DUE E’ DUEMILA VOLTE UNO

omelia del 16 maggio 2004
FESTA ANNIVERSARI DI MATRIMONIO

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Mi stupisce sempre e mi commuove sempre l’amore. Quando poi l’amore non si sgretola e non sbiadisce nel tempo, mi nasce spontaneo un inchino del capo e del cuore verso chi sa amare così bene e così a lungo, per chi sa amare per sempre.
Per questo la Festa degli Anniversari di Matrimonio è da sempre, per il vostro Parroco, un momento di profonda emozione, di gioia e di speranza.

L’omelia odierna tenterà di approfondire tre caratteristiche dell’amore: l’invocazione, la gratitudine, la responsabilità.

INVOCAZIONE – GRATITUDINE

Invocazione e gratitudine sono le due parole che ci consegna ogni corpo di uomo e di donna Le troviamo scritte nella Genesi (2,18-23):

Poi il Signore Dio disse: “Non è bene che l’uomo sia solo: gli voglio fare un aiuto che gli sia simile”. Allora il Signore Dio plasmò dal suolo ogni sorta di bestie selvatiche e tutti gli uccelli del cielo e li condusse all’uomo, per vedere come li avrebbe chiamati: in qualunque modo l’uomo avesse chiamato ognuno degli esseri viventi, quello doveva essere il suo nome. Così l’uomo impose nomi a tutto il bestiame, a tutti gli uccelli del cielo e a tutte le bestie selvatiche, ma l’uomo non trovò un aiuto che gli fosse simile. Allora il Signore Dio fece scendere un torpore sull’uomo, che si addormentò; gli tolse una delle costole e rinchiuse la carne al suo posto. Il Signore Dio plasmò con la costola, che aveva tolta all’uomo, una donna e la condusse all’uomo.
Allora l’uomo disse: “Questa volta essa è carne della mia carne e osso delle mie ossa. La si chiamerà donna perché dall’uomo è stata tolta”.

L’invocazione
E l’uomo non trovò un aiuto che gli fosse simile (Gn 2,20)

Stupendo e prezioso un frammento di Christian Bobin in: “Più viva che mai”:

Vuoi sapere chi tu sei per me. E allora ecco: tu sei colei che mi impedisce di bastarmi … Tu mi hai dato la cosa più preziosa di tutte: la mancanza!
Ogni corpo di uomo e di donna consegna questa invocazione: tu hai bisogno dell’altro, tu non basti a te stesso, tu da solo non riesci ad essere felice, a vivere in pienezza. L’autosufficienza è una illusione.
Allora sentire la mancanza dell’altro non è scoprire un limite ma scoprire il senso della vita, è scoprire che l’amore è il sole della vita.
Il momento invece in cui non sentiamo il bisogno di nessuno, il momento in cui siamo convinti di bastare a noi stessi non è un dono ma è piuttosto un pericolo. L’egoismo è malinconia, è povertà.

La gratitudine
Questa volta essa è carne della mia carne (Gn 2,22)

Amare è stupirsi. L’ha detto in maniera paradossale ma folgorante Chesterton:

Due non è due volte uno. Due è duemila volte uno.
L’amore è stupore, batticuore, fremito, riconoscenza, gratitudine per la presenza dell’altro colto come dono.
Per chi ama, la vita diventa gratitudine, diventa dire grazie.
Per chi ama, l’esistenza diventa bellissima. Bobin così la descrive nel romanzo ‘Geai’:

La vita è un regalo che apro ogni mattina, quando mi sveglio. La vita è un tesoro di cui scopro la parte più bella ogni sera prima di chiudere gli occhi.
Celebrare l’Eucaristia è ‘dire grazie’ per il dono della vita, per il dono della fede, dell’amore, dell’amicizia, del matrimonio…
E quando l’amore va in crisi, cosa capita?
Non si ringrazia più, non si invoca più.

Torniamo e ascoltiamo il racconto della Genesi (3,8-13):

Poi udirono il Signore Dio che passeggiava nel giardino alla brezza del giorno e l’uomo con sua moglie si nascosero dal Signore Dio, in mezzo agli alberi del giardino. Ma il Signore Dio chiamò l’uomo e gli disse: “Dove sei?”. Rispose: “Ho udito il tuo passo nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto”.
Riprese: “Chi ti ha fatto sapere che eri nudo? Hai forse mangiato dell’albero di cui ti avevo comandato di non mangiare?”.
Rispose l’uomo: “La donna che tu mi hai posta accanto mi ha dato dell’albero e io ne ho mangiato”.
Il Signore Dio disse alla donna: “Che hai fatto?”. Rispose la donna: “Il serpente mi ha ingannata e io ho mangiato”.
Quando l’amore si corrompe, quando entra il peccato, si perde la strada dell’invocazione e della gratitudine: non si ringrazia più, non si invoca più: si sospetta, si accusa, si pensa solo a sé…
L’uomo accusa: La donna mi ha dato dell’albero… La donna accusa: Il serpente mi ha ingannata …

LA RESPONSABILITA’
Innamorarsi è stupirsi ...

Essere innamorati è trovarsi tra mille persone
ed essere inchiodati a un'unica immagine. (Aldo Carotenuto)
Sposarsi è legarsi, è divenire responsabili. Sposarsi in chiesa è legarsi per sempre, è essere una cosa sola per sempre, per questo sono solito dire nei percorsi per i fidanzati che la fedeltà è il nome maturo dell’amore, nella storia, nel quotidiano.
Non ho più dimenticato una frase da sogno, che ha dato forza al vostro parroco, detta da una coppia nel gruppo ‘Dialogo e Proposta’:

Il nostro amore da fidanzati era un amorucolo,
ora, dopo quindici anni, è un grande amore.
E’ l’opposto del solito luogo comune, veramente malinconico e deprimente, che il matrimonio è la tomba dell’amore.

E non ho più dimenticato una sequenza del film “Casomai” di Alessandro D’Alatri. Il film narra la storia di due che si conoscono, si piacciono, si innamorano, si sposano.
L’inizio è davvero intrigante.
Decidono di sposarsi in chiesa, più per far contenti i familiari che per fede, in una chiesetta speciale, in montagna.
Dove però incontrano un prete speciale che, a bruciapelo domanda loro:

-Come ve lo immaginate il matrimonio?
Preso alla sprovvista lui risponde:
-Credo una cosa normale … due persone che si vogliono bene … che vogliono stare insieme … fare dei figli …
Ma il prete incalza:
-Queste sono cose concrete! Io vorrei da voi un’immagine, una fantasia, un sogno …
Allora ci prova lei a rispondere:
-Sai certe volte mi incanto a guardare la televisione quando ci sono le gare di pattinaggio artistico su ghiaccio: in genere sono coppie, e mi affascinano perché, nonostante siano su delle lamine così instabili, su un terreno scivoloso, mi danno sempre la sensazione di un’intesa perfetta …
-E’ una bellissima immagine, complimenti! Dice il prete.
Al momento del matrimonio la richiama:
-Mi è piaciuta molto questa immagine, questo equilibrio continuamente precario, su una superficie insidiosa, dove solo la grande fiducia nell’altro e un allenamento infaticabile possono garantire risultati concreti, giorno per giorno…
La grande fiducia nell’altro è fatta da ammirazione, stupore, tenerezza, gratuità
L’allenamento infaticabile è fatto da tanta pazienza, tanta fedeltà, tanta preghiera.
Ne parla veramente in maniera felice Susanna Tamaro :

La pazienza per il suo ruolo somiglia ad un mattone,
la fedeltà ad una radice.
Con i mattoni si costruisce, grazie alle radici si cresce.

In particolare, perché i nostri amori non sbiadiscano e non si sgretolino, ci vuole tanta preghiera, ci vuole l’Eucarestia celebrata ogni domenica, con gratitudine, come estasi e tormento, come invocazione di amore, fantasia, gratuità, fedeltà.

Una giovane coppia di sposi chiese al Maestro:
  -   Che cosa dobbiamo fare perché il nostro amore, il nostro matrimonio duri?
La risposta Maestro fu:
  -   Lasciate che Dio riempia il vostro amore

Siamo qui per chiedere a Dio, a Gesù crocefisso e risorto che riempia il cuore di ciascuno di noi del suo amore.
E siamo qui per chiedere a Dio che tanto dello stupore e del batticuore dell’inizio, del giorno del matrimonio accompagni oggi e domani queste meravigliose coppie che stanno celebrando un anniversario importante del loro matrimonio.
Sono veramente felice con voi e per voi. Auguri!
 

ai festeggiati per l'anniversario di matrimonio
 

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