SOTTO IL SEGNO DI GIONA

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Forse tutti noi già conosciamo e amiamo la storia - narrata nell’Antico Testamento - di Giona, un profeta ribelle e insieme pigro che, rifiutando di annunciare il volto misericordioso di Dio, prima finisce su una nave in balia di una tempesta, poi viene buttato a mare e inghiottito da un grosso pesce. Salvato da Dio, riparte per Ninive dove deve predicare la conversione. Qui, terribilmente arrabbiato e indispettito con quel suo Dio che osa perdonare i niniviti, preso dallo sconforto, lo ritroviamo più preoccupato per una pianta di ricino che per l’intera città.

Straordinario e stupefacente affresco, ironico e pungente, dove si scontrano due immagini di Dio. Dove il sogno di Dio non sembra aver posto nel sogno degli uomini.
Storia di una chiamata e di un invito potente a partire, e storia di chiusura e fuga.
Scandalo di un amore senza frontiere e di un tenace perdono da parte di Dio che fronteggia l’indiffe-renza, la grettezza dell’uomo.

Come ho già scritto sull’informatore di settembre, Giona sarà la cifra parrocchiale che ci accompagnerà nel nostro Quaresimale per richiamarci alla missionarietà, tema diocesano 2003-2006.
Per imparare ad essere testimoni con la coscienza che Dio è sempre "Altro", che le sue vie non sono le nostre vie, che i suoi pensieri non sono i nostri pen-sieri, che Dio non lo possiamo imprigionare …
Per imparare a essere cristiani. Per imparare a essere testimoni del suo amore e della sua misericordia senza confini nei luoghi di "frontiera" personali e sociali.

LO SCANDALO DI UN AMORE SENZA FRONTIERE

Al di là della disinvoltura con cui Giona decide prima di fuggire, poi di lamentarsi, poi di contestare durissimamente quel Dio che continuamente lo chiama dicendogli: "Alzati, va a Ninive, la grande città e annuncia il segno della misericordia", Giona è un uomo assolutamente smarrito. La ragione del panico che assale questo profeta, un uomo della Parola, non un uomo qualunque, è l’incredibile volto benevolo di Dio, la sua bontà esagerata. Un Dio che si preoccupa per la gente di Ninive con cui non ha crediti, che non distingue la mano destra dalla sinistra, un Dio così scandalizza Giona. Per questo prima scappa il più lontano possibile, poi dice che non è disposto a pagare per la gente di Ninive. Quando si accorge che Dio è implacabile e non muta di una virgola l’intenzione di raggiungere la gente di Ninive con un segno di condivisione e di solidarietà, Giona sputa fino in fondo il rospo che ha dentro: "Ma tu perché perdi tempo per la gente di Ninive?" Ed è qui che matura una delle risposte che costituiscono il mosaico eccezionale della Pasqua cristiana: "Che diritto hai tu di impedirmi di volere bene alla gente di Ninive? I confini dell’amore li metto io, non me li dici tu! Scelgo io fino a dove arrivo, scelgo io. Tu alzati e vai raccontare la parola della misericordia".
All’origine dello smarrimento di Giona è la bontà di Dio.
(F. Brovelli, Occhi di gufo, S. Maria del Suffragio)

Sono inconcepibili e sconcertanti per Giona l’amore, la misericordia, il perdono di Dio, il suo amare sorprendentemente e inaspettatamente per primo, la sua gioia nel salvare gli uomini, la sua misericordia senza frontiere, la sua pazienza.

Non dite mai che Dio è dalla nostra parte.
Piuttosto pregate che noi possiamo trovarci
dalla parte di Dio. (A. Lincoln)

Proprio sulle inedite vie di Dio cammineremo nel nostro Quaresimale. Il nostro è un Dio che ci "spiazza" sempre e che ci conduce ai piedi di una Croce …

DALL’OMBRA DI UN RICINO
AL SOLE DELLA GRATUITA’

Seguite i tratti di Giona, i suoi risvolti avventurosi, imprevedibili, grotteschi: Dio lo manda a Ninive, lui si imbarca per Tarsis in direzione opposta; nell’ infuriare della tempesta riesce a dormire beatamente; nell’ attesa del giudizio di Dio se ne va dalla città, si ripara all’ombra di un ricino, dolce dono di Dio; si dispera per il ricino seccato ma non per Ninive …
E’ un Giona mediocre, in cerca di tranquillità, uomo dai piccoli desideri, accartocciato su di sé, irrigidito sulla sua immagine di Dio, gelido giudice degli errori degli altri.
Come direbbe mons. Tonino Bello

più notaio dello status quo che profeta dell’aurora.

O come direbbe Manzoni:

Tutto il suo studio (di donna Prassede)
era di secondare i voleri del cielo:
ma faceva spesso uno sbaglio grosso,
che era di prendere per cielo il suo cervello.

Eppure Giona, nonostante tutto, rimane uno "strumento" di salvezza, smosso e afferrato dall’irresisti-bilità della Parola di Dio. Anche noi, come lui, cercheremo di crescere, di convertirci in questo Quaresimale.
Come Giona saremo ricondotti gratuitamente e nuovamente a Ninive … a Milano … dal nostro Dio che ci educa passo passo con pazienza invincibile, a volte con delicato umorismo. Il suo sogno è aprirci il cuore, renderlo vulnerabile, a Lui e al prossimo. Il suo sogno è regalarci nuovi occhi e nuovi sguardi, sguardi che hanno il sapore della gratuità, della misericordia.

Il cuore compassionevole di Dio non ha limiti. Il cuore di Dio è più grande del cuore umano. E’ questo cuore divino che Dio vuole darci, affinchè possiamo amare tutti senza consumarci o senza diventare insensibili.
Fare della compassione l’atteggiamento di fondo dell’esistenza, essere vulnerabili e aperti agli altri … è un’ardua battaglia spirituale che dura tutta la vita … richiede il mutamento del cuore.
(H.J.M. Nouwen, Vivere nello Spirito, Queriniana)

USCIRE DAL TEMPIO

"Alzati, va’ a Ninive la grande città…" dice Dio a Giona. E’ lo stesso invito che rivolge a ciascuno di noi:

Uscire dal tempio … In una società che cambia, divenuta culturalmente pluralistica, secolarizzata e per più di un aspetto post-cristiana, in una Italia da rievangelizzare, che senso ha restare all’interno o alla porta del tempio, sulla difensiva, attendendo e invitando quelli che stanno fuori a entrare? Occorre uscire dal tempio, in campo aperto. Urge andare per le strade delle nostre città, condividendo problemi, ansie, fatiche e speranze degli uomini dei nostri quartieri, per fare di Cristo il cuore del mondo … Dopo l’età del Tempio, la nostra sarà la nuova età della Tenda. Uscire dal Tempio (inteso come luogo dove converge la maggioranza) e piantare la Tenda di Dio nel mondo (simbolo di una minoranza nomade, in cammino nella storia degli uomini).
(B. Sorge, Uscire dal tempio, Marietti)

E’ lì, nella città che Dio parla … ci parla là dove ci sono drammi, bisogni, problemi, gioie, ferite e sogni.
E’ lì, nella città che siamo chiamati a "parlare", annunciare, vivere, testimoniare, condividere, con gesti spesso ardui e scomodi … Per non doverci più lamentare con le parole di un vescovo: "Dovunque Gesù andasse scoppiava un rivoluzione; dovunque vado io, la gente mi serve il the …"
O con quelle di mons. Tonino Bello che ho voluto scritte sul dépliant del Quaresimale:

La nostra fede non ha molta polvere sulle scarpe, non sa di polvere, non ha profumi di strada, non ha sapori di piazza, non ha odori di condomini. Ha solo il profumo dell’incenso delle nostre chiese.
(mons. Tonino Bello)

*****

Nel raffinato racconto di Giona, Dio ha la prima e l’ultima parola, Dio non vuole essere inteso ambiguamente: il suo amore non ha limiti, Lui è misericordia, è bontà che perdona, che si prende cura, che non abbandona, che si fa compassione. E’ il Dio amante della vita di tutti.
Dio disse a Giona: "Ti sembra giusto essere così sdegnato per una pianta di ricino?" Egli rispose: "Sì, è giusto; ne sono sdegnato al punto da invocare la morte!". Ma il Signore gli rispose: "Tu ti dai pena per quella pianta di ricino per cui non hai fatto nessuna fatica e che tu non hai fatto spuntare, che in una notte è cresciuta e in una notte è perita: e io non dovrei aver pietà di Ninive, quella grande città, nella quale sono più di centoventimila persone, che non sanno distinguere fra la mano destra e la sinistra, e una grande quantità di animali?".

Così si conclude il libro di Giona, con questa domanda di Dio. Domanda provocante, imbarazzante. Giona ne è lacerato intimamente, posto com’è di fronte a un rapporto fra Dio e l’uomo per lui impensabile e inedito. Per questo Giona tace, non ha più nulla da replicare.
E se lo scandalo della misericordia che ferisce Giona fa del libro una mirabile anticipazione della misericordia narrata, vissuta, incarnata da Gesù … se Giona nel ventre del pesce è segno e cifra di Gesù crocefisso e risorto … il nostro sarà un cammino intenso, ricco di sfide, verso la Pasqua.

 


l'Informatore parrocchiale, febbraio 2004

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