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LA PASQUA, ORA DIFFICILE E ARDITA

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Marc Chagall Resurrezione


aprile 2015
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LA PASQUA, ORA DIFFICILE E ARDITA

È l'ora del dubbio disperante, l’ora della fede nuda, l’ora della speranza folle, l’ora dell’audacia inaudita … quando il silenzio si mischia al grido, quando le domande sembrano senza risposta, quando il buio confina con la luce, quando l’attesa di una promessa si dilata, quando la paura ti schiaccia, quando Dio non sembra più Dio, quando la vita si fa di nuovo strada… è l’ora della Pasqua!
È l'ora di inginocchiarci ai piedi della Croce, se vogliamo conoscere davvero chi è Dio, con il suo amore smisurato e folle per l'umanità.
È l'ora di incamminarci verso un sepolcro che si rivelerà vuoto, se vogliamo conoscere davvero chi è l’uomo e a quale inaudita speranza è chiamato.
È un’ora difficile e ardita, bella e tremenda. Come le ore della nostra vita segnate dal dolore, quando ogni via d’uscita sembra chiudersi e le lacrime impediscono di vedere, come le ore segnate dall’amore, quando tutto si illumina di nuovo e gli abbracci riaprono il cuore.

Così è il sabato santo, il giorno che amo di più, perché è il giorno che assomiglia di più alla vita e agli uomini: giorno di solitudine e attesa. Il silenzio del sepolcro invade tutto e rischia di tradire ogni speranza nata attorno a quell’uomo che diceva di essere il figlio di Dio. Ma persino Lui ha deluso. Ha fallito. L’attesa è dentro di noi, niente potrà strapparla via. Potremo forse ignorarla, ma non sopprimerla, restiamo inquieti: l’unica cosa che vogliamo sapere è se quell’uomo è risorto e quella resurrezione c’entra con me ora, in questo istante in cui scrivo. Questa è l’unica cosa che attendiamo, se quell’uomo risorge e c’entra con me …
(Alessandro D’Avenia)

Il cuore dei Vangeli ci porta lì, alla Pasqua, a quel sepolcro vuoto, al giardino dove Maria e le altre donne hanno incontrato Gesù risorto.

Custodite la parola “Resurrezione”!
Non scambiatela con nessun’altra!
Non con “sopravvivenza”, con “immortalità”,
con “trasformazione”, “progresso”, “riforma”,
neppure con “rivoluzione”.
Custodite la parola “Resurrezione”,
anche se supera, come supera,
ogni vostra capacità di immaginazione
e persino le vostre più ardite speranze.
Custodite la parola “Resurrezione”
E il segreto che essa racchiude.
Perché la Resurrezione è un segreto …
Un segreto non da nascondere, certo,
ma neppure da sbandierare
come se fosse nostro anziché di Dio.
Piuttosto siamo chiamati a vivere questo segreto
Come potenza di cose nuove nella storia.
(Paolo Ricca)

La resurrezione di Gesù è stata senz’altro il segreto decisivo della vita del pastore e teologo protestante Dietrich Bonhoeffer - di cui mi sento alunno infinitamente debitore e che cito spesso nelle mie omelie - che così scriveva nel suo Resistenza e resa: “È dalla resurrezione di Cristo che può spirare nel mondo presente un nuovo
vento purificatore. Qui c’è la risposta al “datemi un punto d’appoggio e solleverò il mondo”. Se un po’ di persone lo credessero veramente e si lasciassero guidare da questo nel loro agire terreno, molte cose cambierebbero. Vivere partendo dalla Resurrezione: questo significa Pasqua”. È questo segreto che gli ha permesso di lottare contro il nazismo, di vivere e di morire nella più grande, intima e indistruttibile speranza. 70 anni fa, il 9 aprile 1945, pochi giorni prima della fine della guerra, Bonhoeffer veniva impiccato nel campo di concentramento di Flossenbürg per ordine di Hitler. Dieci anni più tardi Bethge, il medico del lager scrisse così:

Attraverso la porta semiaperta della baracca vidi che il pastore Bonhoeffer, prima di svestire gli abiti del prigioniero, si inginocchiò in profonda preghiera col suo Signore. La preghiera così devota e fiduciosa di quell’uomo straordinariamente simpatico mi ha scosso profondamente. Anche al luogo del supplizio egli fece una breve preghiera, quindi salì coraggioso e rassegnato alla scala del patibolo. La morte giunse dopo pochi secondi. Nella mia attività medica di quasi cinquant’anni non ho mai visto un uomo morire con tanta fiducia in Dio. Poco prima aveva pronunciato queste parole: “È la fine, per me l’inizio della vita”.

Credere nella risurrezione e rimandarla al futuro non basta. La speranza non è nel passato o nel futuro, è qui e ora. La Pasqua di Gesù ci consegna oggi vitalità, energia, forza, creatività per combattere il male, le ingiustizie… è stato il segreto di Bonhoeffer, è stato ed è il segreto di tanti cristiani, può diventare anche il nostro segreto.

Un missionario viveva da tantissimi anni in Cina, paese dalla cultura millenaria e profondamente religioso. Non aveva battezzato nessuno (non era lì a convertire...), ma era riuscito in qualche modo a stabilire una bellissima relazione con un vecchiettino cinese, con cui passava le ore e le giornate a chiacchierare del più e del meno, e a discutere delle cose di Dio. Era stupendo per entrambi potersi scambiare le proprie esperienze di fede, così diverse eppure così simili. Era bello poter scoprire, grazie all'altro, un altro volto di Dio, un altro colore del suo arcobaleno, un altro raggio della sua luce. Un giorno il missionario arrivò a parlare della risurrezione... Come spiegare al suo amico il mistero della risurrezione di Gesù? Era facile raccontargli della vita di Gesù, del bene che aveva fatto, di come la gente semplice lo ricordasse proprio come un uomo buono che aveva fatto tanto bene. Ma come spiegargli la risurrezione? Provò, e riprovò, cercò esempi, metafore... ma il suo grande amico non riusciva a comprendere tale stupefacente mistero. Finché un giorno il vecchio cinese disse al suo amico missionario: "Ascolta, da tanti giorni ti sforzi di spiegarmi quello che io non posso capire. Credo ci sia un unico modo perché io possa capire cos'è la risurrezione di Gesù: mostrami la tua risurrezione!".

Ogni anno a primavera si ripete puntualmente il miracolo della rinascita. Guardando le gemme che nuovamente rispuntano siamo afferrati da meraviglia e stupore... C'è un giardino dove possiamo ammirare i miracoli che il credere alla resurrezione di Gesù può compiere: è il cuore dell'uomo, il nostro cuore. Lì si annida la speranza, la vita che fiorisce, la fede e la carità che ci chiamano a una vita da risorti, una vita bella e giusta per tutti.
“L’unica cosa che vogliamo sapere è se quell’uomo è risorto e quella resurrezione c’entra con me ora”… Quella resurrezione c’entra davvero con me, con la mia vita di ogni giorno. Ho pianto e ho creduto. E continuo a credere.

don Mirko Bellora

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