Indovinami,
indovino, / che leggi nel destino:
l’anno
nuovo come sarà? / Bello, brutto o metà e metà?
“Trovo
stampato nei miei libroni / che avrà di certo quattro
stagioni,
dodici
mesi ciascuno al suo posto, / un carnevale e un ferragosto,
e
il giorno dopo del lunedì / sarà sempre un martedì.
Di
più per ora scritto non trovo / nel destino dell’anno
nuovo:
per
il resto anche quest’anno / sarà come gli uomini lo
faranno.”
(Gianni
Rodari)
Anche
quest’anno sarà come gli uomini lo faranno …
E anche un quadro davvero originale ci può dare degli splendidi
suggerimenti. Eccolo qui. Ne trovate un particolare in copertina.
(Konrad
Von Soest, 1403)
Di
solito nelle Natività Giuseppe sembra dormire, forse perché
nei Vangeli è descritto come l’uomo che ascolta i sogni,
oppure ha un volto perplesso e del resto come non capirlo! In questa
rappresentazione invece Giuseppe attizza il fuoco e sta preparando
del cibo!
Ho lasciato che il quadro mi parlasse …
LA PROSSIMITÀ AFFIDABILE
Ho
raccolto con gioia queste riflessioni del nostro Arcivescovo, mons
Mario Delpini:
Quest’anno
il mio presepe è fatto
di musica e parola, è un
presepe di cantici. Se potete fare silenzio e vi ponete in ascolto,
riuscirete forse a sentire anche a casa vostra il cantico di Giuseppe
dal mio presepe. Giuseppe canta il cantico della responsabilità.
Giuseppe non canta con parole, ma solo con il quotidiano prendersi
cura. Il cantico di Giuseppe è la
prossimità
affidabile, la
sollecitudine per quello che serve, il rendersi disponibile anche per
l’imprevisto.
Il cantico di Giuseppe è la
vigilanza che si prende cura della vita che gli è affidata.
Il cantico
di Giuseppe è la fatica e la fierezza, è la
tenerezza e la discrezione, è l’affetto
intenso e puro. Il cantico di Giuseppe è la
libertà dall’amor
proprio: non fa conto di sé e
non pretende attenzioni, non è incline al lamento
né al risentimento. Giuseppe porta la responsabilità
e il suo cantico è nella quotidiana vigilanza e nella
naturalezza del prendersi cura:
“Mi
è stato affidato, devo pensarci io. Che cosa faccio di
straordinario?”.
Essere prossimo affidabile, responsabile, in tenerezza, in sollecitudine e
in discrezione, nel vivere quotidiano: ecco ciò che il nostro
Dio ci chiede nel nuovo anno
UN
SOFFIO SULLA BRACE
Il quadro continua a parlarmi e a evocare in me nuove risonanze …
Bisognerà
pure che nel campo dei dormienti
qualcuno
attizzi il fuoco nella notte.
(Kafka)
Come
per s. Giuseppe, l’invito è a saper tenere acceso il
fuoco della tenerezza, della giustizia, è a saper tenere una
luce accesa anche quando tutto intorno ci sembra irrimediabilmente
buio.
Sant’Agostino
paragona il ruolo del maestro a quello di colui che soffia sulla
brace e, in fondo,Natale
è Dio, il nostro Maestro interiore, che soffia sulla nostra
brace. A volte la cenere sembra pesare a tal punto da spegnere la
brace, ma il nostro Dio sa risvegliare il divino che abita in noi e
sa farci uomini migliori, uomini dal cuore grande … basta dar
ascolto a quel fuoco che è il Vangelo. Nella quotidianità
dei nostri affetti, delle nostre scelte, del nostro lavoro,
dell’appartenere alla comunità pastorale. Lo
diceva in modo straordinario s. Teresa d’Avila: dove sta Dio?
“Dio
sta tra le pentole in cucina!”
L’ENTUSIASMO PER IL FUTURO
In
ogni quadro della Natività, s. Giuseppe viene sempre
raffigurato vecchio … Mi è tornato alla mente ciò
che padre Piero Gheddo ha raccontato di padre Clemente Vismara,
missionario di Agrate:
L'ho
visitato in Birmania nel 1983, a 86 anni era ancora parroco a
Mongping. Volevo intervistarlo sulle sue avventure e mi diceva:
“Lascia perdere il mio passato che ho già raccontato
tante volte. Parliamo del mio futuro”. E mi parlava dei
villaggi da visitare, delle scuole e cappelle da costruire, delle
richieste di conversioni che gli venivano da varie parti. Come diceva
un confratello: “È morto a 91 anni senza mai essere
invecchiato”. Aveva conservato l’entusiasmo dei primi
tempi per la sua missione.
È
giovane chi ha desideri, chi ha progetti, chi ha sogni, chi segue i
sogni con coraggio e audacia, come s. Giuseppe. È vecchio
invece - anche se ha vent'anni - chi ha rinunciato a sognare, a
lottare, chi si è assestato - in questo mondo di pesanti
ingiustizie - con rassegnazione o con furbizia. Che cominci così
il nuovo anno: con il desiderio di essere, di restare sognatori
inguaribili, testardamente e tenacemente!
UOMINI CERTI DI DIO, UOMINI DAL CUORE IN FIAMME
Così descriveva padre David Maria Turoldo i cristiani di cui il mondo e la Chiesa hanno bisogno oggi: Uomini certi di Dio, uomini dal cuore in fiamme. Credo sia stato così Giuseppe, lo sposo di Maria, il padre di Gesù. Si è fidato largamente, si è affidato. È stato un uomo certo di Dio. Ha dato vita ai sogni.
Non
c’è nascita e quindi speranza
in
cui l’uomo e Dio non siano coinvolti insieme.
Dio
non può farcela da solo:
per
realizzare il suo sogno
deve
entrare nei sogni dell’uomo
e
l’uomo deve poter sognare i sogni di Dio.
(A.Heschel)
Sono certo che ogni realizzazione umana è stata intravista da un sogno e resa vera dalla passione di un uomo col cuore in fiamme… Lasciamo che Dio possa entrare nei nostri sogni, possa trasformarci il cuore.
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Se
spostiamo lo sguardo da Giuseppe, il quadro ci regala un’altra
meraviglia: non è Maria a baciare il suo Bambino, è il
Bambino che bacia lei … La fede è proprio questo:
lasciarci “toccare” da Dio, lasciarci amare da Dio.
Soltanto
attraverso uomini toccati da Dio, Dio può far ritorno presso
gli uomini.
Qualcuno
ha scritto che “Lo
sguardo che Dio posa sull’uomo ha la dolcezza di un bacio”:
sentiamoci ogni giorno “baciati da Dio”. Questo amore
scritto dentro di noi ci farà capaci di grandi cose, ci farà
capaci di riamare.
Buon anno!