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PASQUA:
LA POSSIBILITÀ DELL’IMPOSSIBILE
Arcabas Annuncio del Risorto

Arcabas - Annuncio del Risorto

aprile 2017
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PASQUA:
LA POSSIBILITÀ DELL’IMPOSSIBILE

 

Pasqua è il più grande evento della storia dell’universo. A riflettere sul suo significato, ci si sente mancare il fiato per l’incredibile verità che ci fa conoscere. Una verità che tocca ciascuno di noi negli interessi più reali, più “fisici”, in quanto Cristo ha promesso che anche noi tutti risorgeremo come lui. Eppure, forse, mai come nel nostro tempo,  si parla poco di questo evento e del suo sconvolgente significato. (Vittorio Messori)

Anch’io mi sento mancare il fiato di fronte al Crocefisso Risorto, davanti al mattino di Pasqua … L’annuncio è talmente grande, incredibile, esplosivo che le parole ti si chiudono in gola perché le parole sono povere e insufficienti di fronte a un fatto così, a una speranza così, di fronte a una promessa così: è la possibilità dell’impossibile, l’impossibile che si fa possibile.
Ce lo ha ricordato magnificamente e con forza papa Francesco nell’omelia della Messa celebrata al parco di Monza sabato 25 marzo, giorno della festa dell’Annunciazione a Maria:

«Nulla è impossibile a Dio» (Lc 1,37): così termina la risposta dell’Angelo a Maria… Quando ci apriamo alla grazia, sembra che l’impossibile incominci a diventare realtà. Come ieri, Dio continua a cercare alleati, continua a cercare uomini e donne capaci di credere, capaci di fare memoria, di sentirsi parte del suo popolo per cooperare con la creatività dello Spirito. … Dio continua a cercare cuori come quello di Maria ...

Come Maria e i discepoli proviamo la stessa gioia e lo stesso turbamento, gli stessi dubbi, le stesse forti emozioni, gli stessi brividi, lo stesso infinito stupore, le stesse lacrime … un crocefisso è il risorto, è il vivente!
In questo tempo di Pasqua l’invito che faccio a me e a ciascuno è quello di passare un po’ di tempo da soli davanti al crocefisso per lasciarci provocare e interrogare da quel grande Amore, per riscoprire il vero volto e il vero cuore del nostro Dio, per appoggiare sul suo cuore tutti i nostri tormenti, le nostre sofferenze, il nostro dolore per ritrovare forza, consolazione, perdono, voglia di futuro, speranza, per entrare nel mistero, come le donne dei Vangeli ai piedi della croce e al sepolcro …

«Entrate nel sepolcro, videro un giovane, seduto sulla destra, vestito di una veste bianca…» (Mc 16,5). Le donne furono le prime a vedere questo grande segno: la tomba vuota; e furono le prime ad entrarvi…“Entrate nel sepolcro”. Ci fa bene, in questa notte di veglia, fermarci a riflettere sull’esperienza delle discepole di Gesù, che interpella anche noi. Per questo, in effetti, siamo qui: per entrare, entrare nel Mistero che Dio ha compiuto con la sua veglia d’amore. Non si può vivere la Pasqua senza entrare nel mistero. Non è un fatto intellettuale, non è solo conoscere, leggereÈ di più, è molto di più! (Papa Francesco, Veglia pasquale 2015)

Già, è molto di più: non ci basta la ragione, non ci basta l’intelligenza … chi ama ed è amato lo sa bene, chi vive audacemente la speranza lo sa bene, chi sa perdonare e chi riceve il perdono lo sa bene! L’intelletto e la ragione cercano, ma chi trova è il cuore, quel luogo segreto nascosto al centro di noi stessi dove abita Dio, un Dio che non ci chiede altro che il cuore.
Lo sa bene Maria Maddalena, la discepola di Gesù che, pur col cuore spezzato e impaurito, continua a cercare Gesù, il suo Maestro, in quell’indimenticabile mattino di Pasqua:

Da sola, nel buio che scivola verso l’alba, incoraggiata dall’amore sconfinato per l’Uomo che le ha reso la dignità e la stima allora negate alle donne, non si arrende dinanzi alla tomba vuota. Il suo cuore si spezza, ma continua a cercarlo, anche se non sa dove dirigersi. E quando si sente chiamare, non ha dubbi: quello è il Maestro. Le parole affettuose che Lui le rivolge, la dolcezza con la quale pronuncia il suo nome, come nelle strade di Galilea, le danno la certezza che dinanzi a lei non c’è un fantasma, ma il suo Signore. Avverte il corpo di Cristo risorto in quella fisicità calda di affetti che aveva conosciuto, quando gli aveva unto i piedi, bagnati di lacrime, asciugati con i suoi capelli e lui le aveva teso la mano. E quando si reca dai discepoli per riferire l’annuncio che Lui le ha affidato, dice semplicemente: «Io l’ho visto». È tutto il suo essere a darle questa certezza. (Mariapia Bonanate)

Sono proprio le donne a capire di più e meglio, a non arrendersi alla croce, forse perché sono le persone che più sono state vicino a Gesù e che hanno compiuto per lui straordinari gesti di tenerezza, di vicinanza, di consolazione. La loro presenza sulla strada della croce restituisce umanità anche alla solitudine e alla morte. Abbiamo tutti e tutto da imparare da queste donne, creature che profumano di resurrezione, soprattutto dalla loro inaudita speranza che nulla andrà perduto della nostra vita, nessun gesto di bontà e di tenerezza, nessuna lacrima. Nulla andrà perduto, nemmeno la vita.
È questa la fede pasquale, la promessa di Gesù per ognuno di noi. Una promessa che sta scritta su ogni ramo fiorito di gemme a primavera …
Al Signore crocefisso e risorto, fondamento e cuore della “pazza fede” dei cristiani, chiediamo di rimuovere tutte quelle pietre che chiudono e congelano il nostro cuore, che soffocano e schiacciano la nostra speranza e il nostro entusiasmo. A Lui chiediamo di farci persone capaci di resurrezione, capaci di ridare speranza e di far risorgere chi ci incontra, capaci di accoglienza, misericordia, giustizia. A Lui chiediamo di regalarci la sua luce.

Le persone sono come le vetrate colorate.
Scintillano e brillano quando c’è il sole,
ma quando cala l’oscurità rivelano la loro bellezza
solo se c’è una luce dentro.

don Mirko Bellora

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