IN PRINCIPIO LA RELAZIONE
bbb NASCO OGNI VOLTA CHE DICO TU bbb
Non ho più dimenticato ciò che ha raccontato qualche anno fa il vescovo francese mons. Albert Rouet:
Mi ricordo molto bene: ero giovanissimo prete in confessionale, entra una donna che senza esitare mi dice: “Padre, io ho 73 anni e dalla mia infanzia ho fatto tutto quello che la Chiesa mi domandava, la preghiera del mattino, di mezzogiorno, della sera e sono andata a Messa tutte le domeniche, ho fatto digiuno in quaresima, ho fatto tutto quello che dovevo fare e a 73 anni scopro che non so amare”.
Questa donna ha colto nel segno, ha colto la questione fondamentale per ogni cristiano: scoprire di non saper amare, scoprire che la fede non è solo un insieme di pratiche e di doveri, ma è un incontro, una appartenenza affettuosa a Dio e alla comunità, è legame, è relazione.
La prossima Quaresima può essere una straordinaria occasione per ritornare all’essenziale, per concentrarsi sull’essenziale, per tornare al cuore della fede. A questo ci invita papa Francesco:
La Quaresima è un nuovo inizio. Il cristiano è chiamato a tornare a Dio «con tutto il cuore» (Gl 2,12), per non accontentarsi di una vita mediocre, ma crescere nell’amicizia con il Signore.
Ogni pagina dei Vangeli ci mostra Gesù come splendido maestro di incontri, di legami. Ed è per questo che come immagine di copertina ho scelto un quadro che rappresenta un incontro indimenticabile descritto dall’evangelista Marco (5,25-34):
Ora una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza alcun vantaggio, anzi piuttosto peggiorando, udito parlare di Gesù, venne tra la folla e da dietro toccò il suo mantello. Diceva infatti: «Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata». E subito le si fermò il flusso di sangue e sentì nel suo corpo che era guarita dal male. E subito Gesù, essendosi reso conto della forza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: «Chi ha toccato le mie vesti?». I suoi discepoli gli dissero: «Tu vedi la folla che si stringe intorno a te e dici: “Chi mi ha toccato?”». Egli guardava attorno, per vedere colei che aveva fatto questo. E la donna, impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. Ed egli le disse: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace e sii guarita dal tuo male».
Una donna affetta da anni da continue emorragie, ritenuta impura, viene emarginata, esclusa dalla convivenza civile, esclusa dalla vita, calpestata nella sua dignità di persona, cerca di toccare almeno il lembo del mantello di Gesù con la speranza di guarire, senza dire una parola, senza volersi far vedere. Ma Gesù la chiama, la guarda, le parla perché vuole chiamarla ad un rapporto personale, ad un incontro. Perché la fede è sempre e solo personale, la fede è qualcosa che ti capita dentro. Così questa donna passa dal dono della guarigione all’incontro con chi le fa questo dono. Potremmo dire col poeta Aldo Capitini: “Nasco ogni volta che dico tu”. Il legame ti fa rinascere di nuovo.
Ed ecco allora la scelta del nostro Quaresimale: reimparare e rendere vivi i legami fondamentali, i tratti essenziali della comunità cristiana, della comunità della Chiesa degli Apostoli: l’ascolto della Parola di Dio, l’esperienza viva della preghiera, la vita sacramentale, la comunione fraterna, la costante dimensione missionaria.
Erano perseveranti nell'insegnamento degli apostoli e nella comunione, nello spezzare il pane e nelle preghiere. Un senso di timore era in tutti, e prodigi e segni avvenivano per opera degli apostoli. Tutti i credenti stavano insieme e avevano ogni cosa in comune; vendevano le loro proprietà e sostanze e le dividevano con tutti, secondo il bisogno di ciascuno. Ogni giorno erano perseveranti insieme nel tempio e, spezzando il pane nelle case, prendevano cibo con letizia e semplicità di cuore, lodando Dio e godendo il favore di tutto il popolo. Intanto il Signore ogni giorno aggiungeva alla comunità quelli che erano salvati. (Atti 2,42-47)
Quella descritta negli Atti degli Apostoli è l’icona, è il modello da 2000 anni per il cammino di tutte le chiese cristiane, splendidamente descritto nell’introduzione del Sinodo 47° della Diocesi di Milano del 1995.
Nel suo ministero pastorale (del card. C. M. Martini) viene sottolineata l'immagine di una Chiesa pienamente sottomessa alla Parola di Dio, che mette l’Eucaristia al centro della sua vita e contempla il suo Signore. Una Chiesa che parla più con i fatti che con le parole, che porta la parola liberatrice e incoraggiante del Vangelo alla gente di oggi. Una Chiesa capace di scoprire i nuovi poveri e non troppo preoccupata di sbagliare nello sforzo di aiutarli in maniera creativa. Una Chiesa che opera un paziente discernimento, valutando con oggettività e realismo il suo rapporto con il mondo e con la società di oggi. Una Chiesa che spinge alla partecipazione attiva e alla presenza responsabile. Una Chiesa saldamente fondata sulla tradizione e aperta allo Spirito di Dio.
Ci aiuterà in questo cammino di conversione alla Parola di Dio e di riforma della Chiesa, la parrocchia di Oreno – grazie don Marco! – che sta celebrando brillantemente il 450° anniversario della sua nascita (26.3.1567). Davvero felice il titolo dato a tutte le iniziative “Accendiamo la luce”.
Il compito dei credenti è di tenere accesa, per il bene di tutti, la semplice fiamma della vita evangelica. Forse più nessuno si aspetta seriamente qualcosa dalla Chiesa. Eppure tutte le volte che essa restituisce ossigeno alla fiamma del Vangelo qualcuno alza lo sguardo. La Chiesa torna a essere degna dello sguardo umano quando offre il suo disarmato e gratuito chiarore. Ovunque essa sia. (Giuliano Zanchi, L’arte di accendere la luce)
Ed ecco il percorso del nostro Quaresimale.
bbb ABBRACCIATI A DIO E ALLA COMUNITÀ bbb
C’è un solo aiuto per il nostro tempo, tanto segnato dall’impotenza, dalla debolezza e dalla mancanza di una patria: tornare alla chiesa, cioè colà dove gli uomini si sostengono l’un l’altro nell’amore, dove l’uno vive la vita dell’altro, dove c’è comunione in Dio, dove c’è la patria perché c’è l’amore» (Dietrich Bonhoeffer)
Questo è il cristiano: uno che appartiene a Dio e al popolo di Dio, uno che sta abbracciato a Dio e alla comunità. Sul programma del Quaresimale è riprodotto La ronde de l’amitié di Picasso. Nel quadro è descritto un girotondo di persone che sembrano danzare, quasi volare, felici, lanciando fiori. Si guardano fra loro e guardano oltre, più in alto. Il loro non è un cerchio chiuso: c’è un sole che sta in mezzo a loro. È un sole con al centro una colomba che richiama fortemente lo Spirito Santo, la fonte della loro danza, della loro gioia, della loro leggerezza. Saper danzare la vita, saper spargere bellezza, saper stringere le mani degli altri e far entrare dentro le scelte della vita il Sole dello Spirito di Dio, della Trinità … questo è il cristiano, questa è la Chiesa!
bbb SE AVETE PAURA DELL’AMORE NON CELEBRATE MAI LA MESSA bbb
Senza la domenica non possiamo vivere dicevano i primi cristiani, anche a rischio e costo della vita. Questa affermazione, questo “urlo”, questo “segreto” arriva fino a noi con tutta la sua freschezza e la sua potenza, la sua gioia e il suo splendore che nascono dalla pienezza del cuore e della vita, di una fede nel Risorto celebrata, vissuta, testimoniata.
«Ho desiderato ardentemente di mangiare questa Pasqua con voi»”, dice Gesù prima dell’Ultima Cena. Se fosse anche per noi la stessa esperienza, lo stesso desiderio! Sarebbe il vero colpo d’ala. Non essere a Messa perché è obbligatorio, perché è un appuntamento dovuto, imposto dal calendario, dal precetto, ma un appuntamento ardentemente desiderato perché c’è Lui! L’Eucarestia domenicale, la Cena del Signore, è il giorno del Signore risorto, è la Pasqua settimanale che ci crea e ci fa capaci di restare cristiani, è un mirabile incontro, un mirabile legame, è gustare la presenza del Signore risorto da cui nasce la nostra fraternità e la nostra missione … Fate questo in memoria di Me … Tutto parte da qui, dalla Messa dove si impara a diventare discepoli, a diventare la Chiesa dei liberi legami, a dare del tu a Dio, a chiamare ogni persona col nome di fratello. Thomas Merton diceva:
Se avete paura dell’amore non celebrate mai la Messa
Se avete paura della gente non celebrate mai la Messa
Se celebrate la Messa condannate la vostra anima al tormento dell’amore
perché l’Eucarestia è estasi e tormento per l’incredibile vicinanza del Risorto, per l’abissale distanza della nostra risposta, per l’esigente “consegna” che ci viene affidata:
Egli mi prese nelle sue mani. Ringraziò il Padre.
Mi benedisse, mi spezzò, mi donò.
(Elena da Persico)
bbb STO DAVANTI ALLA BIBBIA COME DAVANTI ALLA MIA SPOSA bbb
Lei: la Parola. Lui: Gesù Cristo.
“Mangia il Vangelo”, dicevano i monaci, “impara da Dio chi è Dio” ...
Guarda a Lei per conoscere Lui. Accogli Lei per amare Lui.
Ascolta Lei per seguire Lui. Fatti illuminare da Lei per scorgere Lui.
Lasciati dissetare da Lei per lasciarti inquietare da Lui.
Fidati di lei per affidarti a Lui.
Lei: Parola di Dio, parola di vita eterna.
Lui: Parola di Dio fatta Figlio, fatta volto.
Lei, Lui: intrecciati per sempre
nella storia dell’amore di Dio per noi,
nella storia della Chiesa, dei cristiani, nella nostra storia.
Leggere la Bibbia è imparare a conoscere il cuore di Dio attraverso le sue parole.
Occorre che la Parola di Dio diventi la nostra lingua materna, ispiri il nostro cuore, abiti dentro di noi, nutra la nostra esistenza, diventi il cuore stesso della nostra vita. Leggere ogni giorno una pagina biblica è come far entrare dentro di noi la luce, la forza, la consolazione, la carezza, il perdono, la speranza di Dio. Ogni pagina va’ dritta al cuore, mette in crisi il nostro buon senso, cerca di spazzar via le nostre durezze, i nostri pregiudizi, compie il miracolo della trasformazione del cuore … da un cuore di pietra a un cuore di carne. Come davanti a una sposa guardi incantato, ti senti capito, amato e insieme “nudo”, indifeso, spesso le lacrime ti riempiono gli occhi, lacrime di gioia, lacrime per non saper amare abbastanza.
bbb UNA FEDE CON MOLTA POLVERE SULLE SCARPE bbb
Provocatoriamente mons. Tonino Bello aveva detto:
La nostra fede non ha molta polvere sulle scarpe, non sa di polvere, non ha profumi di strada, non ha sapori di piazza, non ha odori di condomini. Ha solo il profumo dell’incenso delle nostre chiese. (mons. Tonino Bello)
Poi è arrivato un “ciclone” … papa Francesco, con il suo sogno, con la sua rivoluzione della tenerezza contro le “dogane pastorali” che ci invita ogni giorno a uscire, preferendo una Chiesa accidentata, ferita e sporca per essere uscita per le strade, piuttosto che una Chiesa malata per la chiusura. Il mio sogno è che sempre più siano numerosi i cristiani della nostra comunità pastorale che escono dal tempio “poeti e profeti” cioè più capaci di rendere abitabile la nostra città e la nostra casa comune che è il mondo. Uscire dal tempio chiede audacia, genialità, ma anche ricerca, ascolto, dialogo, sensibilità, pazienza, umiltà, misericordia. È lo stile che ci ha insegnato con forza profetica il Concilio Vaticano II e che papa Francesco ha reso nuovamente vivo, reale, affascinante e sorprendente.
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La Parola è dono. La Messa è dono. La comunità è dono. L’altro è dono.
La Parola è legame. La Messa è legame. La comunità è legame. L’altro è legame.
Tutto è dono. Tutto è legame.