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TUTTO DIPENDE DALLA LUCE

Karla Gerard (104K)
Karla Gerard

maggio 2014
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Il cuore di un innamorato è sempre attratto, affascinato, illuminato, reso vivo, pulsante dalla persona amata … tutto viene trasfigurato, si riesce a vedere tutto con occhi diversi, con occhi di stupore. Chi si innamora è come se nascesse un'altra volta. Chi scopre che cosa significa amare, un giorno si stupisce di non aver amato prima. È una primavera del cuore.
Anche la fede, accolta e vissuta, può regalarci tutto questo. È per questo che, come un innamorato, torno alla Pasqua e alla fede pasquale, centro e cuore della vita dei cristiani. Perché è luce che illumina, perché è fuoco che tutto trasforma. È dalla luce del mattino di Pasqua che tutto dipende. Sentite questo racconto narrato dal noto artista padre Marko Ivan Rupnik che ho avuto la gioia di conoscere personalmente:

Quando ero all’Accademia di Belle Arti a Roma e studiavo teoria del colore ho conosciuto uno svizzero, Johannes Itten, che penso avesse capito molto bene il colore, ma aveva un sacco di nemici, come tutti quelli che creano, che inventano. Allora lui, furbescamente, organizza una cena e invita tutti questi suoi nemici. All’inizio della cena, mentre tutti erano seduti ai tavoli con grande appetito, fa sfilare i camerieri con l’antipasto: un po’ di prosciutto del Carso, un po’ di insalata, ma intanto accende una luce rossa. I camerieri cominciano a servire ma nessuno tocca niente, perché una fetta di prosciutto sotto una lampada rossa è come la carne appena tagliata, una foglia di insalata è come la pelle di rana. E lui chiede: “Come mai non mangiate, non è buono?”. Accende allora una luce verde … Sai che cos’è un prosciutto sotto una lampada verde? Meglio non dirlo a voce alta: una visione impressionante. E chiede ancora: “Ma come non avete appetito?”. Finalmente accende una luce normale: il prosciutto ridiventa prosciutto e l’insalata ridiventa insalata. E aggiunge: “Forse allora non ho sbagliato troppo con la mia teoria: tutto dipende dalla luce”.

La luce rende splendenti anche le cose più semplici, addirittura le trasforma, e anche un frammento di vetro diventa un brillante.
Se tutto dipende dalla luce, quale potenza ha dentro allora l’affermazione di Gesù: “Io sono la luce del mondo” (Gv 9,5)! Accogliere, fare spazio in noi alla luce di Gesù, il Signore crocefisso e risorto, è la realissima possibilità di risorgere ogni giorno, di rifiorire ogni giorno, di acquistare una nuova mentalità, una logica nuova, un cuore nuovo, è la splendida possibilità di diventare una creatura nuova (2Cor 5,17).
Perché credere è riconoscere innanzitutto di essere amati. E chi ha piantato nel proprio cuore l’albero della fede pasquale sa ritrovare speranza, vigore, slancio, entusiasmo, audacia, capacità di amare, di ricominciare, di perdonare, capacità di gesti e di sogni nuovi.
Chi crede nel Signore crocefisso e risorto fa l’esperienza di una autentica primavera, di una primavera che non finisce con l’inverno …
Le piante sono tutte spoglie d’inverno, ma un bel giorno una luce nuova, un’aria tiepida comincia ad abbracciarle e ad accarezzarle. Così le piante si commuovono e cominciano a rifiorire e tutto ridiventa un giardino!
La fede di Pasqua ci fa sempre questo regalo, ci fa rifiorire.

Quando Gesù venne nelle mie stagioni,
fu lui l’autentica primavera,
la promessa di tutti gli anni a venire.
Colmò il mio cuore di gioia;
e, come le viole, timida cosa,
crebbi alla luce della sua venuta.
(Rachele, in “Gesù Figlio dell’Uomo” di Gibran)

Così scriveva il card. Dionigi Tettamanzi in “Risplenda la vostra luce davanti agli uomini” (n.40) commentando l’avventura spirituale dell’uomo cieco dalla nascita:

Proprio qui ritroviamo il nucleo essenziale, il segreto affascinante dell’esperienza di fede. Essa è un incontro personale, personalissimo con il Signore Gesù, che ci cambia la vita, la illumina con lo splendore della sua grazia e ci dona un modo nuovo di pensare, di vedere, di valutare, di giudicare l’intera realtà.

Chi va da Gesù, chi sta con Gesù cuore a cuore, nel silenzio e nella preghiera, chi guarda spesso alla croce di Gesù, chi ascolta il Vangelo acquista a poco a poco una luce che tutto illumina e trasfigura. Anche la notte della sofferenza, del dolore, della morte, perché il mattino di Pasqua ci dona una straordinaria speranza e una vita non meno che eterna. Ed è proprio la luce della speranza ciò di cui tutti abbiamo più bisogno.

 

Kintsugi (18K)

Ho letto che quando i giapponesi riparano un oggetto rotto, valorizzano la crepa riempiendo la spaccatura con dell’oro. Essi credono che quando qualcosa ha subito una ferita ed ha una storia, diventa più bello. Oro al posto della colla. Metallo pregiato invece di una sostanza adesiva trasparente. Questa tecnica è chiamata “Kintsugi”. Sembrano volerci dire che il dolore è parte della vita. A volte è una parte grande, e a volte no. E che il dolore fa due cose: ti insegna e ti lascia cambiato. E ti lascia più saggio, più forte, a volte. Ma ci insegnano che la cosa più importante è rendere belle e preziose le persone che hanno sofferto … questa tecnica si chiama “amore”, ben di più che una semplice tecnica, una squisita e speciale qualità del cuore. Un’arte che i cristiani possono imparare da Gesù di Nazareth, il Crocefisso vivente.
Il cristiano riceve in dono la luce, l’oro dell’inaudita speranza del Risorto e insieme è chiamato a essere luce, a fare dono dell’oro ricevuto, della speranza ricevuta …

Quando ti imbatti in una cosa bella, la racconti.
E quando ti imbatti in una cosa vera, la dici.
E se hai capito che la storia di Gesù è come un lampo
che ha illuminato per sempre il cammino del mondo e dell’uomo
dandogli un senso, allora lo racconti a tutti.
Non puoi farne a meno.
E se l’incontro con Gesù Cristo ha cambiato la tua esistenza
dandole forza, direzione, gioia di vivere,
allora inviti gli amici a condividerla.
(Bruno Maggioni)

Ci perseguiti allora una frase di Paul Claudel: “Voi che credete, che ne avete fatto della luce?”

don Mirko Bellora

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