NATALE,
UNA "INCREDIBILE"
BUONA NOTIZIA


UNA SCANDALOSA IMPOTENZA

Ci si può aspettare che una persona ragionevole creda in Dio, creda che il Figlio di Dio sia "disceso dal cielo", si sia "incarnato", fatto uomo, nato da una vergine?
Questo è quello che i cristiani credono : Dio ha preso un volto, un corpo, si è reso visibile in un disarmante, fragile, bambino indifeso. 
Questa è la buona e incredibile notizia che si celebra a Natale. 
Ma è proprio vero? 
E' la domanda che attraversa l'anima di ogni cristiano, una domanda che ci turba, che ci inquieta. Anche perché il nostro Dio - in contrasto con le nostre attese - ha scelto, dalla culla alla croce, la strada di una "scandalosa impotenza", la strada della debolezza, del "nascondimento", la strategia dei "chiaroscuro".
Come ci dice bene Vittorio Messori, nel suo ultimo libro "Qualche ragione per credere": 

Se avesse voluto convincere tutti, non avrebbe dovuto far altro che "uscire allo scoperto", svelare anche solo per un attimo il suo Essere sfolgorante. Ma in questo modo la fede, anziché una proposta sarebbe stata - e per sempre - un'imposizione. Non si sarebbe rispettata quella libertà che, evidentemente, questo Creatore vuole salvaguardare a ogni costo per le sue creature. Dunque invece che una luce accecante dietro le nuvole, quando questo Dio ha deciso di rivelarsi è apparso un bambino. E non nel palazzo imperiale della capitale del mondo, bensì in una grotta, presso un'oscura borgata della remota e disprezzata sotto-provincia di Giudea. 
E' un Dio, questo nostro, che ha scelto la "mitezza" della penombra, non la "violenza" dell'evidenza. Un Dio che vuol essere cercato, che vuol realizzare un incontro. "Il Dio di Cristo è sempre presente, ma non viola mai la nostra totale libertà. Sta alla porta e, discretamente, bussa. Non entra se non è invitato. Non chiede se chi lo chiama è degno, ma se davvero è libero e desideroso di accettarLo". Ha voluto nel mondo da Lui creato "abbastanza luce per credere e abbastanza ombra per dubitare". 

Dentro questo "chiaro-scuro" il cristiano vive ogni giorno la fatica dei credere in Dio, del cercare il volto di Dio, ma anche la gioia del trovare Dio in un "bambino avvolto in fasce" che ci sussurra: fermatevi e sappiate che io sono il vostro Dio!

GUARDARE E ASCOLTARE

Sfuma il turchino in un
azzurro tutto 
stelle. Io siedo 
alla finestra e guardo. 
Guardo e ascolto; 
però che in questo 
è tutta la mia forza:
guardare ed ascoltare. 
(Meditazione di Umberto Saba)

... guardare e ascoltare, in silenzio ... è quello che dobbiamo vivere a ogni Natale per vedere meglio, per imparare a credere, per lasciare che quel Bambino ci parli.
Il silenzio ci "travolge" nei momenti più belli o più duri della nostra vita: di fronte a un amore che nasce e cresce, a una nuova vita che apre gli occhi su di noi, allo spettacolo delle stelle e del cielo, a un dono inaspettato, a gesti splendidi di solidarietà e di condivisione ... ma anche all'intensità incancellabile di un dolore ... 
E nel silenzio nascono le domande più laceranti, i dubbi crescono o si sciolgono, le scelte radicali si compiono ... 
E' solo nel silenzio che possiamo accogliere e ascoltare l'altro e l'Altro... 

Potrebbe bastare una piccola sosta davanti a un presepio. Si rimane a contemplare, il cuore lontano dal tumulto delle voci che ci distraggono e ci stordiscono. I pensieri possono trascorrere dalla terra al cielo, dal passato al futuro, dalla fragilità di un bimbo al senso ultimo del nascere e del morire. Ed è in questa conchiglia di silenzio che il Verbo può far risuonare la sua voce che viene dall'oceano immenso dell'amore di Dio. Ascolteremo parole segrete che il Padre ama confidare solo agli amici. 
(don Luigi Pozzoli, Natale l'oggi di Dio)

... guardare e ascoltare, in silenzio ... lì dovunque noi siamo, nel faticoso quotidiano, nelle nostre incertezze e nei nostri dubbi, nella gioia che spalanca il cuore e nel dolore che non passa ... per ritrovare Dio in un bambino, come qualcuno che ci prende per mano senza mai abbandonarci e che ci accompagna nella quotidiana avventura di ogni nostro giorno: 

Sulle pagine di un vecchio libro della biblioteca dei monastero, due monaci avevano letto che esiste un luogo, ai confini dei mondo, dove cielo e terra si toccano. Decisero di partire per cercarlo e promisero a se stessi di non tornare indietro finché non lo avessero trovato. Attraversarono il mondo intero, scamparono a innumerevoli pericoli, sopportarono tutte le terribili privazioni e sacrifici che comporta un pellegrinaggio in tutti gli angoli dell'immensa terra. Non mancarono neppure le mille seducenti tentazioni che possono distogliere un uomo dal raggiungere la sua meta. Le superarono tutte. Sapevano che nel luogo che cercavano avrebbero trovato una porta: bastava bussare e si sarebbero trovati faccia a faccia con Dio. Trovarono la porta. Senza perdere tempo, con il cuore in gola, bussarono. Lentamente la porta si spalancò. Trepidanti i due monaci entrarono ... e si trovarono nella loro cella, nel loro monastero. 

Il Natale di Gesù non è avvenuto nella straordinarietà ma nella quotidianità. Così anche per noi oggi: Dio lo si incontra là dove lo lasciamo entrare. Dio ci invita a vivere il quotidiano, il feriale con il cuore della festa, a vivere l'ordinario in modo straordinario, la straordinarietà delle Beatitudini, dell'amore gratuito, creativo e senza pentimenti di Dio. 
E, come l'aria nuova della primavera, quando Dio arriva nella nostra vita, capita sempre un nuovo inizio. 
E' come se nascessimo di nuovo.

GIOIA E SEQUELA

Mostrami il tuo essere uomo 
e io ti dirò qual è il tuo Dio 
(Teofilo di Antiochia)

Dio è un bambino, è un uomo ... lo stile del nostro Dio, lo stile dell'Incarnazione ci invitano alla tenerezza, alla solidarietà, alla speranza, all'amore concreto e significativo per l'uomo.
Perché se Natale è un messaggio di gioia e di speranza, è anche un invito alla sequela, un invito a vivere lo stesso stile del nostro Dio. 
Ai cristiani è chiesto di essere, con audacia, scopritori, tessitori, artigiani di una speranza mai estinta, che sa attraversare lo spessore dell'oscurità. 
E allora la gioia diventa un compito e la tristezza, l'ingiustizia, nemici da combattere, perché un cristiano non può restare impassibile, indifferente davanti alla sofferenza di tanti: il Natale non glielo permette.

"Amatevi come lo vi ho amato", "Come ho fatto io, fate anche voi", "Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me" ...

Sono le parole semplici, chiare, scomode, dure del nostro Dio: se sapremo viverle sarà Natale.
Con tanto affetto, Buon Natale !
 
 
 
 

l'Informatore parrocchiale, Dicembre 1997

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