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NATALE
QUELLA NOTTE, QUELL’ORA, QUEL MINUTO
… E TUTTO CAMBIA …
Georges de La Tour The Newborn part 1645
dicembre 2011
UN DIO CHE PERDE LA TESTA
Signore ho perso la testa per i miei
ragazzi e forse ho pensato più a loro che a te, ma poi ho pensato che anche tu hai perso la testa
per gli uomini e ti sei interessato più di loro che di tuo Padre.
(dal testamento spirituale di don Lorenzo Milani)
In quella notte, in quell’ora, in quel minuto, tutto è cambiato.
Il pianto di un bambino appena venuto al mondo ha cambiato tutto. Ha cambiato la storia di Dio e la
storia degli uomini. Perché quel bambino era Dio.
Può sembrare una fiaba o una pazzia o una splendida verità.
La fede dei cristiani, la mia fede, è indissolubilmente legata a questo Bambino, a un Dio che si
può prendere in braccio, a un Dio che si "nasconde" in un bambino, a un Dio che si rivela
e insieme si vela in un bambino.
In quella notte, in quell’ora, in quel minuto il nostro Dio si è fatto uomo, si è perdutamente
legato agli uomini. È una meraviglia un Dio così che, come un innamorato, ha "perso la
testa" per l’uomo.
Non vi è altro Dio così perdutamente
appassionato dell’uomo, anche di un solo uomo, com’è il nostro Dio. E lo ama fino alla follia della
croce. Dio si mette alla ricerca dell’uomo come un mendicante: un mendicante d’amore.
(padre David Maria Turoldo)
E, come in una bellissima storia d’amore, a Natale Dio ha fatto e continua a fare la
prima mossa: dichiara per primo il suo amore.
UN UOMO CHE DÀ DEL TU A DIO
Di fronte a una dichiarazione d’amore non si riesce a rimanere impassibili,
indifferenti: ogni dichiarazione amorosa è insieme estasi e tormento …
È ancora il poeta e profeta David Maria Turoldo a dire che
L’Eterno ci graffia dentro anche se non vogliamo
Forse bisogna imparare a essere un po’ più "vulnerabili" a questo "graffio" che
ci è impresso dentro. Forse bisogna imparare a dire "sì".
Ci sono parole che fanno la storia della nostra vita e fra queste, certamente, ci sono proprio dei
"sì", soprattutto quei sì – di cui non ci pentiamo mai – che abbiamo pronunciato nella
gioia e nelle lacrime, o nello stupore come è capitato allo scrittore francese Paul Claudel, quando
aveva diciotto anni:
Nel 1886, a Parigi, durante i vesperi di Natale, entra nella
cattedrale di Notre Dame. Che cosa l’abbia spinto tra le imponenti navate gotiche non si sa, forse
l’irresistibile e delicata attrattiva del Natale. Il rito inizia. Mentre le preghiere si alternano,
i colori delle vetrate vibrano ai riflessi delle luci che le accarezzano. Il coro intona il canto
del Magnificat
L’anima mia magnifica il Signore
e il mio spirito esulta in Dio mio salvatore
perché ha considerato l’umiltà della sua serva.
Claudel si arresta e volge in alto lo sguardo, conquistato da quelle
parole. In quell’istante tutto diventa chiaro. Lui. Paul, rinasce come folgorato da un lampo. La
conversione, improvvisa. Si impossessa di lui.
Racconterà questa straordinaria esperienza in pagine sparse e sempre dirà d’essere stato raggiunto
da "Dio che mi tendeva le braccia".
Afferma di provare l’esperienza del "Tu" per la prima volta.
In quella notte, in quell’ora, in quel minuto, tutto è cambiato per Paul
Claudel.
Tutto può cambiare anche per ognuno di noi, in questo Natale, così nuovo e così diverso ogni
anno.
La strada da percorrere è quella di tornare al Presepe, è quella di guardare a lungo quella piccola
statua nel Presepe, ma soprattutto la vera strada è quella di lasciarsi guardare a lungo da quel
piccolo Bambino, così da lasciarlo entrare nella nostra vita, nella nostra libertà, nelle nostre
scelte. Scopriremo di avere atteso tanto di essere guardati da quegli occhi.
UN FIORE E UN RAGGIO DI SOLE: L’UOMO E DIO
Quello che ci regala il Natale è un dono quotidiano, è la perla preziosa nascosta nel
nostro quotidiano: è una Presenza che ci fa irrimediabilmente diversi
Chi ama e si sente amato porta sempre dentro di sé, nella radice più profonda del proprio essere,
la persona amata, e questa presenza amata e amante è il suo pensiero, è la sua gioia, è la sua
luce, è la sua forza inaudita e sorprendente.
Così è con Dio …
Dio è quello che ti ha scavato nell’anima il suo ritratto
e tu non puoi strappartelo
e ti "tormenta" con la dolcezza di un capolavoro.
Da quella notte, da quell’ora, da quel minuto, Dio è l’Emmanuele, il Dio-con-noi. Per sempre. E la
sua presenza amante, la sua vicinanza dolcissima, la sua misericordia tenerissima, i suoi inviti
incalzanti e sferzanti illuminano e trasfigurano il nostro vivere.
Lascia che il suo mite sguardo
ti penetri in fondo all’anima,
e vedrai come ti illumina
la sua eterna beatitudine.
Senza timore afferra le sue mani
e il suo volto imprimi in te,
devi sempre rivolgerti a lui
come un fiore al raggio del sole,
ed egli sarà tuo, come una sposa
fedele, se gli mostri tutto il cuore.
(Novalis, Canti spirituali II)
Un fiore e un raggio di sole, anche in pieno inverno … ecco l’uomo e Dio.
RIPRENDIAMOCI L’UMANO
È Natale, riprendiamoci l'umano.
È il luogo in cui anche Dio ha voluto nascere.
(don Pierangelo Sequeri)
A Natale Dio ci ha lasciato come sua immagine, non un'immagine di carta, di stoffa o di pietra,
ma un'immagine di carne: l'uomo.
A Natale Dio ci lascia un impegno: custodire la sua immagine, occupandoci dell'uomo.
Per questo a Natale il Dio che si è fatto uomo chiede a ciascuno di noi di amare l'uomo, ogni
uomo, nel servizio, nella cura, nella dedizione, nella giustizia, nella tenerezza, nella
concretezza.
È impressa nel mio cuore la lettera che padre Renato ha scritto alla nostra comunità dopo
l’alluvione in Liguria:
Alcuni bambini sfollati nei paesi
limitrofi non vogliono più tornare per la paura! Un giorno son andato per incontrarli in un albergo
dove vengono radunati per salutarli, ma essendo usciti per una passeggiata, non potendo donare le
caramelle ed i cioccolatini, allora per strada scartavo i dolci e li mettevo addirittura in bocca
agli spalatori sporchi di fango fino ai capelli i quali mi dicevano scherzando che era come fare la
comunione quel giorno, altri mi rispondevano "amen". Insomma girando ho cercato di
risollevare il morale portando oltre ai cioccolatini anche della buona grappa dicendo loro che era
"spirito di-vino" per dare forza alle braccia per amore dei fratelli.
(Fra Renato da Monterosso 7 novembre 2011)
Siamo chiamati a divenire per il mondo annuncio della divina tenerezza, perché in
quella notte, in quell’ora, in quel minuto, tutto è cambiato.
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