Quanti sperano nel Signore
riacquistano forza,
mettono ali come aquile,
corrono senza affannarsi,
camminano senza stancarsi.
(Is 40,31)
MIRKO BELLORA
SU ALI D'AQUILA
(dall'informatore parrocchiale, Settembre
2001)
Prendere il largo
All'inizio del nuovo millennio … riecheggiano
nel nostro cuore le parole con cui un giorno Gesù, dopo
aver parlato alle folle dalla barca di Simone, invitò
l'apostolo a «prendere il largo» per la pesca:
«Duc in altum» (Lc 5,4). Pietro e i primi compagni si
fidarono della parola di Cristo, e gettarono le reti. «E
avendolo fatto, presero una quantità enorme di
pesci» (Lc 5,6). Duc in altum! Questa parola risuona oggi
per noi, e ci invita a fare memoria grata del passato, a vivere
con passione il presente, ad aprirci con fiducia al futuro:
«Gesù Cristo è lo stesso, ieri, oggi e
sempre!» (Eb 13,8). (Giovanni Paolo II, Novo millennio
ineunte, n.1)
Prendere il largo: è un potente e affidabile
invito evangelico. Parole di Gesù per i discepoli di ieri,
per i discepoli di oggi. Parole riprese da un anziano papa che
non smette di sperare, di pensare in grande, di sognare. Egli
scrive:
E' ora di riproporre a tutti con convinzione questa
«misura alta» della vita cristiana ordinaria: tutta
la vita della comunità ecclesiale e delle famiglie
cristiane deve portare in questa direzione. (Novo millennio
ineunte, n.31)
Prendere il largo … parole che rilancio in
questo inizio di nuovo anno pastorale.
Parole di profonda fiducia che abbiamo bisogno di
ascoltare.
Parole che pungolano il nostro coraggio e chiedono
di essere vissute.
Troppo spesso invece ci accontentiamo, viviamo nella
«religione dell'abbastanza»: abbastanza credenti,
abbastanza praticanti, abbastanza buoni, abbastanza giusti,
abbastanza impegnati … E ci fermiamo a riva. Immobili e
intristiti, perché le promesse e le sorprese stanno
nascoste al largo ... ma «non si può stare per tutta
la vita solo fin dove si tocca»!
Pensare è «trasgredire»
Scrive il teologo don Bruno Forte:
Ero giovane teologo, mi trovavo a Tubingen, in
Germania, per un lungo periodo di ricerche e di insegnamento in
quella università; andai quasi in pellegrinaggio sulla
tomba di Ernst Bloch, il filosofo della speranza, e trovai sulla
roccia che copriva la sua tomba queste parole: denken heißt
überschreiten, pensare significa oltrepassare, tra-sgredire,
andar oltre. Mi sembrò che questa parola di Ernst Bloch
desse il senso della trasgressione a cui siamo chiamati pensando:
non arrenderci all'evidenza, ma lasciarci inquietare dal
paradosso della vita … (Bruno Forte e Vincenzo Vitiello, La
vita e il suo oltre, Città Nuova, 2001)
Non arrendersi perché chi crede solo al
possibile di solito riesce ad avanzare solo qualche passo. Non
arrendersi, avere il coraggio di speranze ardite. Anche di fronte
alle esperienze più dure che la vita ci fa incontrare. E'
questo il mio sogno e il mio augurio, per me e per voi, in questo
inizio settembrino.
Su ali d'aquila
Ormai sapete quanto amo sognare e far sognare
proponendo delle immagini: dopo «Occhi di gufo», ecco
«Su ali d'aquila». Per dire speranza e vicinanza. Per
tradurre simbolicamente l'invito evangelico a prendere il
largo.
Come un'aquila
che veglia la sua nidiata,
che vola sopra i suoi nati,
egli spiegò le ali e lo prese,
lo sollevò sulle sue ali.
(Dt 32,11)
Quanti sperano nel Signore riacquistano forza,
mettono ali come aquile,
corrono senza affannarsi,
camminano senza stancarsi.
(Is 40,31)
L'aquila è un'inquilina del cielo, sa sfidare
l'impossibile in regioni inaccessibili all'uomo, ma sa anche
tornare immediatamente in picchiata verso terra. Ama la
libertà, non teme la solitudine, cerca le vette più
alte per vedere più lontano, per lasciarsi accarezzare dal
sole.
Ed è di una tenerezza infinita con i suoi
aquilotti che porta sopra le sue ali per insegnare loro a volare
e per difenderli dai nemici.
Le ali d'aquila rimandano alla forza, alla potenza,
all'osare, al volare alto e, insieme, alla tenerezza.
E' di queste ali che abbiamo bisogno per sconfiggere
le nostre mediocrità, le mediocrità dei nostri
giorni, i sogni a basso profilo, il così fan tutti
…
«Non vi sono altezze troppo alte ma soltanto
ali troppo corte» (Papini) … Solo che le nostre ali
sono troppo corte, il nostro volo è radente a terra,
l'inerzia ci impedisce di sviluppare i muscoli e di far crescere
le penne. L'esercizio fedele e costante della preghiera, del
silenzio, della riflessione riesce a sollevare l'uomo e a
portarlo verso quelle vette che prima gli sembravano
proibite.
Anche Seneca affermava che non sono le cose a essere
difficili ma esse sono difficili perché noi non
osiamo.
E' necessario rischiare per iniziare a nuotare e a
volare nell'infinito; e al rischio deve seguire l'esercizio
rigoroso e ininterrotto. (mons. Gianfranco Ravasi)
Sotto il segno dell'aquila e dell'aquilotto: portati
e portatori.
Portati dal nostro Dio che ci fa sentire tutta la
sua intima vicinanza e la sua forza, tutto il suo prendersi cura
di noi, tutta la sua tenerezza... anche quando ci sembra nascosto
e lontano.
E portatori di grandi desideri, di uno sguardo
dall'alto, che osa speranza e sfida la mediocrità.
Sotto questo segno, buon inizio d'anno
pastorale.
ALI D'AQUILA
(dall'informatore
parrocchiale, Febbraio 2002)
Tutto è cominciato con gli inviti di due grandi, il
nostro Papa e il nostro Cardinale: "Duc in altum … Prendi il
largo" e "Sulla Tua Parola". Io li ho "tradotti" così, con
un'immagine biblica: "Su ali d'aquila".
Non c'è occasione più speciale della Quaresima
e del Quaresimale per cominciare a camminare su questo sentiero,
per cominciare il "volo".
Su ali d'aquila: un amore incredibile
Quando Israele uscì dall'Egitto e si
avvicinò al Sinai, Dio, prima di proclamare il decalogo,
disse: "Io vi ho portato su ali d'aquila e condotti a me" (Es
19,4).
Perché ali di aquila? In
che cosa differisce l'aquila dagli altri uccelli? La risposta
è che tutti gli altri uccelli portano il loro piccolo
negli artigli, perché temono di essere assaliti dall'alto
(nel qual caso il piccolo scampa, mentre la madre è
colpita). Ma l'aquila (che vola più in alto di ogni altro
uccello) teme solo l'uomo, teme che scagli una freccia contro di
lei. La madre aquila dice: "E' preferibile che la freccia
colpisca me piuttosto che colpisca il mio piccolo". Così
l'aquila madre porta l'aquilotto sulle sue ali.
Tale è l'amore di Dio per Israele. (Rashi di Troyes, 1040-1105)
Tale è l'amore di Dio per
ciascuno di noi. Un amore che la Pasqua di Gesù ci narra
quasi togliendoci il fiato, tanto grande è il dono.
Siamo amati da sempre e per sempre. Siamo portati,
anche nei giorni più neri e più difficili, quando
ci sentiamo fragili e disarmati, sulle ali della grande
aquila.
Lasciarci amare da Dio è ciò a cui
siamo chiamati, nell'abbandono confidente, nella preghiera:
Si tratta di pregare semplicemente, ma con una
volontà possente. E' indispensabile pregare a lungo, con
pazienza, fino al momento in cui arriva la commozione e si sente
come un tizzone ardente nel cuore. Allora possiamo andarcene in
pace e subire qualsiasi cosa. (Léon Bloy)
Forse ci sono ferite che, qui e ora, non possono
essere rimarginate. Possono solo essere accarezzate. Capita
così nella preghiera, nell'amore, portati su ali
d'aquila.
E sarà un
audace andare come vedendo l'invisibile, sperando
l'insperabile.
Splendido l'invito del poeta greco Ritsos: Ti si
è rotto l'aquilone? Lo spago tienilo.
Con ali d'aquila: una vocazione
incredibile
Un uomo trovò un uovo d'aquila e lo mise nel
nido di una chioccia. L'uovo si schiuse contemporaneamente a
quelle della covata e l'aquilotto crebbe insieme ai pulcini.
Per tutta la
vita l'aquila fece quel che facevano i polli del cortile,
pensando di essere uno di loro. Frugava il terreno in cerca di
vermi e insetti, chiocciava e schiamazzava, scuoteva le ali
alzandosi da terra di qualche decimetro.
Trascorsero gli anni e l'aquila
divenne molto vecchia. Un giorno vide sopra di sé, nel
cielo sgombro di nubi, uno splendido uccello che planava,
maestoso ed elegante, in mezzo alle forti correnti d'aria,
movendo appena le robuste ali.
La vecchia
aquila alzò lo sguardo, stupita. "Chi è quello?",
chiese.
"E' l'aquila, il re degli uccelli", rispose il suo
vicino. "Appartiene al cielo. Noi invece apparteniamo alla terra,
perché siamo polli".
E così l'aquila visse e morì come un
pollo, perché pensava di essere tale, inconsapevole delle
vette a cui avrebbe potuto innalzarsi. (Anthony De Mello)
Purtroppo spesso è proprio
vero : potremmo essere "aquile" ma ci accontentiamo di essere
"polli":
Noi abbiamo voglia di vincere, ma
abbiamo paura di perdere. Quindi ci accontentiamo di pareggiare.
Non sempre, non tutti: ma quando accade è un peccato.
(Beppe Severgnini)
E' un peccato perché questo nostro mondo ha
bisogno di "aquile": di uomini e donne che abbiano il coraggio di
diventare con tutta la loro vita delle esistenze significative di
fede, di amore, di carità, di perdono, di speranza …
segni di Dio, confidando che il Vangelo non è un sogno
impossibile.
Il mondo ha bisogno di uomini e donne che facciano
emergere il poeta e il bimbo che sta nascosto nel loro cuore e
che li rende capaci di uno sguardo profondo e appassionato a
sé, agli altri, alle cose. Uno sguardo amorevole, che va
oltre, che non giudica. Uno sguardo di bellezza.
Ha bisogno di uomini e donne che abbiano lo slancio
dei passi decisivi, che vivano solide scelte. In amore, nella
giustizia, nella vita parrocchiale, nel quotidiano …
Siete cattolici da troppo tempo
in Italia, ci avete fatto l'abitudine; in Inghilterra facciamo
più attenzione, ci mettiamo più cuore. Come sempre,
d'altronde, quando i cattolici sono in minoranza. (Bruce
Marshall)
Per questo prego così:
O Dio, mandaci dei folli,
che si impegnino a fondo,
che dimentichino,
che amino non soltanto a parole,
che si donino per davvero sino
alla fine.
Abbiamo bisogno di folli,
di irragionevoli, di appassionati,
capaci di tuffarsi nell'insicurezza:
l'ignoto sempre più spalancato della
povertà.
Abbiamo bisogno dei folli del presente,
innamorati della semplicità,
amanti della pace,
liberi dal compromesso,
decisi a non tradire mai,
obbedienti e insieme spontanei e tenaci,
forti e dolci.
O Dio, mandaci dei folli.
(Padre Lebret)
Nella basilica mariana di Notre Dame a Montreal
è scritto: "Regarde Marie et prends ton vol" … Guarda
a Maria e prendi il tuo volo … E' anche il mio sogno:
che S.
Maria del Suffragio diventi "rampa di lancio" per tante aquile.

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