NATALE 2002
MESSA DELLA NOTTE

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Siamo qui stanotte in tanti perché tutti noi abbiamo una forte nostalgia di vita, di pace, di luce, di amore, di speranza, di letizia, di gioia e qui, nella liturgia del Natale, ci sembra - siamo certi, spero, - di trovare finalmente qualcosa o meglio Qualcuno.

Edith Stein (1891-1942), ebrea, divenuta cattolica e carmelitana, uccisa nel lager di Auschwitz dai nazisti e proclamata santa da Giovanni Paolo II, ha scritto:

 

Natale. Questa semplice parola emana un fascino misterioso, cui ben difficilmente un cuore può sottrarsi. Anche coloro che professano un'altra fede e i non credenti, cui l'antico racconto del Bambino di Betlemme non dice alcunché, preparano la festa e cercano di irradiare qua e là un raggio di gioia. … Una festa dell'amore e della gioia, questa è la stella verso cui tutti accorrono.

Sono passati più di duemila anni da quella nascita. E ancora dopo 2000 anni non è esaurito lo stupore perché a Natale è accaduto l'incredibile, l'inverosimile, l'inaudito: l'invisibile si è fatto visibile, l'infinito si è fatto limitato, l'immortale si è fatto mortale.

C'è stato uno scambio meraviglioso e incredibile tra Dio e l'uomo così celebrato da San Giovanni della Croce (1542 - 1594):

Dio, nel presepio, piangeva e gemeva…
E la mamma soffriva a vedere tale scambio:
il pianto dell'uomo in Dio
e nell'uomo la letizia:
cose che all'uno e all'altro
prima erano così aliene

Lasciatemelo dire: un Dio sul trono non ci avrebbe preso il cuore, ma un Dio nella mangiatoia un Dio così ci prende il cuore. Un Dio così, il Dio del presepio, il Dio del Vangelo non si può accusare; a un Dio fattosi Bambino per amore si può solo dire, stupiti, grazie.

Dio si fa uomo, il cielo si mescola alla terra, l'infinito al finito.

Da quando Dio si è fatto uomo in Gesù di Nazareth, ha scritto il grande teologo Karl Barth, "L'uomo può dirsi senza Dio, può sentirsi ateo, ma Dio non può dirsi senza l'uomo perché Dio non è più senza l'uomo, rimane abbracciato, così coinvolto con l'umanità da appartenere ad essa". Nessuno potrà più dire qui finisce la terra e qui comincia il cielo, perché ormai sono abbracciati. E nessuno potrà dire più: qui finisce l'uomo, qui comincia Dio, perché Creatore e creatura sono abbracciati. E finito ed infinito sono dentro di noi in miscela prodigiosa. (Ermes Ronchi)

Stanotte ancora una volta ci è svelato il segreto della vita così espresso da San Francesco d'Assisi:

Non è la terra che regge il cielo, è il cielo che regge la terra

Lasciamo stanotte allora entrare un po' di cielo nella nostra vita. Anche perché Un poeta ha scritto che quando Dio creò il nostro cuore, prima di metterlo nel nostro corpo, ne tolse un pezzettino e lo mise in uno scaffale del Paradiso. L'uomo - dice questo poeta - sogna di riavere quel pezzettino che è "lassù". Così in ognuno di noi c'è la ricerca di Dio, di quel pezzettino di cuore, fatto con i tessuti del cuore di Dio e restato nello scaffale di "lassù". (don Averardo Dini, parroco a Firenze)

Non dimentichiamo mai che, come c'è un pezzetto del nostro cuore in uno scaffale del Paradiso, così c'è qualcosa di Dio in ogni uomo.
Questo non è spesso evidente. Non è facile intravedere in certe persone, in certi degradi, in certi drammi, in certe vite abbruttite un pezzo di cielo. Eppure nessuno è perduto per sempre perché in ogni uomo, anche nell'uomo più degradato, è stampata in maniera indelebile l'immagine di Dio ed è nascosta una speranza incredibile: Gesù dalla croce salva per primo un brigante dicendogli: "Oggi tu sarai con me in paradiso" (Lc 23, 43)

Famosissimo è il racconto dell'apparizione di Gesù Bambino a S. Gerolamo:

 

Il Bambino gli chiede:"Gerolamo, dammi in dono qualcosa di tuo"
"Ti dono la mia mente con quello che sa".
"Ma quella è già mia", risponde Gesù Bambino.
"Ti dono il mio cuore con quello che ha".
"Ma anche quello è mio". "Che posso darti allora che non sia già tuo?"
"Gerolamo, dammi i tuoi peccati: quelli sì che sono tuoi. Dammeli perché
li distrugga con il mio perdono e al loro posto io metta grazia e gioia".

Buttiamo tutti i nostri peccati in Dio e saremo fatti nuovi, rinasceremo.
Dio ci rinnova con il suo amore. Di più, Dio si è fatto uomo perché l'uomo diventasse Dio.
L'ho voluto scrivere sull'immagine portata in tutte le vostre case

E' venuto in una stalla
per mettere te sul trono;
è disceso dai cieli
perché tu raggiungessi le stelle
(Sant'Ambrogio)

Questa notte siamo chiamati a scrivere ancora una volta nel cuore il Natale, cioè la certezza di un Dio che ti vuole bene, nel cuore. Quando una parola è scritta nel cuore non la si può mai lasciare a casa. A casa si può lasciare ciò che si ha nella borsa, ma una cosa che è scritta nel cuore sta con noi stabilmente.
Questa è la parola da scrivere nel cuore: "Dio mi ama". Forti di questa certezza ed esperienza occorre ripartire da qui, ricominciare, rinascere, tornare a sognare, a lottare, a sperare, ad amare, a perdonare, a servire, a donare e donarsi, a mescolare ogni giorno cielo e terra, infinito e finito.
La fede cristiana è l'arte di vivere finito ed infinito insieme.

Il Natale, quando è accolto nella fede, fa rinascere, fa nascere di nuovo. Chiediamo allora al Signore Gesù. a Gesù Bambino che ci regali gli occhi smisurati di Dio per vedere con occhi nuovi la vita, Dio, il prossimo.
Ma per avere questi occhi smisurati occorre che capiti a noi, durante questa messa, il miracolo del Natale: la conversione del cuore perché le radici degli occhi sono nel cuore.
E' proprio quello che può accadere nella notte di Natale in tutte le chiese del mondo: tutto dipende da noi, da ciascuno di noi.

Buon Natale!

NATALE 2002
 

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