RESURREZIONE:
UNA PAROLA "FOLLE"
Quando si soffre nella carne e nello spirito, il
pianto è la naturale risposta. E di pianto ce n'è
tanto, ma tanto! Se lo calcolassimo prenderebbe lo spazio di un
mare, di un grande mare. Quando gli occhi per un istante si
asciugano, ci mettiamo a pensare: perché? perché,
Signore, tanto pianto? La risposta non viene così
facilmente. Poi riprendiamo a piangere e i pensieri si
ingarbugliano, inciampano come uccelli feriti. Poi torniamo a
chiederci: perché? Perché? I segni come le parole non
bastano a calmarmi e a dare una risposta adeguata. Permane il
mistero. Ci deve essere dell'altro. Il segreto è ancora
nascosto. Ma dove cercare? Il vero segreto nascosto nei secoli
è il Dio Crocefisso ...
(Carlo Carretto, "Perché Signore?")
Ogni Pasqua è la ricerca di questo segreto.
Ogni Pasqua riacutizza le domande, riapre e insieme accarezza le
nostre ferite.
Ogni Pasqua ci fa lo straordinario dono di un’inaudita
speranza: Gesù, il Crocefisso, è Risorto! E’ Lui
il segreto!
Mettere i nostri occhi pieni di lacrime nei suoi occhi, appendere
al suo cuore tutti i nostri perché, appoggiare al suo petto
la nostra testa ... Guardare al suo dolore e al nostro, guardare
al dolore di tutti ... Carpire il suo segreto ...
E, tra le lacrime e lo stupore, sognare uno splendido mattino di
Pasqua.
Anche se il mistero permane, anche se il buio permane, anche se
le domande permangono. Anche se la notte sembra senza fine.
Lo ha scritto con rara intensità il mistico san Giovanni
della Croce:
Io conosco la fonte, scivola, corre,
ma è di notte.
Nella notte oscura di questa vita
io la conosco la fonte,
con la fede
ma è di notte.
Io so che non può esservi cosa più bella
che cielo e terra vengano a bervi
ma è di notte.
Io so che è un abisso senza fondo
e che nessuno può passarla a guado
ma è di notte.
La sua luce non si scurisce mai
e io so che da lei nasce ogni luce
ma è di notte.
Questa fonte eterna è nascosta
in questo pane vivente
per darci la vita
ma è di notte.
Questa fonte viva del mio desiderio
in questo pane di vita
io la vedo
ma è di notte.
Fidarsi di un uomo appeso ad una croce, fidarsi
delle sue parole, dei suoi gesti, dei suoi silenzi, delle sue
promesse ... tutto questo è Pasqua.
E anche nella notte può spuntare qualche stella ...
Cammina. Senza sosta cammina. Va qui e poi là.
Trascorre la propria vita su circa sessanta chilometri di
lunghezza, trenta di larghezza. E cammina. Senza sosta.
La morte, il vento, l'ingiuria: tutto riceve in faccia, senza mai
rallentare il passo. Si direbbe che ciò che lo tormenta
è nulla rispetto a ciò che egli spera. Che vivere
è come il suo cammino: senza fine.
Va dritto alla porta dell'umano. Aspetta che questa porta si
apra. La porta dell'umano è il volto.
I quattro che descrivono il suo passaggio sostengono che, morto,
si è rialzato dalla morte. E' questo indubbiamente il punto
di rottura: questa storia che ha molti tratti della luce serena
d'Oriente, assume qui una dimensione incomparabile. O ci si
separa da quest'uomo su questo punto, e si fa di lui un sapiente
come ce ne sono stati migliaia ... Oppure lo si segue ... L'uomo
che cammina è quel folle che pensa che si possa assaporare
una vita così abbondante da inghiottire perfino la
morte.
Coloro che ne seguono le orme e credono che si possa restare
eternamente vivi ... sono forzatamente considerati matti. Quello
che sostengono è inaccettabile. La loro parola è folle
e tuttavia cosa valgono altre parole, tutte le altre parole
pronunciate dalla notte dei secoli? Cos'è parlare?
Cos'è amare? Come credere e come non credere?
Forse non abbiamo mai avuto altra scelta che tra una parola folle
e una parola vana.
(Christian Bobin, L'uomo che cammina)
Forse siamo proprio dei folli a credere. A credere
che si possa risorgere, che la morte possa essere sconfitta, che
un giorno ci rivedremo tutti, che il nostro corpo risorgerà,
che il nostro destino non è il nulla, la polvere ...
Forse siamo dei folli a credere nell’uomo dei
Vangeli.
Forse ...
Io ho "abbracciato" questa follia, sono innamorato di questa
follia.
So che sperare è difficile, so che è più facile
disperare: è la nostra grande tentazione.
Eppure ho conosciuto e conosco tante persone la cui vita ha tutto
il sapore di speranza, di Resurrezione ...
La gioia è contagiosa, proprio come il dolore.
Ho un amico che irradia gioia, non perché la sua vita sia
facile, ma perché egli è solito riconoscere la presenza
di Dio in mezzo a ogni umana sofferenza, la propria come quella
degli altri. Dovunque vada, chiunque incontri, è capace di
vedere e udire qualcosa di positivo, qualcosa per cui essere
grato. Non nega la grande sofferenza che lo circonda, né
è cieco o sordo alle voci e ai sospiri di angoscia degli
altri esseri umani, ma il suo spirito gravita verso la luce nelle
tenebre, e verso la preghiera in mezzo alle grida di
disperazione. Il suo sguardo è dolce e la sua voce è
pacata. Non vi è nulla di sentimentale in lui. Egli è
realistico, ma la sua profonda fede gli consente di sapere che la
speranza è più vera della sfiducia, e l’amore
più vero della paura. E’ il suo realismo spirituale
che lo rende un uomo così gioioso. ... La gioia del mio
amico è contagiosa. Più sto con lui, più colgo i
bagliori del sole che risplende dietro le nuvole. ...
Coloro che continuano a parlare del sole mentre camminano sotto
un cielo nuvoloso sono messaggeri di speranza, i veri santi del
nostro tempo.
La luce di Dio è più reale di tutte le tenebre, la
verità di Dio è più potente di tutte le menzogne
umane, l’amore di Dio è più forte della morte.
...
(Henri J.M. Nouwen, Vivere nello Spirito)
L’amore di Dio è più forte della
morte ... l’amore non si può intrappolare.
Questo è la segreta speranza che ci regala il
Crocefisso:
Una tomba è troppo piccola
per contenere il mio amore.
Risorgerò.
Buona Pasqua!
dall'informatore parrocchiale aprile 2003
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