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SORPRESI E ABITATI DALLA GIOIA DEL VANGELO
febbraio 2011
Tra i molti, meravigliosi e affettuosi auguri per Natale e per l’inizio d’anno che ho
ricevuto, uno mi invitava a guardare un video che mi ha emozionato e contagiato con la gioia che
sapeva esprimere. Anche a me, che come è noto non sono molto intonato, sorpreso dalla gioia, è venuta
una gran voglia di accomunarmi al canto … Non temete, Sapendo queste cose, siete beati se le mettete in pratica. (Gv
13,17) Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena (Gv
15,11). Poiché le tue parole, mio Dio, Il cristianesimo è proprio questo: un Vangelo, una buona notizia, un grande messaggio
di gioia e speranza. Non per nulla il primo miracolo di Gesù è stato il miracolo di Cana: un
miracolo gratuito, apparentemente 'inutile', con un solo grande fine: portare gioia. La gioia è contagiosa, proprio come il dolore.
Ho un amico che irradia gioia, non perché la sua vita sia facile, ma perché egli è solito riconoscere la presenza di Dio in mezzo a ogni umana sofferenza, la propria come quella degli altri. Dovunque vada, chiunque incontri, è capace di vedere e udire qualcosa di positivo, qualcosa per cui essere grato. Non nega la grande sofferenza che lo circonda, né è cieco o sordo alle voci e ai sospiri di angoscia degli altri esseri umani, ma il suo spirito gravita verso la luce nelle tenebre, e verso la preghiera in mezzo alle grida di disperazione. Il suo sguardo è dolce e la sua voce è pacata. Non vi è nulla di sentimentale in lui. Egli è realistico, ma la sua profonda fede gli consente di sapere che la speranza è più vera della sfiducia, e l’amore più vero della paura. E’ il suo realismo spirituale che lo rende un uomo così gioioso. ... La gioia del mio amico è contagiosa. Più sto con lui, più colgo i bagliori del sole che risplende dietro le nuvole. ... Coloro che continuano a parlare del sole mentre camminano sotto un cielo nuvoloso sono messaggeri di speranza, i veri santi del nostro tempo. (Henri J.M. Nouwen, Vivere nello Spirito) Nessun cristiano può chiudere gli occhi e il cuore di fronte all’ingiustizia,
all’infelicità, al dolore, ai bisogni degli altri, perché ogni cristiano è chiamato concretamente a
vivere secondo il Vangelo, a vivere alla luce delle prime righe della costituzione Gaudium et
Spes del Concilio Vaticano II: Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli
uomini d'oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le
speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di genuinamente umano che
non trovi eco nel loro cuore.
I cristiani sono chiamati a essere "incarnati" e "vulnerabili"
perché hanno cura degli altri, perché hanno a cuore il mondo, a essere appassionati, con uno
sguardo a 360° ... dalla parrocchia alla città, dalla politica all’economia, dall’oratorio alla
scuola, dalla casa al lavoro, dal condominio al quartiere ... a essere affidabili punti luce, punti
speranza, come si narra qui: In un villaggio islamico del Libano, un piccolo gruppo
di persone divenne cristiano. Immediatamente si chiusero per loro tutte le porte della
comunità.
Gli uomini non potevano più stare con gli altri uomini in piazza e le donne non potevano più attingere acqua alla fontana del villaggio. I nuovi cristiani furono costretti a scavarsi una fontana per conto loro. Un giorno la fontana del villaggio si inaridì e si seccò. Allora i cristiani invitarono i loro compaesani a venire ad attingere acqua alla loro fontana. Fecero di più. Sulle loro case appesero un cartello che diceva: "Qui abitano dei cristiani". Ciascuno sapeva così che in quella casa avrebbe trovato un aiuto e una mano tesa. Là dove c’è un’assenza, un’assenza di gioia, di giustizia, di tenerezza, di speranza,
di salute… i cristiani sono chiamati a essere presenza. Per questo sono felice che qui a Vimercate
siamo riusciti a far decollare - comunità pastorale, comune e privati insieme - il Fondo locale
Città solidale… ï ï ï ï ï Mi ha davvero affascinato il meraviglioso quadro di Marc Chagall dal titolo
"Domenica" che trovate sulla copertina di questo numero: sa tradurre con splendida
efficacia la fede come gioia, come relazione, come incarnazione nel quotidiano. Due volti felici e
stretti l’un l’altro, la casa delle origini di Chagall, la nuova casa e la nuova città, Parigi, con
i suoi simboli – la Tour Eiffel, la Chiesa di Notre Dame – un meraviglioso arcobaleno che attende
là oltre il fiume della vita, con le sue acque a volte chiare, a volte nere e turbinose … non
sembra mancare nulla alla festa del qui e ora e alla festa senza fine … |
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