Sfogliando
tra le pagine di un libro che mi è carissimo, Il
Signore della danza (ed. Portalupi 2004), che
ho scritto quand’ero parroco in S. Maria del Suffragio a
Milano, ho ritrovato queste righe di una mia omelia del 2002 in
occasione della festa per gli anniversari di matrimonio … le
dono a ciascuno di voi.
Se
io, don Mirko, mi fossi sposato, cosa proverei oggi festa degli
Anniversari di Matrimonio?
Penso
due sentimenti su tutti: stupore e lacrime.
Stupore perché sarebbe da sogno poter dichiarare alla propria donna: “Non sono ancora capace di amarti ma rimango sempre stupito dopo dieci, trenta, cinquanta anni di te e del tuo amore e del mio amore, rimango sempre stupito del nostro amore”.
Lacrime perché mi sarebbe spontaneo dire: “Potevo amarti di più”, e perché sento che solo le lacrime sarebbero capaci di lavare i miei ritardi, i miei rimorsi, le mie omissioni.
Ho
scelto di vestire l’omelia come decalogo. Un decalogo che sogno
possa essere una bussola utile non solo per le coppie festeggiate
oggi ma anche per ciascuno di voi presente a questa Eucarestia:
Tenere Dio in casa come ospite fisso: sfrattare Dio da casa sarebbe uno degli sbagli più gravi. Dio unisce, Dio fortifica. Dio, poi, è l’unica garanzia che neanche la morte vi separerà.
Pregare insieme: “Le mie idee cambiano quando prego” (Bernanos). La preghiera insieme insegna a comprendersi, a essere fedeli, a perdonarsi, a ricominciare, ad amare come amava Gesù. Se le coppie pregassero di più insieme, renderebbero il loro legame molto più forte, molto più difficile da spezzare.
Guardare in positivo: cercare di cogliere le doti e i desideri dell’altra/o prima che le sue mancanze o i suoi limiti.
Sedersi: occorre fermarsi, dialogare, darsi tempo:
Bisogna essere
accoglienti,
avere il cuore come
una “comoda poltrona”
in cui l’altro
possa sedersi, rilassarsi,
sentirsi a suo agio,
capito, ascoltato,
accolto. (Nico
Dal Molin)
Tacere: tanti cortocircuiti nascono perché la lingua parla quando è troppo calda. Lasciate passare qualche ora; poi parlate pure!
Sorridere: il sorriso è una magia.
Toglimi il pane, se
vuoi,
toglimi l’aria,ma
non togliermi il tuo sorriso.
(Pablo Neruda)
Mettere la fantasia al potere: un fiore, un regalo, un invito a cena fuori… arrivare prima a casa… (avvisando!…) per dire no all’abitudine e alla monotonia. “L’abate stava a sedere sul treno, in faccia aveva un uomo e una donna di mezza età, così indifferenti l’uno all’altra da far pensare che fossero sposati (Bruce Marshall).
Coltivare la tenerezza: siete sposati da diversi anni ma restate sempre fidanzati. Ascoltate il saggio:
Dimmi spesso che mi
ami,
con parole, gesti,
azioni.
Non credere che lo
sappia già.
Forse ti sembrerò
imbarazzata/o
e negherò di
averne bisogno.
Ma tu non credermi,
fallo lo stesso.
Perdonare: il perdono non è debolezza, il perdono è l’amore umano che si fa divino, il perdono risveglia la scintilla di amore che è nascosta in ogni uomo, ci rende leggeri e nuovi.
Tenere le porte aperte agli altri. Quando il mondo della coppia arriva solo fin dove arriva l’uscio di casa allora si finisce col morire di asfissia. Si disimpara ad amare, dimenticandosi che i simboli del cristiano e della Pentecoste non sono le pantofole e la camomilla ma il vento e il fuoco.
Dopo
il decalogo un grazie, una raccomandazione, una preghiera.
Un
grande grazie
alle coppie festeggiate perché con la vostra testimonianza ci
avete fatto capire che è possibile essere una cosa sola per
sempre; che il matrimonio cristiano non è un contratto, è
un patto davanti a Dio, è un sacramento, è una danza,
una stupenda danza, certo ad alto rischio e pericolo. Ma ne vale la
pena.
Una
raccomandazione:
non
lasciate invecchiare i vostri sogni, i sogni di quando vi siete
innamorati l’una dell’altro…
Una
preghiera
per
tutte le famiglie presenti, proprio per tutte, anche per quelle
spezzate, per quelle divorziate risposate qui presenti (spero che
queste coppie ogni volta che vengono in questa chiesa si sentano non
giudicate ma accompagnate):
Signore,
ti
rendiamo grazie per la nostra famiglia.
Facci
capaci di un amore forte e tenero,
nuovo
ogni giorno, sempre pronto al perdono.
alla
comunità parrocchiale.
Maria,
Tua madre, ci custodisca.
Amen.
A
queste parole scritte qualche anno fa ne aggiungo solamente alcune di
papa Francesco che continua a stupirmi, a emozionarmi. In una delle
sue omelie ha ricordato quanto detto da S. Francesco “Predicate
il Vangelo, e se è proprio necessario usate anche le parole”.
Sono
l’amore, la tenerezza, la fantasia, il perdono, la
misericordia, il servire … che cantano il Vangelo. Anche il
matrimonio è un canto …