IL TAVOLO DELLA GIOIA

Come colpi di scalpello o come doni preziosissimi e
inaspettati, alcuni gesti rimangono per sempre nella memoria,
negli occhi, nel cuore.
Alcuni di questi gesti in ogni Pasqua ci raggiungono, ci
"investono", ci affascinano, ci stupiscono, ci sconvolgono. Per
l’abisso di tenerezza umana e divina in cui ci
risucchiano.
Sogno che due di questi gesti rimangano per sempre anche in
voi.
E’ il Vangelo di Giovanni che ce li narra.
UNA DONNA ACCAREZZA DIO
Poco prima della festa di Pasqua a Betania, prima
che abbia inizio il turbine di inganno e di violenza che porta
Gesù alla morte, una donna di nome Maria, inginocchiata
davanti a Gesù, cosparge i suoi piedi con un profumo
preziosissimo e li asciuga con i suoi capelli. Tutti intorno a
lei, stupiti commentano. Si chiedono della necessità di
quel gesto. Lei, in silenzio, fa parlare il suo cuore, il suo
corpo, l’esuberanza del suo affetto.
Quella usata è una quantità spropositata di profumo
prezioso. Sembra essere davvero uno spreco incredibile e
scandaloso ma …
L’amore non sta facilmente
dentro regole di ordine e di raziocinio,
l’amore ha un certo coefficiente di follia,
senza il quale sarebbe difficilmente comprensibile (Domenico
Pezzini)
Quel gesto improvviso e inaspettato, senza apparente
utilità, esprime tutta la gratuità e la tenerezza
dell’amore di Maria per Gesù: è un gesto per
Lui, solo per Lui.
I discepoli sono scandalizzati. Giuda ne è indignato.
Invece lei non bada a calcoli: versa tutto, "sciupa" tutto il suo
profumo. Il contrasto è evidente: i discepoli
‘ragionano’, lei ‘ama’. Va oltre il
dovuto e il necessario.
Se manchi di fantasia esamina il
tuo cuore.
Solo da grandi amori nascono grandi fantasie.
Questa donna è l’icona della
gratuità, dell’amore smisurato, dell’amore
senza calcolo.
E il profumo si diffonde per tutta la la casa …
Questa epoca feroce costringe
l’uomo a vivere una vita neutra in cui tutti gli elementi
vitali che stanno alla base dell’esistere consapevolmente,
giudicati superflui, vengono limitati, recisi e, alla fine,
abrogati. I rami segreti del cuore sui quali fioriva
improvvisamente la tenerezza, quale preziosa gloria "superflua",
si atrofizzano, seccano. L’uomo perde in misura sempre
maggiore la sua poliedricità e gli attributi più
significativi della sua identità.
Gettato nella vita "utile", è assetato di tenerezza.
Tutto il creato è assetato di tenerezza.
Dio stesso ne è assetato.
(Kostas E. Tsiròpulos, Sulla tenerezza)
Maria, a Betania, ha creduto che l'amore non si
spreca mai. Di più, ha capito che l’amore che non ha
il coraggio di sprecare, di consumarsi, di perdere, non è
amore. Il suo è stato un "inno allo spreco" …
ciò che facciamo passa, solo l’amore resta, diventa
vangelo e profuma tutto all’intorno.
UN DIO LAVA I PIEDI AGLI UOMINI
Prima della festa di Pasqua, in quell’ultima,
indimenticabile cena con i suoi amici, Gesù si inginocchia
e lava i piedi ai suoi discepoli.
Per commentare questo gesto che capovolge il nostro modo di
pensare a Dio, alla vita, alla felicità, rubo le parole
allo scrittore Luigi Santucci che ha mirabilmente colto lo
"scandalo" di quel gesto:
"E sapendo che era giunta la sua
ora di passare da questo mondo al Padre ... versa
dell’acqua in un catino e comincia a lavare i piedi ai suoi
discepoli" (cfr Gv 13)
La sua ora è giunta.
Cosa comincia a fare nel cenacolo, visto che deve morire?
Che cosa deve fare chi sa che di lì a poco
morirà?
Se ama qualcuno e ha qualcosa da lasciargli deve dettare il
testamento.
Noi ci facciamo portare della carta e una penna.
Cristo va a prendere un catino, un asciugatoio, versa
dell’acqua in un recipiente.
Il testamento comincia qui.
Qui con l’ultimo piede asciugato, potrebbe addirittura
finire.
Curvi su un foglio, noi scriviamo: lascio la mia casa, i miei
poderi a ...
Gesù, curvo sul pavimento, deterge entro l’acqua i
piedi dei suoi amici.
"Intendete voi quello che io vi ho
fatto? Voi mi chiamate il Maestro, il Signore e dite bene
perchè lo sono. Se dunque ho lavato i piedi a voi, anche
voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri. Io vi ho dato
l’esempio, affinchè facciate anche voi come ho fatto
io" (Gv 13,12-15).
Vi ho dato l’esempio ...
Se dovessi scegliermi una reliquia della passione, raccoglierei
tra i flagelli e le lance quel tondo catino di acqua
sporca.
Girare il mondo con quel recipiente sotto il braccio, guardare
solo i talloni della gente; e ad ogni piede cingermi
l’asciugatoio, curvarmi giù, non alzare mai gli
occhi sopra i polpacci, così da non distinguere gli amici
dai nemici.
Lavare i piedi all’ateo, al cocainomane, al mercante
d’armi, all’assassino del ragazzo nel canneto, allo
sfruttatore della prostituta nel vicolo, al suicida, in silenzio:
FINCHE’ ABBIANO CAPITO. (Luigi Santucci, Volete andarvene
anche voi?)
Si rimane senza parole di fronte a un Dio felice
solo di servire e che ci fa scorgere nel servire la fonte della
gioia … "Sapendo queste cose sarete beati
se le metterete in pratica" (Gv 13,17) … sarete
felici!

IL TAVOLO DELLA GIOIA
Nella meravigliosa cappella Redemptoris Mater in
Vaticano, realizzata a mosaico dall’artista p. Marko Ivan
Rupnik, su una parete campeggia un grande tavolo al cui lato
sinistro sta Maria, la donna di Betania, mentre profuma i piedi
di Gesù, e al cui lato destro sta Gesù che lava i
piedi ai suoi discepoli. Scelta mirabile! Questo tavolo sembra
una nuova "tavola della legge" … la legge dell’amore
e della felicità.
E’ il tavolo della gioia che sembra "giocarsi" in un
rimando da un Dio che è felice solo di servire
l’uomo a una donna e al suo gesto di splendida e preziosa
gratuità.
Un dono continuamente ricevuto, un dono continuamente dato:
questa è la vita cristiana, questo è il segreto
della gioia perché "Dove finisce il mio
incomincia il paradiso" (Primo Mazzolari)
Signore, non c’è dello
spreco nella tua creazione?
La messe non compensa l’abbondanza della semente.
Le sorgenti spandono inutilmente quantità enormi
d’acqua.
Il sole rovescia diluvi di luce.
La tua magnanimità mi insegni la grandezza
d’animo.
La tua magnificenza mi impedisca di essere meschino.
Vedendoti prodigo, la mano aperta, generoso e buono,
anch’io doni senza conteggiare, senza misurare,
come un figlio di re,
come un figlio di Dio.
(Helder Camara)
l'Informatore parrocchiale maggio 2007

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