SEDERSI A EMMAUS
GIORNATE EUCARISTICHE 1997
E cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in
tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui. Quando furono vicini al villaggio
dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi
insistettero: «Resta con noi perché si fa sera e il giorno già volge al
declino».
Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con
loro, prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Ed ecco
si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. (Lc 24,27-30)
Ci sono gesti antichi che sembrano aver perso fascino, forza,
significato, sapore ... forse uno di questi gesti è proprio l’adorazione
eucaristica, le giornate eucaristiche, cioè il mettersi in ginocchio davanti
all’Eucarestia - in solitudine o in comunità - il mettersi a tu per tu con il
nostro Signore Gesù Cristo vivo e presente in mezzo a noi (... questo è l’Eucarestia!
...)
Credo che il gesto personale e comunitario dell’adorazione
eucaristica vada recuperato in tutto il suo senso, in tutto il suo spessore: è
rimettere al centro del nostro cuore, della nostra libertà, delle nostre
scelte, della nostra comunità, l’Eucarestia, questa «energia nucleare»
capace di rivelarci il volto e il cuore del nostro Dio e capace di trasformarci
cioè di darci la forza e la capacità di amare, servire, perdonare con lo stile
di Gesù.
Sembrerebbe una fiaba e invece è la verità. Dio si è fatto
pane nel Cristo. Dio viene a me nascosto in un pezzo di pane. La creatività di
Dio ha trovato ancora un modo per concretizzare la sua Presenza tra di noi. Tu
puoi tenere nella mano Dio, come un pezzo di pane: è la presenza più
ravvicinata e personalizzata che si possa immaginare.
(Carlo Carretto)
Siamo di fronte ad una delle meraviglie di Dio Padre, a un
«miracolo» inventato dalla sua fantasia: in un pezzo di pane, misteriosamente
nascosto ma realmente presente, c’è Gesù Cristo vivo, qui, oggi, per noi.
Lui è lì, in quel pezzo di pane e mi aspetta, mi cerca, mi
illumina, mi guarda con occhi d’amore, di stupore, di perdono, di tenerezza,
di gioia. E cerca il mio sguardo.
E’ da questo «incontro di sguardi» che nasce, si
costruisce, cresce ogni giorno il cristiano.
Come per i tristi discepoli di Emmaus che si erano creduti
irrimediabilmente perduti e abbandonati ma che escono trasfigurati dal camminare
con quel «viandante», dal lasciarsi infiammare il cuore dalla sua Parola,
dallo stare seduti a cena con Lui che «riconobbero allo spezzare del pane».
E’ la stessa esperienza a cui vi invito nelle prossime
Giornate Eucaristiche.
Inginocchiato in un angolo della taverna di Emmaus, guardo al
mistero che si compie nelle mani del pellegrino.
E’ piccola l’ostia ... e basta per un Dio ... Anche una
briciola gli basta! Anche la briciola vale tutto, tutto l’amore. Onnipotenza
dell’amore!
La piccola ostia, la briciola che è tutto il Signore, a
questo povero uomo mercante di felicità, insegna che la felicità è qualcuno:
tu, mio Signore.
E la briciola diventa un mondo. C’è qualcosa di
eucaristico in ogni creatura, e chi scorge, con la fede, la presenza del pane,
finisce per scoprire che tutto è mistero, e che ciò che tocco e capisco non è
che l’attimo, l’apparenza o il velo di una realtà che mi sorpassa
infinitamente.
Quando esco dalla mia chiesa, come i due che escono dalla
taverna, il mistero che ho visto e adorato nell’ostia rifulge ovunque ... e
ogni creatura prende le proporzioni della briciola di pane, davanti alla quale
mi sono inginocchiato, adorando.
(don Primo Mazzolari)
E’ proprio questo il «dinamismo» dell’Eucarestia: stare
e ripartire, lasciarsi amare e amare, lasciarsi perdonare e perdonare,
inginocchiarsi davanti a Dio e all’uomo.
Come ci ha insegnato quell’incredibile segno della
tenerezza di Dio che è stata Madre Teresa di Calcutta:
Cammino, cammino, ma è Dio che mi porta.
La preghiera è il principale sostegno della mia esistenza.
In particolare l’adorazione dell’Eucarestia è fonte insostituibile di
speranza e di carità. Il pilastro su cui poggia tutta la nostra opera. Non si
può amare il prossimo senza pregare.
Pregare e amare, amare e pregare: è questo il senso delle
Giornate Eucaristiche. Per questo occorre «sedersi a Emmaus» cioè sostare a
lungo, a tu per tu, con Gesù Eucarestia.
Ogni giorno il nostro Signore deve poter dire di me, di noi,
della nostra comunità parrocchiale: «Questo è il mio corpo!».
Così capiterà, come a Emmaus, che ci riconosceranno allo
spezzare del pane.
dall'Informatore Parrocchiale - ottobre 1997
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