più potranno essere saziati.

«Una volta un discepolo andò a trovare il suo maestro e gli disse: "Maestro, voglio trovare Dio!". Il maestro lo guardò in silenzio e sorrise. Il giovane tornava ogni giorno ripetendo la stessa domanda. Un giorno allora il maestro invitò il giovane discepolo ad andare con lui al fiume per una nuotata. Si tuffarono e, all'improwiso, il maestro spinse a forza il discepolo sott'acqua. Il discepolo si dibatte con tutte le sue forze cercando di liberarsi dalla presa. Finché il maestro lo lasciò andare e gli domandò "Che cosa desideravi più di tutto quand'eri sottacqua?". "L'aria!", rispose il discepolo. Il maestro allora gli disse: "Desideri Dio allo stesso modo? Se desidererai Dio come hai desiderato l'aria, lo troverai. Se non hai questo desiderio e questa sete è inutile che tu ti dibatta con la tua intelligenza, con le tue labbra, con le tue forze perché non potrai trovare Dio"».

E il desiderio si fa ricerca esigente, mai scontata, che sfida le false sicurezze.

«Ho imparato che la lotta con Lui dura tutta la vita, perché Lui è sempre al di là; crediamo di averlo capito ed è Altro».
(Ripartiamo da Dio, n. 8)

«II Dio vivente non è un Dio rassicurante e comodo, ma Custodia che racchiude nel santuario dell'Adorazione le risposte ultime».
(n. 28)

Nel cammino si incontreranno dubbi e domande brucianti, notti oscure, lunghe vigilie, l'esperienza del deserto... ma se in questo cammino-esodo si esce da sé, alla fine si incontrerà la gioia della «terra promessa».
«Quando il discepolo è pronto, il maestro appare» recita un detto.
E quando Dio lo cerchi così, con questo desiderio, con questa fame, con questa sete, alla fine scopri che era Lui che cercava te, che Lui era già dentro di te, prima ancora del tuo desiderio, della tua ricerca.

Un abbraccio

Nel film Decalogo di Kieslowski c'è un dialogo tra un bambino e sua zia.

«"Che cosa è Dio?" domanda il bambino.
La zia lo stringe tra le braccia e gli chiede:
"Che cosa provi?"
"Ti voglio bene" risponde il bambino.
"Ecco, Dio è questo!"».

Questo è il Dio che incontri nella tua ricerca: un Dio che ti vuole abbracciare, un Dio che ci dice:

«Ti ho chiamato per nome fin dal principio. Tu sei mio e io sono tuo. Tu sei il mio Amato, in te mi sono compiaciuto. Ti ho modellato nelle profondità della terra e ti ho formato nel grembo di tua madre. Ti ho scolpito nei palmi delle mie mani e ti ho nascosto nell'ombra del mio abbraccio. Ti guardo con infinita tenerezza e ho cura di te con una sollecitudine più profonda che quella di una madre per il suo bambino. Tu sai che io sono tuo come io so che tu sei mio. Tu mi appartieni. Io sono tuo padre, tua madre, tuo fratello, tua sorella, il tuo amante e il tuo sposo... Ovunque tu sia, io ci sarò. Niente mai ci separerà. Noi siamo uno».
(H. Nouwen, Sentirsi amati, Queriniana)

Noi siamo Amati: questa è la verità della nostra vita. Ma - e cito ancora Nouwen e il suo libro Sentirsi amati (è un libro che propongo caldamente alla vostra lettura e meditazione):

«II mistero insondabile di Dio è che Dio è un Innamorato che vuole essere amato. Colui che ci ha creato sta aspettando la nostra risposta all'amore che ci ha dato la vita. Dio non dice solamente: "Tu sei il mio amato" Dio chiede anche: "Mi ami?" e ci da innumerevoli possibilità per dire "sì".
Questa è la vita spirituale. Il camminare e il riposare, il pregare e il giocare, l'ammalarsi e l'essere guarito - sì il vivere e il morire - diventano tutte espressioni della domanda divina "Mi ami?" e in ogni momento del viaggio c'è sempre la possibilità di dire "sì" e la possibilità di dire "no"».

Un girasole

Mi ami? Per vivere la risposta a questa particolare domanda, per vivere il «ripartiamo da Dio», il nostro Cardinale fa alcune proposte, come questa per esempio:

«Diamo a Dio tempi gratuiti di preghiera, di silenzio, di ascolto della Parola; fedeli alla preghiera quotidiana, senza fretta, con calma con amore; dedichiamo a Dio con gioia il tempo della Messa domenicale».
(n.25)

Un tempo gratuito dato a Dio solo per amore... come fa il girasole di questa storia:

«C'era una volta in un giardino un girasole che, secondo una vecchia abitudine, dalla mattina alla sera girava la sua grande faccia guardando e seguendo il sole nel suo cammino.
Gli altri fiori del giardino, che pure erano belli e profumati, si rassegnarono ad avere vicino quella pertica che pareva volesse dare la scalata al cielo, ma non gli perdonavano quella sua fissazione di non voler staccare gli occhi dalla faccia del sole.
Un giorno un garofano rosso si fece coraggio e gli chiese: "Perché guardi sempre verso l'alto? Forse noi ti diamo fastidio?". E il girasole a lui:
"Oh, no! Io sono felice di essere vicino a te e a tutti questi bei fiori, mi piace il vostro profumo e la vostra compagnia, ma non posso staccare gli occhi dal sole: ne sono innamorato! Tu sai cosa vuoi dire essere innamorato? Io seguo il sole nel suo cammino, mi lascio scaldare e illuminare da lui, di notte non dormo perché penso a lui, vorrei alzarmi ancora di più per potergli correre dietro... Io lo amo tanto e mi lascio amare da lui...!".
Da quel momento tutti i fiori del giardino che ormai avevano capito presero a chiamare il girasole così: "L'innamorato del sole"».

Così il cristiano quando ha capito che il «sole» della sua vita è il Dio di Gesù Cristo...
Anche noi abbiamo raccolto e raccoglieremo alcune delle proposte che ci ha fatto il Cardinale perché anche noi possiamo vivere personalmente e insieme, come comunità, il «primato di Dio».

«Sì, ne sono certo: da Dio occorre ripartire, dall'Essenziale, da ciò che unicamente conta, da ciò che dà a tutto essere e senso».
(n.2)
«Avere a cuore l'Eterno è al tempo stesso la sfida più profonda e l'offerta più grande che sia possibile vivere: testimoniare questo primato di Dio è il compito più alto che i credenti possano assolvere in questo tempo di cambiamento e di inquietudine».
(n.25)

Con la certezza del Cardinale, con un desiderio, un abbraccio, un girasole... vi auguro un buon anno pastorale, ripartendo da Dio.



l'Informatore Parrocchiale - ottobre 1995

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