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LASCIARSI SCOLPIRE DALLA QUARESIMA
marzo 2011
Enzo Bianchi, priore della comunità di Bose, ama citare – riguardo i giovani – le
parole di un padre della chiesa del IV secolo; "Voi vi chiedete come mai i giovani
crescendo si allontanino dalla Chiesa. Ma è naturale; è come nella caccia alla volpe, dove i cani
che non l’hanno vista, prima o poi si stancano, rinunciano e tornano a casa; mentre quei pochi che
hanno visto la volpe proseguiranno la loro caccia fino in fondo" . Ed Enzo Bianchi
conclude: "Ecco, il problema è far vedere la volpe ai giovani, far conoscere loro Gesù
Cristo". Sono arrivato alquanto tardi a dare a Gesù Cristo il
posto centrale ch'egli occupa oggi nel mio pensiero e nella mia vita ... Oggi, dopo aver molto
riflettuto e predicato ... Gesù Cristo è la luce, il calore e - attraverso il suo Spirito Santo -
il moto della mia vita. Egli mi interroga ogni giorno, e ogni giorno mi impedisce di arrestarmi: il
suo Vangelo e il suo esempio mi strappano alla tendenza istintiva che mi terrebbe legato a me
stesso, alle mie abitudini, al mio egoismo. Ed esperimento la verità di questa frase di Ibn
Arabi: "Colui la cui malattia si chiama Gesù, non può guarire". (Yves Congar,
teologo)
La Quaresima è proprio per questo un’occasione propizia: è intraprendere un viaggio,
un percorso che conduce all’incontro col Signore Crocefisso e Risorto; è un grande appello sempre
nuovo, scomodo e insieme promettente, a verificare il nostro essere cristiani sulla Pasqua di Gesù
e sul Vangelo. La Parola di Dio non si porta in capo al mondo in una
valigetta: la si porta in se stessi, la si porta su di sé. Non la si ripone in un angolo di se
stessi, nella propria memoria, come sistemata sul ripiano di un armadio. La si lascia andare fino
al fondo di sé, sino a quel cardine su cui fa perno tutto il nostro essere. Essa non ci deve
più abbandonare, più di quanto non ci abbandoni la nostra vita e il nostro spirito. Essa vuole
fecondare, modificare, rinnovare la stretta di mano che avremmo da dare, lo sforzo che poniamo nei
compiti che ci spettano, il nostro sguardo su coloro che incontriamo, la nostra reazione alla
fatica, il nostro sussulto di fronte al dolore, lo schiudersi della nostra gioia. Vuole stare con
se stessa ovunque noi siamo con noi stessi. Allora la vedremo splendere mentre camminiamo
per strada, mentre accudiamo al nostro lavoro, sbucciamo i legumi, attendiamo una telefonata,
spazziamo i pavimenti; la vedremo splendere tra due frasi del nostro prossimo, tra due lettere da
scrivere, quando ci svegliamo e quando ci addormentiamo. Il fatto è che essa ha trovato il suo
posto: un cuore di uomo povero e caldo per riceverla. (Madeleine Delbrêl, Noi delle
strade)
Ascoltare, leggere, meditare la Parola; gustarla, amarla, celebrarla, viverla è
l’itinerario su cui camminare nella prossima Quaresima. Sono stato colpito dalla scritta collocata sopra il
Crocefisso ligneo della vostra splendida chiesa (S. Bernardino di Molfetta): CHARITAS SINE
MODO.
È un latino semplice, che vuol dire: amore senza limite. Anzi, per essere più fedeli alle parole, bisognerebbe tradurre così: Amore senza moderazione. Smodato, sregolato. Amore senza freni, senza misura, senza ritegno. Volesse il cielo che, ogniqualvolta uscite dalla chiesa, non vi sentiste affidare da Gesù Cristo nessun'altra consegna che questa: Charitas sine modo. La misura dell'amore ... è quella di amare senza misura. (mons. Tonino Bello) Per questo ho scelto come immagine di copertina L’uomo con la testa rovesciata
di Marc Chagall: è un uomo radicato in piena terra, è seduto e stringe in grembo una casa, e
insieme è un uomo radicato in pieno cielo … è l’uomo dei due amori. Così è stato scolpito da Dio e
così è stato dipinto da Chagall. In un campo ho veduto una ghianda: |
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