PASQUA:
NIENTE E' PIU'
"A CIELO CHIUSO"



Un giorno siamo nati, un giorno moriremo, lo stesso giorno, lo stesso istante. Partorimmo a cavallo di una tomba, il giorno splende un istante, ed è subito notte. (Samuel Beckett)

Non vi fate sedurre:
non esiste ritorno.
Altro mattino non verrò.
Morite con tutte le bestie
e non c'è niente, dopo.
(Bertold Brecht)

Sembra proprio che vivere significhi essere condannati a morire, che il vivere sia un viaggio verso le tenebre del nulla. Un viaggio tutto "impastato" di dolore.
Non si può sfuggire alla serietà, alla tragicità di queste riflessioni. Perché la morte e il dolore si insinuano, penetrano nei nostri giorni, nei nostri affetti, nei nostri amori. Perché spesso ci si sente portar via il cuore ... Ma nel "buio" si fa strada una luce, un annuncio, una speranza, una incredibile e inaudita speranza:

Non abbiate paura, voi! So che cercate Gesù il crocifisso. Non è qui.
E' risorto, come aveva detto. (Matteo 28,5-6)

Gesù, di Nazareth, il crocefisso è risorto !!!
Questa è la fede dei cristiani, la nostra fede.
Questa la nostra speranza, questo il nostro "destino".
Questa è la Pasqua: una morte, ma una morte sconfitta che diventa vita nuova.
Chi guarda la Pasqua vi ritrova tutta la sua vita: vi ritrova le lacrime, il grido di un abbandono, il dolore insopportabile di una perdita, e insieme vi ritrova una speranza talmente grande da essere indicibile. Chi guarda alla Pasqua vede un uomo appeso a una croce, che i chiodi non hanno potuto fermare. Sì, alla Pasqua è "appesa" la nostra vita.

Tua è,Signore,
la sola Verità
Quella che noi
qui adesso
afferra.
La nostra sfatta voce
sperando disperata
a te s'aggrappa,
o Padre,
e alla tua Croce.
(Giovanni Testori)

Alla Pasqua ci si abbandona.
Dalla Pasqua ci si sente "afferrati". Afferrati, come Gesù, dalle mani del Padre. Mani che ci prendono quando più nessuna mano ci tiene. Dio Padre, l'Abbà, è la nostra speranza, cui tutto affidiamo.
E ... senza dubbio ... risorgeremo!

Può essere mai vero quanto dice la religione, che noi risorgeremo da morti, e torneremo in vita, e ci rivedremo l'un l'altro, tutti quanti, e dunque anche ll'jusa? (chiede Kolia ad Alésa durante il funerale dei piccolo Il'jusa).
Senza dubbio risorgeremo, senza dubbio ci rivedremo, e lietamente, gioiosamente ci racconteremo a vicenda tutto ciò che è stato ... fra sorridente e rapito rispose Alésa.
(Fedor Dostoevskij, I fratelli Karamazov)

Chi "inginocchia" il proprio cuore di fronte all'annuncio di Cristo Risorto, di fronte alla Sua presenza nell'Eucarestia, nella Chiesa, chi si lascia spalancare il cuore dal canto dell'Alleluia e dalle campane nella notte pasquale, incomincia a sperare, a vincere l'esperienza del male, del soffrire, della morte ... e anche se le lacrime, il dolore, la morte non se ne vanno, non sono più uguali.
Perché la Pasqua è un annuncio per il qui e l'ora:

La Pasqua
plasma il volto dei cristiani
in volto di speranza, di coraggio,
di misericordia, di audacia evangelica:
la morte è stata vinta,
il Cristo ha trionfato sugli inferi!
Ormai non vi è più
alcuna situazione umana
"a cielo chiuso".
(Enzo Bianchi)

La Pasqua deve far "esplodere" il sepolcro del nostro cuore.
La forza della Resurrezione deve agire al centro del nostro essere, al centro della nostra libertà, al centro della nostra vita, al centro delle nostre scelte.
Serafino di Sarov salutava sempre chi incontrava con queste parole: "Mia gioia, Cristo è veramente risorto!". Lui riusciva a trasferire nel quotidiano, nei rapporti personali, tutta l'energia pasquale.
Anche a ciascuno di noi è chiesto così: vivere capaci di credere nella Resurrezione, vivere a partire dalla Resurrezione.
Vivere capaci di amare come Cristo ci ha amati: fino in fondo.
Vivere capaci di sperare in Dio Abbà, sempre. E allora sarà Pasqua.
E allora la nostra vita sarà un dolcissimo "annuncio di primavera".
 
 
 
 

l'Informatore parrocchiale, Aprile 1999

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