IN VIAGGIO
Da oltre un decennio nel mio
studio è appeso un piccolo e simpatico quadro su cui sono
dipinti due preti in bicicletta mentre pedalano di fretta.
È il quadro che ho scelto per la copertina di Parola Amica
perché questo mese di settembre che si apre davanti a noi
vedrà “preti in viaggio” nella nostra
comunità pastorale. Un viaggio che porterà il
nostro don Marco Pavan a Legnano e che porterà da noi gli
attesissimi don Marco Fusi e don Davide Marzo.
Un viaggio è il luogo da dove vieni e il luogo dove vai,
un viaggio non è solo questione di valigie, è
questione di cuore, di affetti, di nuovi incontri, di tremore e
stupore, di attesa e di sguardi, di ricominciamenti, di
libertà che si rimette in gioco, di fiducia nello Spirito
che ti sospinge e non ti lascia mai da solo.
Il “viaggio” di un prete è un po’ tutto
questo: è insieme la sua povertà e la sua gioia, la
raccolta di una nuova “sfida” a cui l’annuncio
del Vangelo chiama.
È la bellezza e la libertà del prete e insieme la
sua fatica e il suo timore.
Nel ringraziare e nel salutare don Marco, nell’accogliere
don Marco e don Davide, chiedo a tutta la comunità
pastorale occhi profondi, cuore e braccia aperti.
CONVERSAZIONI SU QUATTRO RUOTE
L’incontro con don Marco
Pavan si è fatto via via in questi anni sempre più
profondo. Ho ammirato il suo amore al quotidiano, la sua
dedizione all’oratorio, all’oratorio feriale, allo
straamato campeggio, la sua capacità di non demordere, il
suo esserci sempre, puntuale con la sua immancabile bici, il suo
credere – nonostante tutte le difficoltà e sconfitte
– nella comunità pastorale e il suo volerla sempre
più unita. L’ho visto qualche volta deluso, ma
sempre pronto a ricominciare da capo.
Carissimo don Marco ti ringrazio per tutto questo, ma ti
ringrazio anche per le nostre lunghe conversazioni su quattro
ruote … durante il tragitto per andare in diaconia o al
decanato o di ritorno da qualche incontro quando spesso ci siamo
fermati sulla tua macchina davanti alla casa parrocchiale.
Conversazioni che si sono fatte a poco a poco confidenze,
confessioni, sogni … davvero bello!
So del tuo amore alla matematica … in questi giorni ho
letto di una professoressa iraniana di matematica che ha appena
ricevuto – prima donna – un premio considerato il
Nobel dei matematici. Ha raccontato che il suo primo ricordo
della matematica risale probabilmente a quando suo fratello gli
parlò di come sommare i numeri da 1 a 100: “scoprii
la somma di Gauss e incontrai la bellezza!”. Ti auguro dal
profondo del cuore di saper annunciare il Vangelo facendo
scoprire e incontrare tutta la sua bellezza. Come il monaco
Fibonacci tanto tempo fa aveva scoperto che dietro l'idea di
armonia e di perfezione, nella natura come nell'arte, si nasconde
un numero, il numero d’oro, anche tu fa scoprire
“l’oro” che fa risplendere la vita di ogni
giorno, quell’oro che sta nascosto nel sapersi fidare di
Cristo crocefisso e risorto e del suo Vangelo. Buon cammino,
gatto di Schrödinger !
IL LEONE E LA CETRA
Un calorosissimo benvenuto a don Marco Fusi e a don Davide Marzo. Pensando a loro, prima ancora di incontrarli, sentiti i loro nomi mi sono venuti in mente subito un leone e una cetra: il leone che simboleggia l’evangelista Marco e la cetra di Davide. Parto da queste risonanze per far loro gli auguri.
A don Marco auguro di essere come l’evangelista che porta il suo nome, splendido iniziatore del genere vangelo, che sa raccontare Gesù con tanta vivacità e scioltezza, che invita da sempre a chiederci chi è Gesù per ognuno di noi, che ci indica cosa significa essere i suoi discepoli e che è così geniale nel saperci coinvolgere nella vicenda di Gesù. Sii anche tu, don Marco, un leone, un leone narratore della straordinaria bellezza di Gesù e del suo Vangelo. Gesù si sedeva in mezzo alla sua gente e narrava e incantava … Auguro ai tanti giovani di Vimercate e Burago, grazie a te, di incontrare lo stesso incanto!
A don Davide auguro lo stile del giovane Davide suonatore di cetra. Si narra nel primo libro di Samuele (16,14-23) che il re Saul, spesso turbato da uno spirito cattivo, ritrovava la pace quando Davide suonava per lui la sua cetra. Mi piace pensare che ogni persona abbia bisogno di un “suonatore di cetra”, perché la vita quotidiana con tutte le sue fatiche possa tornare a risplendere. Davide era il giovane della cetra, ma anche l’uomo che danzava davanti all’Arca di Dio. Ti auguro di essere un prete felice di Dio e degli uomini, specialmente nel tuo servizio difficile ma affascinante nella scuola.
A entrambi auguro di saper essere preti così: “Il prete è il ministro dell’inquietudine, il dispensatore di una sete e di una fame nuove”. (card. Suhard)
NEVICATE D’AGOSTO
E a tutta la comunità
pastorale chiedo e auguro nuovi sogni …
Al riguardo mi ha molto intrigato una riflessione di p. Fabio
Scarsato, direttore del Messaggero di
Sant’Antonio:
L’ultima processione cui ho partecipato è stata quella del 5 agosto, nota come «Madonna della neve». Che già di per sé è un titolo alquanto improbabile, lì nel bel mezzo del calendario estivo. Si racconta di un certo Giovanni, romano, che la notte del 4 agosto sogna che sarebbe, nientemeno, nevicato: ma non su tutta la città, bensì esattamente sul colle Esquilino. E nemmeno indistintamente su tutto il colle: la neve sarebbe scesa a delineare con precisione il perimetro di una chiesa che la Madonna desiderava fosse costruita in quel posto, e di cui ella stessa suggeriva le misure! Lo stesso sogno visitò in contemporanea anche papa Liberio. I due, il laico e l’ecclesiastico, credettero al sogno, che puntualmente si avverò. Non è che forse il nostro mondo e la nostra Chiesa proprio di ciò avrebbero bisogno? Di persone disposte a sognare... «nevicate d’agosto»?! Disposte, con il proprio stupore, a far accadere i miracoli: Dio che ogni volta ci sorprende gratuitamente! Ho pensato che la Chiesa, quella in muratura di Santa Maria Maggiore, quella volta, quella che tutti noi contribuiamo a formare, oggi, nasce più dai sogni improbabili di tanti uomini e donne, che non da ragionamenti solo umani.
Anch’io continuo a sognare tenacemente il “sogno improbabile” della scoperta da parte di molti della comunità pastorale come grande dono per tutti. Anche il nostro cardinale Scola, che verrà fra noi il 4 ottobre, coltiva un “sogno improbabile”: la comunità educante. Ne parleremo nel prossimo numero di ottobre.