IL ROVETO ARDENTE
Eucarestia: roveto ardente
Feci la scoperta della prima chiesa della mia vita.
… "Eccoci nella casa di Dio" fece una voce stridula. … Mica era una casa
qualsiasi! … Ma dove si sarebbe seduto Dio? … Dove alloggiava Dio a casa sua? I
muri tremarono e quelle vibrazioni divennero musica: l’organo aveva cominciato a
suonare. … In un attimo capii tutto. Dio era là. Dappertutto intorno a noi.
Dappertutto sopra di noi. Era lui l’aria che vibrava, l’aria che cantava, l’aria
che rimbalzava sotto le volte, l’aria che inarcava la schiena sotto la cupola.
Era lui l’aria che si stemperava nei colori delle vetrate, l’aria che brillava,
l’aria cangiante che sapeva di mirra … Avevo il cuore pieno, il cuore forte.
Respiravo Dio a pieni polmoni …
(Eric-Emmanuel Schmitt, Il bambino di Noè, Rizzoli)
Ora Mosè stava pascolando il gregge di Ietro, suo
suocero, sacerdote di Madian, e condusse il bestiame oltre il deserto e arrivò
al monte di Dio, l'Oreb. L'angelo del Signore gli apparve in una fiamma di fuoco
in mezzo a un roveto. Egli guardò ed ecco: il roveto ardeva nel fuoco, ma quel
roveto non si consumava. Mosè pensò: «Voglio avvicinarmi a vedere questo grande
spettacolo: perché il roveto non brucia?». Il Signore vide che si era avvicinato
per vedere e Dio lo chiamò dal roveto e disse: «Mosè, Mosè!». Rispose:
«Eccomi!». Riprese: «Non avvicinarti! Togliti i sandali dai piedi, perché il
luogo sul quale tu stai è una terra santa!».
(Esodo 3,1-5)
Una chiesa, un tabernacolo, un roveto, un pezzo di
pane … rimando al mistero di Dio, al mistero dell’amore. Va vissuta così
l’Eucarestia, la Messa domenicale: l’avvicinarsi con timore, tremore, stupore a
qualcosa di grande, mai del tutto conosciuta, capita. Che sconvolge
l’intelligenza e commuove il cuore. E’ l’incontro, è il memoriale della Pasqua
di Gesù, dell’ultima sua cena, della sua croce, della sua resurrezione. Del suo
farsi dono. Credere è "ricordare", riportare al cuore, fare memoria. Di chi è il
Dio di Gesù Cristo. Di chi siamo noi. Senza l’Eucarestia, senza la Messa
rischieremmo di non sapere più chi siamo, né perché ci diciamo cristiani.
Ci si accosta all’Eucarestia, alla Messa, come ci
si accosta all’amore … in punta di piedi, irresistibilmente attratti
dall’invito e dalle promesse del nostro Dio.
Andare alla Messa è anzitutto "respirare Dio a
pieni polmoni" … E’ dire "Eccomi" …
Andare alla Messa è anzitutto andare da Lui …
Lo scrittore Julien Green racconta così la
conversione di suo padre:
Andava spesso a Notre-Dame, a due passi (dal suo
ufficio). Quale forza ve lo attirava? Certo non avrebbe saputo dirlo. Quella
chiesa attirava, e continua ad attrarre quanti sono in ricerca. Un giorno che si
celebrava la Messa, senza troppo pensarci, mio padre si unì alle persone che
anda-vano alla comunione e ricevette la Santa Eucaristia. Era decisamente
irregolare. Ma lui non lo sapeva. A volte a Dio piace passar sopra a tutti i
divieti. Come me, mio padre credette immediatamente … Il resto non fu difficile.
(Julien Green, in Le monde, 3 febbraio 1978)
Quale gioia se accadesse lo stesso al Suffragio,
una Chiesa chiamata a essere "roveto ardente", chiamata ad attrarre quanti sono
in ricerca, grazie alla fede, all’intensità, alla bellezza delle celebrazioni
che sanno rimandare a un oltre, che sanno aprire al mistero, all’incontro reale
con il Tu di Dio, con la Pasqua di Gesù!
Eucarestia: cuore della domenica
Che meraviglia se sempre più cristiani
ridiventassero "gelosi" della domenica, come il giorno della vera festa, della
gioia … del resto il primo dono fatto da Dio all’uomo dopo la creazione è stato
proprio la festa … come il giorno della celebrazione, dell’ assemblea, della
comunità, come il giorno in cui abbeverarsi alla fonte della nostra speranza, a
ciò che fonda la nostra speranza: il Cristo risorto.
"Gelosi" della domenica come giorno del Signore,
come giorno dell’uomo.
Consapevoli che a essere in gioco è la stessa fede,
è la Chiesa.
Sono sempre più convinto di ciò che, in maniera
pungente, dice il teologo Vergote:
Più si abbandona la domenica cristiana,
più ci si allontana dalla vera fede
e più si corre il rischio
di arrivare a perdere la fede stessa.
Gli ebrei, nostri fratelli maggiori nella fede, ci
sono ancora maestri:
"Come sono riusciti gli ebrei a preservare il
sabato, lungo i secoli?" chiesero a un rabbino. La sua risposta fu: "Non sono
gli ebrei che hanno preservato il sabato. Il sabato ha preservato gli ebrei".
Mi ha davvero affascinato il meraviglioso quadro di
Chagall dal titolo "Domenica" che trovate sulla prima pagina di questo numero e
che ho voluto come icona del nostro prossimo Quaresimale: sa tradurre con
splendida efficacia la gioia della domenica, della festa. Sa raccogliere insieme
i vari segni di questa gioia.
Due volti felici e stretti l’un l’altro, la casa
delle origini di Chagall, la nuova casa e la nuova città, Parigi, con i suoi
simboli - la Tour Eiffel, la Chiesa di Notre Dame - un meraviglioso arcobaleno
che attende là oltre il fiume della vita, con le sue acque a volte chiare, a
volte nere e turbinose … non sembra mancare nulla alla festa del qui e ora e
alla festa senza fine …
Nonostante tutti i guai del nostro mondo, nel mio
cuore non ho mai dato per perso l’amore con cui sono stato allevato o la
speranza dell’uomo nell’amore. Nella vita, proprio come nella tavolozza del
pittore, non c’è che un solo colore capace di dare significato alla vita e
all’arte: il colore dell’ amore.
(Marc Chagall)
E’ questo il colore che siamo chiamati a far
emergere più di ogni altro nelle nostre domeniche, è il colore che ci
restituisce il vero senso, la vera bellezza e dignità dell’essere uomini e
donne.
Un colore che si fa strada nel fare della domenica
non un intervallo tra fatiche, non il tempo dell’ evasione, della fuga, ma
piuttosto il tempo della libertà che sa farsi legame, relazione, incontro,
comunione …
Eucarestia: "mangiare il fuoco"
Nel film Francesco di Liliana Cavani c’è una scena
che non dimentico. Due degli amici di gioventù di Francesco si mettono a
"spiarlo", a seguirlo, in cerca del suo segreto, del segreto della sua gioia,
del suo amore. Francesco fa loro un dono: un piccolo pezzo di pane … scena che
ha tutto un sapore "eucaristico" … Uno dei due porta a casa quel pane. Lo guarda
a lungo, lo contempla. Ripensa alla vita e alla gioia di Francesco e finisce per
pronunciare queste parole: "Per quel pezzo di pane sarei stato pronto a dare
via tutto" … E anche lui lascerà tutto, seguirà Francesco e troverà gioia.
Troverà il "centuplo quaggiù".
E’ questo il meraviglioso dono dell’Eucarestia: una
nuova forza, una nuova libertà, una nuova speranza. Inaspettate.
Nel giorno di Ognissanti del 1943, con tanti altri
compagni, mi trovavo in un grande lager, in una landa lontana e tristissima.
Sotto un cielo plumbeo e nevoso, il cappellano padre Marcolini, ci raccolse a
Messa e al Vangelo e ci lesse le Beatitudini.
Lentamente, senza commento, nel più assoluto
silenzio e sotto lo sguardo delle guardie che dall’alto delle torrette ci
tenevano puntate le mitragliatrici. Noi eravamo come la grande folla ai piedi
del monte delle Beatitudini: ogni parola entrò nel nostro cuore e ci sentimmo
immensamente più liberi delle nostre guardie.
(Mario Rigoni Stern)
E’ questo il meraviglioso dono dell’Eucarestia: una
nuova intimità con Dio che sa trasformare, trasfigurare la nostra vita.
Lo diceva già S. Efrem:
Chi mangia Me mangia il fuoco
Affliggere i consolati
Il treno avanza col suo carico umano. Stretti come
acciughe, i poveri prigionieri deportati non riuscivano neppure a muoversi.
L’atmosfera era soffocante. Con il trascorrere del venerdì pomeriggio, gli ebrei
e le ebree deportati dai nazisti sprofondavano sempre più nella disperazione.
D’un tratto un’anziana ebrea riuscì con grande
sforzo a smuovere e ad aprire il suo fagotto. Ne trasse a stento, due candele e
due challoth (pani del sabato).
Le aveva preparate proprio per lo Shabbath quando
al mattino era stata trascinata via dalla sua casa. Ed erano le uniche cose che
aveva ritenuto tanto importanti da doverle prendere con sé. Le candele dello
Shabbath illuminarono tosto le facce degli ebrei torturati e la melodia del
"Lekhà Dodì" mutò tutta la scena.
Lo Shabbath, con l’atmosfera di pace che gli è
propria, era calato su tutti loro.
(racconto di un deportato dai nazisti)
Tutta la scena muta … luce e pace si fanno strada.
E speranza.
Così dovrebbe capitare con la domenica cristiana,
con la celebrazione dell’Eucarestia.
Ed è proprio per questo che il nostro Papa e il
nostro Vescovo hanno invitato i cristiani a dedicare il 2005 all’Eucarestia. Per
scoprirne il dono, il mistero, lo "scandalo", la bellezza, la tremenda bellezza,
la gioia, il turbamento, la forza, la consolazione, la gratuità, la necessità.
Un anno alla riscoperta della domenica come il
giorno del Signore risorto, il giorno della Chiesa, della comunità, il giorno
dell’uomo, il giorno dei giorni.
La luce, la forza, la gioia, lo "scandalo" di
questo giorno si riverbera sugli altri giorni.
E’ giusto che i credenti traggano dall’Eucarestia
un nuovo spirito di affezione per il destino degli umani legami della società
odierna. E’ scritto. Una devozione svuotata della dedizione tradisce lo spirito
e la lettera dell’Eucarestia cristiana.
(don Pierangelo Sequeri)
Molti cristiani vivono senza Eucarestia; altri
fanno l’Eucarestia, ma non fanno la Chiesa; altri ancora celebrano l’Eucarestia
nella Chiesa, ma non vivono la coerenza dell’Eucarestia. (CEI)
L’Eucarestia rimane ancora una sorta di sacramento
incompiuto. Rimane incompiuto quando manca la sequela eucaristica. …
L’Eucarestia è uno scandalo da vivere fino in fondo. …
La comunità eucaristica, come Gesù, deve essere
sovversiva e critica verso tutte le miopi realizzazioni di questo mondo.
Noi tra le opere di misericordia corporale abbiamo
sempre insegnato che bisogna consolare gli afflitti, ma non abbiamo mai
invertito l’espressione dicendo che bisogna affliggere i consolati. Tu devi
essere una spina nel fianco della gente che vive nelle beatitudini delle sue
sicurezze. Affliggere i consolati significa essere voce critica, coscienza
critica, additatrice del non ancora raggiunto. …
La Chiesa deve farsi presente a ogni dolore umano,
a ogni fame di giustizia e di liberazione.
(mons. Tonino Bello, Affliggere i consolati)
L’Eucarestia ci regala un pane da spezzare per
tutti, con tutti, che si deve fare "carezza" per chi soffre e insieme aurora di
giustizia.
l'Informatore parrocchiale, febbraio 2005
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