PASQUA:
SOLO L’AMORE SA. SOLO LA SPERANZA SA.
Sappiamo la morte.
Non sappiamo la resurrezione.
Sappiamo la morte. O forse no.
La sappiamo solo nell’altro.
La sappiamo solo nell’amore.
La sappiamo nelle lacrime.
La sappiamo nella mancanza.
Non sappiamo la resurrezione. O forse no.
La sappiamo nella primavera che ritorna.
La sappiamo nelle persone di speranza.
La sappiamo in quell’uomo di nome Gesù.
La sappiamo in quel pezzo di pane che è l’Eucarestia.
Se l’inverno dicesse: “Ho nel cuore la primavera”, chi gli crederebbe? (Gibran)
Parlare di risurrezione agli uomini è proprio come parlare di farfalle ai bruchi. (Ferrero)
Solo l’amore sa. Solo la speranza sa. Solo l’amore e la speranza sanno tornare credenti a quel mattino di Pasqua di tanti secoli fa, davanti a una tomba vuota. Solo l’amore e la speranza sanno vedere oltre. E sanno continuare a credere giorno dopo giorno.
Tutto il Vangelo si dissolverebbe senza il mattino di Pasqua, tutta la fede si sbriciolerebbe senza Gesù risorto …
Ma come può essere la resurrezione? Non me lo domandate, non è immaginabile ed è molto difficile affermare queste cose e allo stesso tempo conservare il nostro buon senso; ma tutto il Vangelo si dissolve senza questo, e quindi scegliamo o una notte oscura o una pazzia come questa. (Fernando Belo)
Ho scelto, ho amato e amo questa “pazzia” insieme ai cristiani di oggi e di sempre perché l'amore è più forte della morte. Quell’amore disarmato e smisurato che sulla croce sembrava perdente, ha vinto, ha sconfitto la morte.
“Gesù Cristo è risorto”: è il grido, è l’annuncio dei discepoli, è la testimonianza che ha fatto nascere la Chiesa, che ha mantenuto testardamente e tenacemente viva la fede.
Nella notte pasquale, nella notte della grande veglia, nella notte della fede, di tutto questo si fa memoria viva. Quando nel buio si fa strada la luce, quando l’ascolto della Parola e il silenzio saranno sovrastati dal suono festoso di campane e campanelli, per l'annuncio di Cristo risorto, un brivido mi percorre, una scossa irrompe, un'emozione violenta mi scuote ... è come se d'improvviso la volta della chiesa sparisse per far posto al cielo, all'abbraccio che viene dal cielo e avvolge tutti.
Per dire Pasqua le parole non sono sufficienti, non bastano mai. A parlare e a cantare devono essere i nostri gesti, la nostra vita di risorti:
Voi chiedete cos'è la risurrezione dei morti?
Io non lo so.
Voi chiedete quando è la risurrezione dei morti?
Io non lo so.
Voi chiedete c'è una risurrezione dei morti?
Io non lo so.
Io so soltanto quello che voi non chiedete:
la risurrezione di coloro che amano.
Io so soltanto a che cosa Egli ci chiama:
alla risurrezione qui e ora.
(Kurt Marti)
Tutto cambia con la resurrezione. Tutto può cambiare con la resurrezione. Qui e ora. Quando non ci si rassegna al male, all’ingiustizia; quando la fantasia della carità sa inventare nuove occasioni di bene. Tutto può cambiare qui e ora perché far Pasqua è temere di meno e sperare di più, è “gettare nel cestino della cartastraccia gli occhiali affumicati, i pensieri vestiti di lutto”. Far Pasqua è scrollarci di dosso la polvere della stanchezza, della noia. Far Pasquaè “far nascere senza posa la speranza là dove ci sono ragionevoli motivi di disperazione”. Far Pasqua è credere che Cristo è vivo oggi, vive nella storia di oggi e di ognuno e la anima, la sostiene con la forza sorprendente del Vangelo e della sua vicinanza.
Quest’anno i miei auguri pasquali sono i versi scritti da Elisa Kidané, suora comboniana, scrittrice e poetessa. In omaggio a tutti e in particolare alle donne che sanno essere splendide persone pasquali:
Un chiarore, complice la luna, indica loro stralci di sentiero.
E vanno le donne di ieri, nottetempo,
provviste di olii profumati e coraggio inaudito ...
Osano infrangere leggi di forza e di morte.
Vanno, anzi no, corrono le donne di ieri
per smuovere il masso dalla tomba
per lenire ferite indelebili
per profumare il corpo straziato del loro Maestro.
Da allora, continuano ad andare le donne di oggi
con la stessa passione delle donne di ieri.
Vanno sotto gli occhi increduli delle stelle.
Vanno, e nell'intimo un presentimento antico e sempre nuovo:
la loro audacia obbligherà il Dio della Vita,
oggi, come ieri, a ripetere il miracolo,
a svuotare i sepolcri, a inventare risurrezione ...
e affidare loro anche oggi, come ieri
la prerogativa di raccontare al mondo la Bella Notizia e cantare,
nel cuore dell'umanità, inni alla vita che non muore.
(Elisa Kidanè)
DON MIRKO