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don Mirko BelloraNell’attesa di incontrarvi, come mi è stato chiesto, racconto qualcosa di me. Da prete-parroco sii sempre Voi proibitemi di essere un parroco clericale, un "funzionario", aiutatemi
ad essere un parroco-pastore, ministro della gioia e della eccedenza evangelica. Voglio essere un
prete del Concilio Vaticano II, quella straordinaria e profetica stagione in cui la storia della
Chiesa si è intrecciata, come forse mai prima era avvenuto, con la vicenda dell’umanità intera. Se
questo Concilio non ci fosse stato sarei un’altra "figura spirituale" di prete. Sono
convinto che, come il Vangelo, il Concilio non è superato. Piuttosto non è stato ancora
raggiunto. Cosa si chiede ai laici per la vita della Chiesa? Si chiede tutto!
E che nessuno si senta più estraneo, ospite, mero fruitore della Chiesa, bensì suo "socio
costruttore". Un’inconscia diffusa psicologia nel corpo ecclesiale ha ingenerato l’idea errata
che i sacerdoti siano i "gestori" della Chiesa e i laici i "clienti"; i
sacerdoti i responsabili, i laici i "delegati". Mentre invece la Chiesa è di tutti,
costituita da tutti, costruita da tutti. Insieme daremo vita alla Chiesa conciliare dei volti, una Chiesa che non possiede
facili risposte ma che si lascia "inquietare" dalle domande. Come ha detto magnificamente
bene il vescovo francese mons. Albert Rouet:
Mi piacerebbe una Chiesa che osi mostrare la sua fragilità. Nel Vangelo non si
nasconde che il Cristo ha avuto fame e che è stato stanco. Talvolta la Chiesa dà invece
l’impressione di non aver bisogno di nulla e sembra che gli uomini non abbiano niente da darle.
Vorrei una Chiesa che si metta ad altezza d’uomo senza nascondere che è fragile, che non sa tutto e
che anche lei si pone delle domande. Sogno una Chiesa che viva all’ombra e viva al sole … all’ombra della Parola di Dio, al
sole dell’Eucarestia. Nel rigo 39 del salmo 105 si canta Dio che guida gli Ebrei nel
deserto. Il testo ufficiale della Chiesa lo traduce così: "distese una nube per
proteggerli". Alla lettera è invece: "stese una nuvola come un tappeto". Dio spiana
in cielo il suo cirro ed esso, per effetto dell’ombra che produce, forma in terra una traccia. Gli
Ebrei levano lo sguardo al cirro disteso la cui ombra si stende come un tappeto, si affidano alla
segnaletica celeste. Quel tappeto è la Bibbia … (Erri De Luca, Una nuvola come
tappeto) Senza la domenica non possiamo vivere dicevano i primi cristiani. Questa
affermazione, questo "urlo", questo "segreto" arrivi fino a noi con tutta la
sua freschezza e la sua potenza, la sua gioia e il suo splendore. Sogno cristiani
"gelosi" dell’Eucarestia domenicale che si accostano all’Eucarestia, alla Messa, come ci
si accosta all’amore … in punta di piedi, irresistibilmente attratti dall’invito e dalle promesse
della Pasqua di Gesù. Ci sono alcuni che, vedendo le cose come sono, In questa seducente avventura mi affido a Maria, donna audace che si è fidata
perdutamente del Dio dell’impossibile. A lei chiedo di saper essere un parroco dagli "occhi di
gufo" … I gufi mi hanno sempre affascinato (ne ho una collezione di oltre 600 pezzi!), hanno
occhi enormi, smisurati, occhi da icone! Molto prima di me hanno affascinato i Bizantini. Con loro
gli occhi dei gufi sono diventati gli occhi di Dio … Da loro dobbiamo imparare ad avere occhi
profondi, che vedono dentro e oltre, occhi che vedono nella notte, oltre il buio, che sanno vedere
l’alba dentro un tramonto, che già sognano l’alba. Occhi di speranza. |
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