SOLTANTO L’AMORE
PUO’ CREDERE ALLA RESURREZIONE
In cammino verso la Pasqua con un faro puntato.
E’ quello che capita ogni anno nella nostra chiesa nel
tempo di Quaresima, in quei quaranta giorni che portano alla
Pasqua: sull’altare un lungo telo bianco e viola sembra
abbracciare, unire cielo e terra. Sul telo unicamente una grande
croce e Gesù crocifisso, illuminati dalla luce di un
faro.
Tutto porta lì, tutto punta a lì. Il resto rimane
quasi nell’ombra, oscurato dalla potenza e dalla debolezza
di un crocefisso, scandalo e mistero.
Basterebbe sedersi in silenzio e guardare, contemplare, farsi
"invadere" da quella luce, farsi guardare dal Crocefisso e
apparirebbero già i primi bagliori del mattino di
Pasqua…
Quello splendido mattino in cui è risuonato un "folle"
annuncio: "Perché cercate tra i morti colui che vive? Non
è qui, è risorto e vi precede in Galilea".
Se Gesù non fosse risorto sarebbe vana la
nostra fede. Se Gesù fosse rimasto nelle tenebre del
sepolcro, il cristianesimo non avrebbe più
significato.
E’ la resurrezione il punto centrale, nodale di tutta la
nostra vita cristiana, di tutta la nostra vita redenta.
E’ difficile accettare la resurrezione.
Ci sono tanti galantuomini che di Gesù hanno accettato
tutto: la legge, l’impegno morale … Ma la
resurrezione no.
Il nostro illustre e grande concittadino Gaetano Salvemini
scrive: "Io mi sono fermato, per quanto riguarda il
cristianesimo, al venerdì santo. Non sono andato oltre. Mi
sono fermato al Calvario. Ho accettato il grande messaggio umano
di Gesù, ma non sono andato oltre. La resurrezione, no. Al
sepolcro non sono riuscito ad arrivarci".
Eppure sono venti metri appena. Un percorso brevissimo.
Però è il più lungo per chi deve fare un
itinerario di fede.
Chiediamo al Signore che possiamo veramente abbandonarci a Lui e,
soprattutto, possiamo inebriarci dei raggi della luce della
resurrezione.
(mons. Tonino Bello)
Ma come può essere la resurrezione? Non me lo domandate,
non è immaginabile ed è molto difficile affermare
queste cose e allo stesso tempo conservare il nostro buon senso;
ma tutto il Vangelo si dissolve senza questo, e quindi scegliamo
o una notte oscura o una pazzia come questa.
(Fernando Belo)
Davvero difficile, davvero "folle" accettare la resurrezione,
credere nella resurrezione. Sembra che molti cristiani si siano
fermati al venerdì santo, sembrano insensibili alla
resurrezione. Ed è proprio questo – secondo Isacco
il Siro – il solo e vero peccato: rimanere insensibili alla
resurrezione.
Ciondolano davanti alla tomba di Cristo con la
minerale in una mano e il cellulare nell’altra. Rasati a
zero, spalle fuori e bermuda al limite della decenza. Un branco
di ebeti, ecco l’Occidente, i difensori della
cristianità, in coda davanti alla cripta ubi corpus
Eius positum fuit (la cripta dove il Suo corpo fu
posto). L’occhio del monaco che li smista è colmo di
disgusto, se potesse li caccerebbe a bastonate, ma loro non se ne
accorgono. Guardano nel nulla. Uno si infila un dito nel naso. Un
altro quasi grida: "Oh, that’s beautiful" L’unica
variante è "wonderful". Tertium non datur.(Magnifico!
Meraviglioso! Altro non è dato)
"Ma la tomba è vuota!" sussurra un inglese a un amico,
poco dopo essere uscito a testa bassa dal buio quadrilatero. Non
capisce che il senso del sepolcro è proprio in quello
spazio vuoto, sta tutto in quel corpo che non
c’è.
"La vita è nella tomba" sussurra ghignando il vescovo
greco Theofilos per spiegare a me, misero cristiano
d’Occidente, che il mistero è tutto in quelle
reliquie.
(Paolo Rumiz, Gerusalemme perduta)
La vita nella tomba … una morte che in realtà
è vita … una sconfitta che è vittoria
… un fallimento che è salvezza …
Ai nostri occhi o è notte o è giorno, e invece il
paradosso della fede cristiana fa della notte il giorno. Ma per
scorgere, per intravedere tutto questo occorre saper guardare con
gli occhi di Dio, con gli occhi dell’amore, con gli occhi
della fede.
Gli stessi occhi di Maria che guardano il Cristo morto nella
rappresentazione di Giotto, gioiello che dono anche a voi
nell’immagine augurale di Pasqua.
Giotto non toglie nulla all’orrore della morte, della
separazione; non c’è posto in ciò che dipinge
per una facile consolazione, per una speranza a poco prezzo. Gli
occhi aperti di Maria, resi così sottili dal dolore, si
scontrano con gli occhi chiusi di Gesù, si devono
arrestare davanti al gelo della morte. Eppure quello sguardo,
quel concentrato d’amore, non si arrende. Vede attraverso
le lacrime, vede oltre, vede di più …
Soltanto l’amore può vedere oltre, soltanto
l’amore può credere alla resurrezione. Soltanto
l’amore fa dire: non finisce tutto qui, non può
finire tutto qui.
All’amore riesce di accogliere il dono della Pasqua, il
dono del risorto. E’ l’amore l’incontrastato
protagonista del mattino di Pasqua. Quell’amore che sa far
ritrovare i passi della vita, la luce della vita, la forza della
vita. E tutto si trasfigura.
Anche la spessa coltre dell’impossibile può essere
"bucata" da chi vive a partire dalla resurrezione. Ogni giorno e
in ogni situazione di dolore, di solitudine, di povertà,
di ingiustizia, di smarrimento possiamo, dobbiamo dar vita a
gesti di resurrezione, che sappiano ridare speranza, riparare
l’ingiustizia, certi che
Non esistono situazioni in cui l'amore
non abbia ancora qualcosa da dire.
(S. Wyszynski)
E’ la consegna della Pasqua, del Crocefisso
risorto.
l'Informatore parrocchiale, aprile 2006

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