NATALE:
DIO AD ALTEZZA DI BAMBINO

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NELL'ABBRACCIO DEL MISTERO

Vi sono misteri nei quali bisogna avere il coraggio di gettarsi, per toccarne il fondo, come ci gettiamo nell'acqua, certi che essa si aprirà sotto di noi …
Non ti è mai parso che vi siano delle cose alle quali bisogna prima credere per poterle capire? (Jan Dobraczynski, Lettere di Nicodemo)

E' così per ognuno di noi di fronte al Natale di Gesù.
E' così per me.
Ed è per questo che riapro sempre in questi giorni i Vangeli a quelle pagine - splendide e intense, dolci e dure, così antiche e così nuove - che narrano del Natale.
Per andare incontro al mistero, là dove la sola ragione si smarrisce, per gettarmi nell'abbraccio del mistero, per credere.
E credere per capire, meravigliarmi per capire, lasciarmi turbare per capire.
E ritrovare il silenzio come parola d'amore oltre le parole.
E, nel silenzio, ritrovare nuove parole.
Per narrare di nuovo, a me e a voi, il mistero di un Dio che è venuto, che viene oggi, che viene sempre, che verrà.


E' VENUTO


Non temete, ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia.

(Lc 2,10-12)


E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi.

(Gv 1,14)


Questo è l'evento del Natale. Questo è ciò che è accaduto. Questa è la nostra incredibile e folle fede.
Noi cristiani non proviamo solamente un vago sentimento religioso, non crediamo semplicemente in qualcosa di più grande che ci sovrasta e ci avvolge, non crediamo in un dio indefinibile e senza volto. Crediamo in Qualcuno, nel Dio di Gesù Cristo. In un Dio che si è fatto vedere, che si è rivelato in un uomo, nella debolezza e nella fragilità di un uomo.
L'eterno nel tempo, l'infinito nel limite, la grandezza nella piccolezza …
Il Creatore in una grotta, nel ventre e nelle braccia di una madre, nel pianto e nei giochi di un bambino …
Tutti inconfondibili segni della fantasia di Dio, del suo straordinario amore per la nostra libertà, della sua testarda fiducia nel nostro saper vedere oltre.

Nulla dell'Altissimo può essere conosciuto se non attraverso l'Infinitamente Piccolo, attraverso questo Dio ad altezza di bambino, questo Dio raso terra dei primi ruzzoloni, il naso nell'erba. (Christian Bobin)

Il nostro Dio è venuto così.


VIENE OGGI, VIENE SEMPRE


Tempo del concepimento di un Dio
che ha sempre da nascere …
(David Maria Turoldo)

Il Maestro cammina lì vicino.
E' più facile che sia assente nelle ore felici che in quelle dure,
dai passi malcerti e difficili …
(Helder Camara)

Ecco, io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo.
(Mt 28,20)

Non è venuto una volta per sempre, una volta per tutte.
Viene sempre. Viene ora. Viene qui. Viene per me.
Se ho il coraggio di varcare la soglia di una chiesa, di cercarlo alle sorgenti del silenzio, di cercarlo in quella incancellabile traccia che è il nostro desiderio di cielo, di assoluto. Se ho il coraggio di mettermi in ginocchio, in ascolto.
Se rimango nel Suo amore. (Gv 15,9)
Il nostro è un Dio silenzioso, ma non è assente. La sua è una più acuta e segreta presenza.

La vita non è un affrettarsi
verso un futuro che s'allontana, né un agognare
un passato immaginato. E' il voltarsi
come per Mosè al miracolo
del roveto ardente, a uno splendore
che sembrava transitorio come la tua giovinezza
d'un tempo, e invece è l'eternità che ti aspetta.
(R.S. Thomas)

Il nostro è un Dio che viene così, ogni giorno. E ci nutre di vita eterna.

VERRA'


Vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno vi potrà togliere la vostra gioia. In quel giorno non mi domanderete più nulla.
(Gv 16,22-23)

La vita non è - come fa dire Shakespeare a un suo personaggio - un'ombra vagante, non è un racconto raccontato da un idiota che non significa nulla …
Chinati sulla soglia di quella grotta rinasce come seme la speranza, la certezza che c'è un oltre, che la vita non ci darà scacco matto. Che Dio lo incontreremo davvero, faccia a faccia. E nelle sue braccia si scioglieranno tutte le nostre domande … Che incontreremo di nuovo chi ci ha amato e abbiamo amato.
Perché il nostro è un Dio che è entrato nel tempo e nella morte, che spalancherà il tempo e sconfiggerà la morte, il dolore. E che ha in serbo per noi mirabili sorprese.

Quelle cose che occhio non vide né orecchio udì
né mai entrarono in cuore di uomo,
queste ha preparato Dio per coloro che lo amano.
(1 Corinti 2,9)

Mi fido di Dio. Verrà. E sarà gioia piena, dolcezza senza fine.

DEVE PUR ESSERCI UN POETA


E' nato per voi oggi un salvatore. Dio è ora dentro la carne. E se tu devi piangere, anch'egli imparerà a piangere. E se tu devi morire, anch'egli conoscerà in pienezza la morte. Nessuno potrà più dire guardando il suo fratello: qui finisce la terra e qui comincia il cielo, perché ormai sono abbracciati. E finito ed infinito sono dentro di noi in miscela prodigiosa.
(Ermes Ronchi)

Questo è lo splendido frutto del Natale. Questo è ciò a cui ci chiama il Natale: a liberare l'infinito racchiuso in noi. Come?
Ce lo racconta in modo mirabile Dickens nel suo Canto di Natale. Il protagonista, uno che ha il gelo nel cuore, sogna il suo socio in affari morto da tempo e che ora gli appare in catene.

"Come sei finito in questa catena?", gli chiede Scrooge, che adesso trema fin nelle midolla. Lo spettro risponde: "Ignorando, nella vita, la benevolenza e la carità, per i nostri affari; camminando tra la folla dei miei simili con gli occhi rivolti a terra, e non a quella stella benedetta che condusse i Magi alla capanna … Ora vago inquieto nel mondo, costretto a contemplare, senza poter intervenire, tutte le occasioni passate e presenti del mancato amore".

Che non ci sia nessun mancato amore nel nostro Natale. Amore per Dio. Amore per gli uomini. Amore per la vita, nonostante tutto. Come da un campo di concentramento scriveva Hetty Hillesum:

In me non c'è un poeta,
in me c'è un pezzetto di Dio che potrebbe farsi poesia.
In un campo deve pur esserci un poeta,
che da poeta viva anche quella vita e la sappia cantare.



dall'Informatore Parrocchiale - dicembre 2002
 

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