BISOGNA AGGANCIARE
L'ARATRO A UNA STELLA
Omelia della
VEGLIA PASQUALE del 2002
Si racconta di uno scienziato tedesco che, cercando un posto tranquillo dove sistemarsi, aveva finito per scegliere un'abitazione che stava nelle immediate vicinanze di un monastero di clausura.
Non aveva la fede, ma quell'ambiente presentava il vantaggio di essere ideale quanto a quiete per le sue ricerche.
"Qui almeno troverò il silenzio di cui ho bisogno per i miei studi e i miei esperimenti", pensava.
Le sue previsioni si rivelarono esatte solo parzialmente.
Di fatto, gran parte della giornata la sua casa era come avvolta dal silenzio, rotto soltanto dal suono di una campanella. Ma poi venivano le ore di ricreazione delle monache. Allora non c'era verso di difendersi da quell'allegria scoppiettante; l'esplosione delle risate trapassava muri e finestre.
Per lo studioso diventò quasi un'ossessione. Ragionava:
"Queste donne sono povere, conducono una vita di penitenza, non conoscono il piacere. Come fanno ad essere così contente? Non ci sarà sotto, per caso, qualcosa di losco?".
Decise di togliersi il pensiero parlandone direttamente con l'abbadessa. Questa gli fornì una spiegazione semplicissima:
"Siamo le spose di cristo". "Ma il vostro sposo non è morto duemila anni fa?", obiettò quello.
"Mi scusi, signor professore, ma lei non deve essere stato informato che tre giorni dopo è risorto da morte. E noi siamo testimoni appunto, di ciò che è accaduto tre giorni dopo".
Tutto dipende da quel mattino di Pasqua.
A Pasqua nasce il cristiano come uomo che accoglie una notizia straordinaria, un fatto incredibile: Gesù il Crocifisso è risorto.
La Pasqua qualifica il cristiano come uomo
- che vive una compagnia splendida
- che porta una speranza non meno che eterna
- come uomo del dono, della fraternità, dell'unità.
IL CRISTIANO È UN UOMO CHE VIVE
UNA COMPAGNIA SPLENDIDA
Gesù è risorto. La Pasqua è celebrare una presenza.
E' molto bello vivere la fede cristiana come "essere compagni di ", "essere amici di", "essere alla sequela di".
E questo "di" è Gesù di Nazareth il Crocifisso risorto, presente oggi in mezzo a noi, contemporaneo.
Il cristiano è colui che vive questa compagnia splendida, insuperabile di Dio: "Io sono risorto e sono con te".
IL CRISTIANO È TESTIMONE
E PORTATORE DI SPERANZA
Gesù è risorto!
Finalmente una speranza non dal fiato corto! Una vita per sempre, vita eterna!
Dice un proverbio africano:
Bisogna agganciare l'aratro ad una stella
Occorre agganciare l'aratro della vita alla stella della Pasqua, cioè a questo fatto che Cristo è risorto.
Attenzione! Il dono non è la salvezza dalla morte: noi siamo e restiamo mortali. Il dono è la salvezza nella morte: la morte non è l'ultima parola sull'uomo.
L'ultima parola sull'uomo e sul mondo non è il Venerdì Santo, non è la malattia, il tumore, la guerra, l'ingiustizia ma è pace, giustizia, perdono, vita eterna, un mondo diverso, il paradiso.
"Memento mori": "ricordati che devi morire", ha ripetuto per secoli la tradizione cristiana, dimenticando che questa parola è più pagana che cristiana. La parola cristiana è un'altra: "Ricordati che devi risuscitare". Ricordati che puoi risuscitare già ora.
La Resurrezione non è soltanto un fatto avvenuto, un fatto che riguarda Gesù, ma un fatto che avviene e che avverrà per tutti noi: questa è la speranza cristiana.
Diventare testimoni di Cristo risorto oggi vuol dire dare attualità alla Resurrezione nel nostro quotidiano, vuol dire creare frammenti di Paradiso qui e ora su questa terra, come ha intuito in maniera geniale Italo Calvino ne Le città invisibili:
L'inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n'è uno è quello che è già qui, l'inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme.
Due modi ci sono per non soffrirne.
Il primo riesca facile a molti: accettare l'inferno e diventarne parte fino al punto da non vederlo più.
Il secondo è rischioso e richiede attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e che cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare, a dargli spazio.
IL CRISTIANO È L'UOMO DEL DONO,
DELLA FRATERNITÀ, DELL'UNITÀ
Ed ecco la terza ed ultima caratteristica dell'esperienza pasquale: il cristiano è testimone e portatore di uno stile di vita.
- è lo stile della lavanda dei piedi che abbiamo guardato, pensato e ammirato il Giovedì Santo: "l'essere per", cioè il servizio, il donarsi con gratuità.
- è lo stile della vite e del tralcio, cioè dell' "essere con", del fare comunità, dell'essere appassionati. Quello dell'unità della parrocchia, della Chiesa, del mondo.
Giovanni nella prima lettera al capitolo 3 scrive:
Noi sappiamo che siamo passati dalla morte alla vita, perché amiamo i fratelli.
Chi non ama rimane nella morte.(1 Gv 3, 14)
"L'essere con" e cioè la fraternità, "l'essere per" e cioè il servizio sono la prova del nove dell'aver fatto Pasqua.
...chi non ama non ha fatto Pasqua.
La pratica della carità è il vero segno della Pasqua cristiana.
Un pesco che fiorisce è la primavera;
ma se non fiorisce il cuore,
se non si allarga, se non cessa di odiare,
la primavera non è più primavera
perché non c'è primavera
se il cuore non fa Pasqua con l'uomo.
Riuscirà quest'anno la Pasqua
a far primavera nel cuore dell'uomo?
(don Primo Mazzolari)
Allora per noi presenti a questa Eucarestia è Pasqua se il nostro cuore sta fiorendo, e il nostro cuore sta fiorendo se noi siamo decisi a tornare, a ricominciare o a continuare a credere, a sperare, ad amare, a servire, a donare, a perdonare.
Questa è la Pasqua cristiana.
Questo è il mio augurio: che si faccia Pasqua, cioè primavera, anzitutto dentro di voi!
l'informatore parrocchiale aprile 2002
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