Bisogna danzare ogni giorno
fosse anche con il solo pensiero.
(detto Chassidico)
Che cosa accadrebbe se,
invece di limitarsi a costruire la nostra esistenza,
avessimo la follia o la saggezza di danzarla?
(Roger Garaudy)
Ho trovato queste due citazioni che mi sono state
luce e provocazione in questi giorni. Spero lo siano anche per
ciascuno di voi.
So che la vita è sogno e dramma, è soffio ed
eternità, è libertà e impossibilità,
è amore e croce, è gioia e lacrime, è lotta
e dolcezza, è gratitudine e incomprensione, è
leggerezza e gravezza, è comunione e abbandono, è
mistero e insensatezza, è speranza e disperazione,
è fuoco e gelo, è tristezza e beatitudine
…
So che potrebbe essere una danza, una festa … anche se a
caro prezzo. Al caro prezzo di una speranza e di un amore
indomiti che non ti fanno ritenere nulla di irrimediabilmente
perduto, neppure la morte. Al caro prezzo di un perdono dato e
ricevuto che ti fa ricominciare a vivere. Al caro prezzo di gesti
debordanti di gratuità che tessono la felicità
degli altri. E al caro prezzo della croce e della resurrezione di
Gesù.
I nostri fratelli ebrei l'hanno davvero capito! Danzano ancora
per l'arrivo del sabato, danzano nel giorno di gioia della Legge
abbracciati alla Torah come amanti, danzano ancora al muro del
pianto, danzano ancora seppellendo i loro amati nella valle del
Cedron. L'aveva capito il re Davide che danzava nudo davanti
all'arca dell'alleanza, destando l'indignazione di sua moglie
Mikal …
Ma qual è la sorgente della danza? La danza nasce dove
c'è qualcuno che comincia a sussurrare alle orecchie
dell'altro: Amico, dolcissimo, Dio ti ama! Sei amato!
SCIOGLI LE MANI - MUOVI I PIEDI - SEGUI LA
MUSICA
Mi è tornato così in mente uno
splendido convegno organizzato dall'Azione Cattolica nel 1985.
Scritto nella memoria di tanti, dal titolo: "Danzare la vita". Il
cuore sono state le parole di quel grande prete che è
stato don Luigi Serenthà. Ecco alcune delle sue
parole:
Ho voluto provare veramente a danzare. Ho messo una
cassetta di musica nel registratore e ho cominciato a danzare.
Non è un grande spettacolo vedere danzare un incrocio fra
un gorilla e un sacco di patate, però questa scena, per
quanto spudorata, mi è stata istruttiva. Mentre danzavo
dicevo a me stesso: "che cosa sto facendo?" E rispondevo: "io sto
obbedendo a tre comandi": Sciogli le mani. Muovi i piedi. Segui
la musica.
Sciogli le mani.
Quando uno danza non deve tenere le mani strette attorno a
sé, deve lasciarle 'sfarfallare' attorno alla ricerca di
altre mani. Vuol dire uscire dalla propria assoluta privatezza,
vuol dire lasciare che la propria persona cerchi altre mani. In
questo sciogliere le mani è alluso il mistero
dell'alterità, dell'altro che mi cerca e che io debbo
cercare. Sciogli le mani vuol dire "custodisci il fratello",
scopri e conserva nella sua inviolabile alterità il
mistero dell'uomo che ti sta accanto.
Muovi i piedi.
Cammina, non restare fermo, non essere rigido, va avanti. Va'
dove la danza ti conduce. Le mani che cercano altre mani, le
cercano non per fermarsi nell'intreccio, ma per trovare insieme
un bene più profondo, un bene più vero. Non
fermarti, cammina verso il mistero, custodisci il mistero.
Segui la musica.
Il mistero non è rimasto muto, la notte non è
rimasta eternamente buia, la notte ha parlato attraverso l'alba,
il mistero di Dio non è rimasto nell'ombra indistinta, ma
si è rivelato. Ha fatto risuonare un nome, ha detto
Gesù Cristo, ha prodotto una musica. Il mistero di Dio
è diventato suono, parola, musica, luce nella vita di
Gesù. Ascolta la musica, custodisci la croce, custodisci
la parola del Signore, custodisci il comando dell'Amore che
Gesù ti ha dato. Quand'anche fossi inchiodato come Cristo
alla croce, non posso restare immobile. Se mi metto nella
prospettiva della croce di Cristo, posso sempre ricominciare da
capo.
Che meraviglia! Dall'io, al tu, al noi, al Signore,
nella vita che diventa danza. Misteriosamente anche nella
croce.
Quando si intuisce che il dono è gioia, che la gioia
è dono. Che l'inferno è dire "io sono mio" e che il
paradiso è poter dire "sono amato", è poter dire
"noi".
Quando non ci si stanca di cercare, di camminare, di andare
verso, di correre dietro ai sogni, al sogno di Dio su di noi.
Quando la fantasia dell'amore ci fa percorrere nuove avventure e
nuove strade. Quando l'amore non dà mai niente per
perduto.
Utopia? Ma, come ha detto qualcuno, l'utopia è come una
donna bellissima che si vede sullo sfondo. Avanzi di due passi,
lei arretra di due. Avanzi di tre, lei arretra ancora. A cosa
serve allora l'utopia? A camminare. A danzare.
IL SIGNORE DELLA DANZA
Il filosofo Nietzsche ha affermato una volta: Potrei
credere solo in un Dio che sappia danzare!
Il Dio della Bibbia, il Dio di Gesù Cristo è il
Signore della danza, il Signore della gioia. Vuole la nostra
gioia, fa di tutto perché la nostra vita sia un banchetto
di nozze, ci fissa negli occhi con sguardo d'amore e ci invita
alla festa. Forse siamo noi che non abbiamo il coraggio di
addentrarci nell'avventura evangelica e ce ne andiamo via tristi
… Ma Lui insiste: Questo vi ho detto perché la mia
gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena (Gv 15,11)
Danzavo per lo scriba e per il fariseo.
ma non hanno voluto né danzare né seguirmi.
Danzavo per i pescatori, per Giacomo e per Andrea,
mi han seguito e sono entrati nella danza.
Danzavo il giorno del Sabato e guarivo il paralitico,
e i giusti han detto che era una vergogna.
Mi hanno frustato e lasciato nudo
e mi hanno appeso in alto su una croce per morirvi.
Danzavo il venerdì, quando il cielo divenne
tenebre…
Oh, quant'è difficile danzare con il demonio sulla
schiena!
Hanno sepolto il mio corpo, hanno creduto che fosse
finita…
Ma io sono la Danza e guido sempre il Ballo.
Guiderò la danza di tutti voi
ovunque voi siate,
guiderò la danza di tutti voi.
Han voluto sopprimermi ma son balzato, ancora più in
alto,
perché io sono la Vita che non può morire
ed io vivrò in voi e voi vivrete in me,
perché io sono - dice Dio - il Signore della Danza.
(Sidney Carter)
DANZA E FIONDA
In quel meraviglioso libro Pregare
è una festa di Louis Albert Lassus, si narra di
questo invito alla danza che ci viene dal nostro Dio:
Da molto tempo ho trovato una dama incomparabile,
quella divina Sapienza che è "più bella del sole,
superiore ad ogni costellazione di astri" (Sap 7,29)
E' lei che ci ostina a chiedere, a supplicare per le strade e nei
viottoli: "Chi vuol danzare con me?"
E' lei che in queste pagine invita te, chiunque tu sia.
Invita soprattutto te, Mikal, figlia di Saul: tu l'assennata, tu
la troppo seria, tu l'angosciata, tu la disincantata (2Sam
6,16).
Ti prego, non farti beffe di Davide che danza follemente davanti
all'Arca di Dio.
Piuttosto, lascia la tua finestra, scendi dal tuo tedioso
abbaino, vieni a volteggiare di felicità.
Lasciati trasportare dalla tarantella trinitaria, finalmente
schioppettante di risa e di "silenziosa musica".
Chi sa danzare, chi sa fare della sua vita una
danza, chi lotta perché la vita di tutti sia una danza
compie miracoli …
La speranza oltrepassa la statura dell'uomo,
oltrepassa la prudenza. La speranza prolunga l'uomo al di
là di tutti i suoi limiti. La speranza non è mai
facile, non è mai banale e illusoria. La speranza porta
nel mezzo del difficile. Tutti coloro che hanno vissuto la
speranza nei sotterranei della storia o nei tunnel della malattia
… furono o sono come noi, soltanto non hanno lasciato che
la voce del buon senso e della paura che nasce dal buon senso
soverchiasse quella della primavera ch'è in noi: voce
bambina, fionda del piccolo Davide che lancia il sasso ed ecco il
mostruoso gigante è a terra, non si rialzerà mai
più. (Ettore Masina)
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