INNAMORATI... EREMITI... FOLLI
LETTERA AI GIOVANI
Sono gli innamorati, gli eremiti, i folli a porre le questioni fondamentali.
Ti interpellano, ti stupiscono.
Auguro a voi giovani, "sentinelle del mattino", di essere così.
INNAMORATI
Chi si innamora nasce un'altra volta.
Un innamorato si fida, si abbandona. Va oltre la ragione.
E nel legame trova libertà.
Afferma con radicale umiltà di non bastare a se stesso.
Non si arresta davanti all'impossibile.
Crea, inventa, sorprende e si lascia sorprendere.
Ed è felice, smisuratamente.
Per ritrovare l'umanità perduta occorre tornare ad amare. Tutto qui. So che chi parla così è visto come 'sentimentale, superato, utopico, religioso'. Chi dice che occorre amare, poverino, è un sentimentale, oppure un superato perché ci vuole altro nella vita che l'amore, oppure un utopico: sarebbe bello che ci volessimo bene come a Natale! Oppure un religioso: per forza, è un prete e deve dire di volersi bene, se no che prete è, che cristiano è...! So che chi parla così è visto come sentimentale, superato, utopico, religioso. Ma sì, dite quello che volete! Anche gli innamorati fanno ridere con i loro gesti, le loro ingenuità, viste al di fuori del loro incanto meraviglioso; gli innamorati saranno ridicoli, patetici, ma sono felici! (Ermanno Olmi, regista)
EREMITI
Non temono la solitudine, la cercano, in cerca di profondità.
Non si sottraggono alle domande più brucianti, più inquietanti.
Pensano con lucidità e radicalità.
Non si accodano al così fan tutti, al così pensano tutti. Non rischiano l'omologazione.
Ecco l'invito, sorprendente se si pensa che viene da padre Enzo Bianchi, un uomo che ha fatto della preghiera e della contemplazione una scelta di vita:
"Alla vostra età, perché il discernimento porti a una decisione, dovete trovare un po' di tempo nella giornata per poter pensare. E' più importante da giovani pensare che pregare. Chi pensa ed è credente, dalla fede è indotto a pregare; chi non pensa invece non saprà mai pregare, al più farà pettegolezzo interiore. Non abbiamo bisogno di cristiani che non pensano, ammesso che siano cristiani".
"Un asino non diventa saggio vivendo in una biblioteca, né un topo raggiunge la santità vivendo in una moschea" (detto arabo)
Il concetto è semplice. Nella nostra epoca così frenetica un'infarinatura viene considerata più che sufficiente a tutto: basta un pizzico di religione per dichiararsi credenti, un po' di sentimento per dichiararsi amanti, un grammo di conoscenza per pontificare su un argomento. La fatica, la serietà, lo studio, la coerenza, il rigore sono parole abolite dal vocabolario. E, invece, per essere saggi non basta un passaggio in una biblioteca, né per essere santi è sufficiente un segno di croce o l'accensione di una candela in chiesa.
"Chi vuole salire in alto deve vegliare a lungo nella notte. Chi desidera catturare perle deve immergersi nel profondo" (mons. Ravasi)
Abbiate il coraggio della domanda. Il coraggio di pensare. Dio ama la vostra intelligenza, la vostra libertà. Solo gli uomini potenti hanno paura dell'intelligenza e della libertà.
FOLLI
Appassionati e temerari. Sanno vedere oltre, sperare oltre. Non si fermano al possibile. Non temono di sognare in grande. Hanno occhi di gufo e ali d'aquila.
Che cosa sarebbe una vita
senza sogni audaci e proibiti?
E che terra sarebbe
una terra in mano solo ai saggi e ai prudenti,
senza folli e poeti
con nel cuore nostalgie di primavere perdute?
I folli: coloro che nel prevalere degli interessi particolari sanno vivere la generosità, la gratuità, amano la trasparenza.
I folli: coloro che sanno "attraversare la città", per dirla con il nostro Cardinale.
Coloro che sanno pensare a qualcun altro oltre che se stessi, che sanno rompere gli specchi, per guardare oltre. Agli altri. Che sanno ascoltare il silenzio assordante dei più poveri. Che sanno riprovare gusto per la politica, come modo esigente di vivere la solidarietà, la carità.
Vi auguro quello che ha detto il giorno del suo 80° compleanno Enzo Biagi: Ho conservato la capacità di indignarmi e di meravigliarmi. Indignarsi di fronte alle ingiustizie. Meravigliarsi di fronte alla bellezza.
Innamorati, eremiti, folli ... vi sogno così.
E che ci importa se ci prendono per sognatori? diceva Gandhi. Sogno su voi. Sogno con voi.
UNA NOTA, UN CALEIDOSCOPIO
Vi attendo per un cammino di fraternità responsabile con la nostra comunità parrocchiale di S. Maria del Suffragio, con don Alberto, nella comunità giovanile. Vi attendo nel nostro cortile dei sogni e degli incontri. Vi attendo alla catechesi, ai Sacramenti, nel servizio della parrocchia, dell'oratorio, della città, dei poveri...
Ciascuno di voi è prezioso, è atteso. Vi attendo con la vostra originalità, con la vostra nota.
Voi non venite qui a cantare una nota qualunque. Voi venite qui a cantare la vostra nota. Non è una cosa da niente: è una cosa bellissima. Avere una nota, dico: una nota tutta per sé. Riconoscerla, fra mille, e portarsela dietro, dentro, e addosso. ... Potete anche fare finta di niente ... ma la verità è che quella nota c'è ... c'è ma voi non la volete ascoltare ... Anche se la vita fa un rumore d'inferno affilatevi le orecchie fino a quando arriverete a sentirla e allora tenetevela stretta, non lasciatela scappare più.
Portatela con voi, ripetetela quando lavorate, cantatevela nella testa, lasciate che vi suoni nelle orecchie, e sotto la lingua e nella punta delle dita. (Alessando Baricco, Castelli di rabbia)
E se il nostro Cardinale ha affidato a ciascuno un versetto della Scrittura, perché lo legga, lo mediti e lo custodisca in una sorta di "mezuzah", quel piccolo contenitore che gli Ebrei inchiodano sullo stipite delle porte di casa, ponendovi dentro un brano della Torah in segno di protezione divina e di affidamento a Dio, a me piacerebbe regalarvi un caleidoscopio.
Se in controluce ci guarderete dentro vedrete piccoli frammenti di vetro colorati, in un gioco magico di riflessione su specchi, dare vita a meravigliose e sorprendenti immagini sempre nuove.
Per dirvi il prodigio stupendo che sa compiere la luce, se la si lascia entrare nella propria vita. Se lasciamo che la luce si rifletta nello specchio della nostra vita.
La luce del Vangelo, del Cristo Crocefisso e Risorto. La luce di una vita che si fa dono.
Una sera un monaco accettò di andare a cena a casa di un amico.
Durante la cena il figlio più piccolo, vedendolo vestito con l'abito monastico, non gli toglieva gli occhi di dosso e ad un certo punto gli chiese: "Ma tu chi sei?".
"Sono un monaco", rispose il padre.
E il piccolo: "E cosa fai?"
"Mi alzo alle quattro ogni mattina", rispose il monaco.
"Alle quattro? Ma cosa fai alle quattro?"
"Comincio ad essere felice", gli rispose subito il monaco.
E' la felicità di chi ha trovato verità e libertà. Dentro uno sguardo: quello di Cristo ... Fissatolo lo amò (Mc 10,17)
Vi auguro di incontrare uno sguardo così. Ne sarete sedotti, affascinati. Troverete un senso ai vostri giorni, al vostro cammino, al vostro cercare. Azzarderete dei sì a Dio e agli altri di cui non vi pentirete.
Non si mercanteggia col buon Dio:
bisogna arrenderglisi senza condizioni.
Dategli tutto, egli vi renderà assai di più.
(Georges Bernanos)
l'informatore parrocchiale maggio 2002
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