PASQUA:
UN CANTO DALLE LACRIME



In montagna a volte il cammino si fa difficile: ti prendono le vertigini e d'un tratto ti senti paralizzato dalla paura, dal terrore.
Diventa impossibile andare avanti e impossibile tornare indietro.
Tutto si blocca: la ragione, i muscoli, persino la parola.

Può capitare però che qualcuno si metta davanti a noi e ci proponga di attaccarci a lui. In silenzio, con dolcezza.
Allora noi piano piano mettiamo i nostri passi nei suoi, lo seguiamo con fiducia.

E la strada si apre nuovamente sotto i nostri passi. Ciò che sembrava impossibile appare ora possibile.

Ma ci è voluto un atto di fiducia, apparentemente irragionevole. Ci è voluto un atto di fede. Ci è voluto il coraggio del salto, dell'abbandono fíducioso.
Così capita spesso nelle nostre vite ...

E' a questo salto, a questo mettere la nostra mano nella mano di un Altro che ci ha invitato don Giovanni Barbareschi nella serata iniziale dei nostro splendido Quaresimale "Su ali d'aquila", quando ci ha recitato questa indimenticabile poesia di Trilussa:

Quella vecchietta cieca che incontrai
la notte che me spersi in mezzo ar bosco,
me disse: - Se la strada nun la sai
te ciaccompagno io, che la conosco.

Se ciai la forza de venimme appresso
de tanto in tanto te darò una voce
fino là in fonno, dove c'è un cipresso
fino là in cima dove c'è la Croce...

Io risposi: - Sarà... ma trovo strano
che me possa guidà chi nun ce vede...

La cieca, allora, me pijò la mano
e sospirò: - Cammina!

Era la Fede.

E' la fede pasquale. Quella di una croce e di un sepolcro vuoto.

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Nell'ultimo viaggio col Suffragio Tour in Toscana, a Siena, ho visto una meraviglia e me ne sono innamorato: un dipinto di Duccio di Buoninsegna, nel retro della sua famosa Maestà. Un gioiello che dono anche a voi nell'immagine augurale di Pasqua.

In questo dipinto non c'è il Risorto. C'è una tomba vuota. E un angelo in apparente precario equilibrio. E tre donne tristissime, impaurite, chiuse nei loro mantelli. L'angelo indica un oltre: "Non è qui, è risorto!".

Come questo angelo noi cristiani siamo chiamati a credere e a diventare testimoni della risurrezione, messaggeri forti e dolci di speranza, di vita eterna.

La fede non mi ha consolato della morte di Letizia.
Piuttosto è stata la sua morte che mi ha fatto dubitare della fede.
E mi sono reso conto che tutto il mondo vive questo dubbio disperato.
Solo la vita eterna è importante.
Il cristiano è al mondo per dire questa parola.
Che sarà una domanda o una preghiera.
Ma questo deve essere: il resto il mondo lo sa a memoria.
Solo la speranza di non morire giustifica l'esistenza delle Chiese e la predicazione dei Vangelo.
Lo speranza di non morire, che ogni cristiano si porta dentro come una donna incinta.
(Luigi Accattoli, La speranza di non morire)

... il dubbio disperato, il grande forse te li porti dentro sempre, non ti abbandonano mai.

Eppure, incrollabile, si fa strada lo splendido dono di una speranza inattesa che buca il buio della morte: la Pasqua. La Pasqua di Gesù. La nostra Pasqua. Il passaggio dalla morte alla vita.

Così mi ha scritto una persona amica:

Donna, perché piangi?
E' l'ingiusto dolore.
Che torchia.
E' la crudele impotenza.
Che oscura, che annienta.
E' la morte.
Che nasconde, che divide, che strappa.
Lascia che pianga.
Anche Tu l'hai fatto.
Per un amico.
E sulla Tua croce.

Donna, perché piangi?
La musica è dissolta.
La gioia interrotta.
La speranza curvata.
Lascia che pianga.
Anche Tu l'hai fatto.
Provando l'abbandono.

Donna, perché piangi?
Lascia che pianga
ma Tu raccogli
queste lacrime
e fanne preghiera.
Accarezza i solchi feriti.
Ascolterò il silenzio.
Guarderò il buio.
E sentirò una voce:
non siamo qui,
siamo risorti.

E canterò
un canto nuovo.

E' quello che vi auguro in questo Pasqua: un canto nuovo, colmo di indistruttibile speranza, di forza inaudita. Un canto che può nascere dalle lacrime.

A S. Galgano in Toscana c'è un'abbazia a cielo aperto ... dovrebbe capitare così a Pasqua, a ogni Messa: riuscire a intravvedere il cielo, "bucando" la pesantezza di ogni cupola...

Nella chiesa di Montepulciano è stato girato un famoso film: "Il paziente inglese". Lì, in quella chiesa ho ricordato una sua splendida sequenza. Un soldato inglese conduce l'infermiera di cui è innamorato proprio lì e, con una carrucola, la issa in alto, la fa dondolare, per farle ammirare da vicino i meravigliosi affreschi. E' una danza, è una gioia. Contagiose.

Se anche noi riuscissimo ad avvicinare al Vangelo, a Cristo con la stessa gioia, con lo stesso stupore, con la stessa fantasia ... sarebbe Pasqua! Già oggi.



l'informatore parrocchiale marzo 2002

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