PALLA AL CENTRO
Palla al centro … si ricomincia! Si ricomincia, insieme, un nuovo anno pastorale che si prospetta stracolmo di doni e di “sfide”. Basti pensare al Giubileo della Misericordia, al Sinodo sulla famiglia nella Chiesa e nel mondo contemporaneo, al Convegno ecclesiale nazionale sul nuovo umanesimo in Gesù Cristo e alla prossima lettera pastorale dell’8 settembre del nostro Arcivescovo. Quante occasioni di riflessione, di ascolto, di dialogo, di mutamento, di conversione e di ricominciamenti personali e comunitari!
Come ogni tifoso, aspetto con entusiasmo e trepidazione ogni nuovo campionato, come la possibilità gioiosa di nuovi giochi e nuove vittorie … da interista lo spero vivamente! Mi piacerebbe che ogni appartenente alla nostra comunità parrocchiale viva l’impaziente attesa di un nuovo anno, come un tifoso attende il campionato: palla al centro!
Ho avuto l’occasione durante le vacanze di vedere due film davvero interessanti: Timbuktu di Abderrahmane Sissako e Banana di Andrea Jublin. Entrambi mi hanno colpito, fatto riflettere, spinto a nuovi sogni e desideri, invitato a rimettere la palla al centro, a ricominciare.
Il primo racconta della storica città del Mali ormai in mano agli integralisti islamici. Che in nome della Jihad hanno proibito tutto: musica, colori, sigarette, perfino il calcio. Addio risate e tinte vivaci degli abiti africani. Le donne sono poco più che ombre.
La scena, una scena davvero memorabile e incantevole, che più mi ha colpito e strabiliato è una partita di pallone senza pallone! Un gruppo di ragazzini, nonostante il divieto di giocare a calcio, giocano lo stesso, con tutte le loro maglie colorate, con tutta la loro gioia di vivere e di giocare … corrono, fanno passaggi, si smarcano, dribblano, segnano, esultano … senza palla! Davvero una meraviglia! In “Timbuktu” ci sono lapidazioni, condanne, frustate, delitti. Ma soprattutto c’è una bellezza, la forza della vita che non si arrende. Come a dire che il desiderio della vita e della libertà non possono essere stoppati, negati, vietati perché hanno una forza inaudita e creatrice. Nel momento di massimo sconforto la gioia, la bellezza del vivere e dell’essere liberi non si arrendono e nasce il massimo della fantasia, come testimonia splendidamente quella partita senza palla.
Così dovrebbe capitare nei momenti di crisi in ogni ambito, nella società e nella Chiesa, nella famiglia e nell’economia … persino in una comunità pastorale … perché, insieme, sappiamo estrarre tutte le inaspettate energie creatrici che ci abitano e non aspettano altro che di essere utilizzate per il bene comune.
Il secondo film è un vero gioiellino: “Banana” è un ragazzino patito del calcio brasiliano, della filosofia del calcio brasiliano, fatta di ardore e passione, di slancio e fantasia, di coraggio e cuore. Banana ama il calcio brasiliano tanto da eleggerlo a sua filosofia di vita, contro la mentalità del catenaccio, dello stare sempre in difesa, ed è per questo che si getta spericolato nella mischia, nonostante intorno a lui siano quasi tutti rassegnati, cinici, disillusi, accigliati. Sembra un piccolo don Chisciotte di periferia che si lancia in una missione impossibile, in attacco, convinto che nella vita si debba a tutti i costi cercare la felicità.
Quel ragazzino è la nostra parte migliore, da lui si può imparare a non aver paura, a vivere tutto l'amore che ci esplode dentro e che spesso lasciamo congelare.
Con lo stesso stile dei protagonisti di questi due film dobbiamo tutti ricominciare!
Dobbiamo ricominciare tutti, preti e laici insieme. Sono contento in particolare di ricominciare col nuovo Consiglio Pastorale e col nuovo Consiglio Economico della Comunità, coi quali desidero camminare in modo sinodale e dai quali attendo cose grandi, meraviglie in presenza, idee, scelte, progetti, servizio.
Un paio d’anni fa per l’informatore della Dipo mi hanno posto qualche domanda. Eccone un paio con le mie risposte:
- Nella sua Parrocchia, lei è un rigido applicatore di schemi o lascia spazio ad estro e fantasia? Certo, gli schemi sono necessari, ma io sono innamorato dell’estro e della fantasia! Diciamo la verità: allo stadio si va per un dribbling ubriacante, un tunnel irrispettoso, un colpo di tacco, una rovesciata (mitica quella di Youri Djorkaeff alla Roma!) non certo per vedere una diagonale difensiva! Un po’ di sana pazzia … come la pazza Inter!
- Il fuoriclasse (della parrocchia)? Uno solo è un fuoriclasse: è il Maestro, Gesù di Nazareth. E non mi pare abbia mai molto amato il bianco e il nero, preferiva le sfumature … E ha combattuto il diavolo …
Chiedo a tutti di seguire questo Maestro e amico, Gesù di Nazareth!
Chiedo a tutti estro, fantasia, fede, grinta!
Chiedo a tutti di essere sempre più generosi e gratuiti, come ci insegna Marco Aurelio:
Trova gioia e quiete in una sola cosa:
nel passare da un’azione utile alla comunità
a un’altra azione utile alla comunità.
E prego così, con le parole di Madeleine Delbrêl che mi sono state fatte conoscere da una parrocchiana di S. Stefano:
Signore aiutami ad amare, ad essere come il filo di un vestito.
Esso tiene insieme i vari pezzi
e nessuno lo vede se non il sarto che ce l'ha messo.
Tu Signore mio sarto, sarto della comunità,
rendimi capace di essere nel mondo servendo con umiltà,
perché se il filo si vede tutto è riuscito male.
Rendimi amore in questa tua Chiesa,
perché è l'amore che tiene insieme i vari pezzi.
Buon inizio a tutti!