OCCHI DI GUFO
Ti aspettavi un programma, invece è una meditazione che
parte dal cuore e arriva al cuore. Dal cuore del nostro Arcivescovo al mio
cuore, al tuo cuore. Al cuore della fede e della speranza. Attraverso il cuore
dei discepoli e il cuore di Maria.
Questo è la lettera pastorale alla Diocesi per l’anno
2000/ 2001 del Card. Carlo Maria Martini, dal titolo «La Madonna del Sabato
Santo».
E’ una lettera «sosta», nell’anno del pellegrinaggio:
è una pausa ma non una fuga, è un situarci con radicalità nelle pieghe del
presente, personale e sociale, è ritrovare sostegno, respiro, fiducia, forza,
speranza.
Una lettera che parla di un «sabato» e di una «donna
forte» ... quell’indimenticabile sabato incastonato tra la morte e la
resurrezione di Gesù e Maria, la madre di Gesù, donna che continua a credere
nell’impossibile di Dio.
PELLEGRINI NELLA NOTTE
Avete sicuramente provato ad entrare in una chiesa il sabato
santo: un abisso di silenzio, quasi schiacciante.
E’ il giorno del mistero del dolore e della morte, il
mistero più delicato, il mistero che lascia senza parole, a volte senza lacrime
e senza speranza, il mistero che ci fa urlare contro Dio.
Giorno di silenzio e di domande estreme.
Giorno di smarrimento.
Lo smarrimento che hanno provato gli stessi discepoli di
Gesù.
Un sabato, uno smarrimento, cifra dei nostri giorni, dei
nostri smarrimenti.
Non ha paura a parlare di questo il nostro Cardinale, non ha
paura a parlare della paura, personale e sociale.
Perché sa che siamo pellegrini nella «notte».
Lo diceva già un grande mistico, innamorato di Dio, san
Giovanni della Croce:
Io conosco la fonte,
scivola, corre, ma è di notte.
Nella notte oscura di questa vita
io la conosco la fonte,
con la fede, ma è di notte.
Io so che non può esservi
cosa più bella
che cielo e terra
vengano a bervi ma è di notte.
Io so che è un abisso senza fondo
e che nessuno può passarla a guado
ma è di notte.
La sua luce non si scurisce mai
e io so che da lei
nasce ogni luce ma è di notte.
Questa fonte eterna è nascosta
in questo pane vivente
per darci la vita ma è di notte.
Di là essa chiama ogni creatura che viene a bere
nella sua acqua nell'ombra
ma è di notte.
Questa fonte viva
del mio desiderio
in questo pane di vita
io la vedo ma è di notte.
SE NON DIVENTERETE COME GUFI
Ma c’è una «donna forte» che irrompe in questo
«sabato» di sempre: Maria, la madre di Gesù, che sa stare ritta ai piedi
della croce, che non ha bisogno di vedere per credere, che resiste, persevera
nella fede, anche quando sembra tutto finito, tutto perduto, donna che attende,
che sa vedere oltre il buio, che sa vedere l’alba dentro un tramonto.
Come i gufi...
I gufi e le civette mi piacciono per i loro occhi. Ah! quegli
occhi enormi, occhi da icone! Molto prima di me, hanno letteralmente affascinato
i Bizantini. Con loro sono diventati gli occhi del Cristo Pantocrator, quelli
della Vergine, degli angeli e dei santi.
Bestemmia, sacrilegio? Via... Non vedete, o saggi, non
vedete, o assonnati dagli occhi cisposi, uomini e donne dagli occhietti stretti
e semichiusi, che Dio ha fatto gli occhi dei gufi e delle civette così enormi
affinché fossero occhi che vedono nella notte, quando le cose sono ciò che
sono e nient’altro?
Per scrutare le tenebre bisogna avere occhi smisurati, gli
occhi di Dio stesso.
Allora la notte diventa luce.
Gli occhi di Dio! Enormi, così enormi che un giorno qualcuno
disse: «Bisogna chiamarlo Theos», Colui che vede, si stupisce e si meraviglia.
Capisco come il mio amico Bessarione abbia aggiunto: «L’uomo
di Dio? Non è né un asceta, né tantomeno un virtuoso pago della sua virtù,
ma semplicemente questo: uno sguardo, un occhio come i Serafini e i Cherubini,
come Dio stesso».
I gufi ... si ostinano a scrutare la notte con i loro occhi
rotondi, la notte delle cose, la notte di Dio.
Sono là come sentinelle in attesa, pazientemente appollaiate
sulle loro fragili zampe, fino a che si levi l’Altro Sole.
Mi trovavo un giorno in un celebre monastero benedettino.
Ebbi l’incredibile audacia di dire, di fronte alla comunità riunita (un’impressionante
e dignitosa massa nera): «Miei padri, se non diventerete come gufi, non
entrerete nel Regno...»
Ci fu un momento di silenzioso stupore. Poi vidi i volti di
quei cercatori di Dio ridere come stelle in inverno. Sapevano che avevo ragione.
Non sono mai più tornato in quel monastero: a cosa
servirebbe? Non ho più niente da dire dal momento che tutti hanno capito che il
cammino era chiaramente quello: diventare uomini dagli occhi immensi.
(Louis Albert Lassus, Pregare è una festa, Gribaudi)
Occhi di fede, occhi immensi che bucano la notte e che già
ci fanno sognare l’alba, occhi che già ci fanno intravvedere i colori di un’alba
promessa, come è accaduto in quello splendido mattino di Pasqua.
Gli stessi occhi di Maria. Così attaccata al cuore di Gesù,
alle sue Parole, da saper vedere con i suoi occhi.
SANTA MARIA DONNA DEL SABATO SANTO
E’ proprio lei che invoco, che prego, per me e per voi, con
le parole forti e intense di un poeta-profeta, mons. Tonino Bello:
Dopo la sepoltura di Gesù, a custodire la fede sulla terra
non è rimasta che lei.
Il vento del Golgota ha spento tutte le sue lampade, ma ha
lasciato accesa la sua lucerna. Solo la sua.
Per tutta la durata del sabato Maria resta l’unico punto
luce...
Santa Maria, donna del Sabato Santo, aiutaci a capire che, in
fondo, tutta la vita, sospesa com’è tra le brume del venerdì e le attese
della domenica di Resurrezione, si rassomiglia tanto a quel giorno.
E’ il giorno della speranza ...
Ripetici, insomma, che non c’è croce che non abbia le sue
deposizioni. Non c’è amarezza umana che non si stemperi in sorriso. Non c’è
peccato che non trovi redenzione. Non c’è sepolcro la cui pietra non sia
provvisoria sulla sua imboccatura. Anche le gramaglie più nere trascolorano
negli abiti della gioia. Le rapsodie più tragiche accennano ai primi passi di
danza. E gli ultimi accordi delle cantilene funebri contengono già i motivi
festosi dell’alleluia pasquale.
Madre dolcissima, tu che hai sperimentato, come Cristo sulla
croce, il silenzio di Dio non ti allontanare dal nostro fianco nell’ora della
prova ...
Piàntati sotto la nostra croce e sorvegliaci nell’ora
delle tenebre.
Santa Maria donna coraggiosa, rincuoraci col tuo esempio a
non lasciarci abbattere dalle avversità.
Aiutaci a portare il fardello delle tribolazioni quotidiane,
non con l’anima dei disperati, ma con la serenità di chi sa di essere
custodito nel cavo della mano di Dio.
... E sentiremo sulla pelle i brividi della Pasqua.
dall'Informatore Parrocchiale - ottobre 2000
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