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LA PASQUA:
SPLENDIDO DONO DI UNA SPERANZA INATTESA
aprile 2011
La fede non mi ha consolato della morte di Letizia.
Piuttosto è stata la sua morte
che mi ha fatto dubitare della fede.
E mi sono reso conto che tutto il mondo
vive questo dubbio disperato.
Solo la vita eterna è importante.
Il cristiano è al mondo per dire questa parola.
Che sarà una domanda o una preghiera.
Ma questo deve essere:
il resto il mondo lo sa a memoria.
Solo la speranza di non morire
giustifica l’esistenza delle Chiese
e la predicazione del Vangelo.
La speranza di non morire,
che ogni cristiano si porta dentro
come una donna incinta.
(Luigi Accattoli, La speranza di non morire)
… il dubbio disperato, il grande forse te li porti dentro sempre, non ti abbandonano
mai. Il timore, la paura, l’angoscia spesso ci violentano e ci
svuotano … Eppure, incrollabile, si fa strada lo splendido dono di una speranza
inattesa che buca il buio della morte: la Pasqua. La Pasqua di Gesù. La nostra Pasqua. Il passaggio
dalla morte alla vita.
Chi ha amato di un amore forte e incancellabile, chi ha accarezzato e
abbracciato un morente caro, non può non avere un irrefrenabile desiderio di eternità, non può non
avere segrete e ardite speranze, non può non credere alla Resurrezione … io ci credo!
Questa è la speranza cristiana: più forte del male, più forte della morte.
È una speranza che cerca di intravvedere in un seme sepolto una spiga o un fiore che stanno per
nascere.
È una speranza che si affida a un Crocefisso Risorto che la morte non ha potuto tenere prigioniero
e che in uno splendido e indimenticabile mattino di Pasqua ha «rovesciato» la storia.
La Pasqua di Gesù ci insegna che siamo salvati non dalla morte, ma nella morte.
Solo la Pasqua di Gesù può portarci gli occhi e il cuore oltre il sepolcro. La Pasqua fa
misteriosamente sussultare il nostro cuore, facendoci capaci di guardare oltre, di sperare oltre.
Come ci ha insegnato splendidamente nel suo testamento lo scrittore Luigi Santucci:
Dovremmo immaginare la
creatura che amiamo sul suo letto di morte, anche quando ‘la vediamo fare capriole su un mucchio di
fieno’. E direi poi, capovolgendo: così come voi dovete immaginare oggi me che faccio le capriole
su un mucchio di fieno...
Gesù ha già sconfitto la morte ma noi facciamo così
tanta fatica a intravvedere la Resurrezione, a immaginarci una vita oltre la morte …
Uno dei teologi più significativi del Concilio Vaticano II, Yves Congar, ha scritto queste parole
che non ho più dimenticato:
Penso spesso alla vita eterna.
Credo di averla già fin d’ora.
So che questa vita eterna attuale deve sfociare dopo la morte
in una specie di balzo in Dio,
dove essa si rivelerà completamente.
Ma non è possibile rappresentarla,
come non è possibile immaginare, guardandolo,
che il fiore del ciliegio, così bello in aprile,
diventerà frutto.
Per immaginare tutto questo abbiamo bisogno di altri
occhi, abbiamo bisogno degli occhi che l’amore, la speranza e la fede ci regalano.
La fede in Cristo risorto, nella nostra resurrezione, nella resurrezione della carne – come in ogni
domenica di Quaresima proclamiamo nel Credo apostolico - è un dono che si riceve soltanto stando in
ginocchio a lungo davanti alla Croce e all’Eucarestia:
Ci sono stati dei momenti
in cui, dopo ore passate in ginocchio
in una chiesa fredda,
una pietra è rotolata via
dalla mia mente, e ho guardato
dentro e ho visto le vecchie domande giacere
piegate e messe in un angolo
da parte, come il mucchio
dei panni funebri di un corpo d’amore risorto.
(R.S. Thomas)
È proprio questo il mio augurio, la mia preghiera in questa Pasqua: che ciascuno di
noi sappia custodire nel proprio cuore la memoria di Gesù, della sua croce e la memoria di quello
splendido e inaspettato mattino di Pasqua.
E, sono certo, il presente cambierà, per noi e il mondo in cui siamo chiamati a vivere. Perché la
speranza ci restituisce forze inaspettate, ci suggerisce strade impensate, moltiplica la fantasia e
l’audacia, non si dà mai per vinta.
Perché credere e annunciare la Resurrezione non è solo credere e annunciare un’altra vita, ma
vivere una vita «trasfigurata» già oggi.
Per questo non dimenticate di guardare i ciliegi in fiore …
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