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IL FILO DALL’ALTO
TRA SAPIENZA E CINQUANTESIMO

gufi

settembre-ottbre 2020
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IL FILO DALL’ALTO
TRA SAPIENZA E CINQUANTESIMO

 

«In una bella mattina di settembre tutti i prati brillavano di rugiada e alcuni fili, lucidi come la seta, ondeggiavano nell’aria. A uno di quei fili c’era attaccato un ragno che decise di posarsi su una grande siepe. Il ragno si mise subito al lavoro, lasciando che il filo lungo il quale era disceso reggesse la punta superiore della tela bella e grande.
Questa tela sembrava stendersi nel vuoto perché non era possibile vedere quel filo sostenitore.
Passarono alcuni giorni e per poter acchiappare più mosche il ragno allargò la sua tela, grazie a quel filo dall’alto.
Una mattina però si svegliò di pessimo umore: non c’era il sole e neanche una mosca ronzava lì in giro. Finì col notare nella parte superiore della sua rete un filo che gli sembrava un po’ strano perché non andava da nessuna parte, ma pareva andare su diritto nell’aria.
Aveva dimenticato che lui stesso un giorno era sceso giù per quel filo e non si ricordò neppure di quanto gli fosse stato utile per tessere e poi allargare la sua tela. Il ragno si limitò a pensare che lì c’era uno stupido filo buono a nulla che andava su nel vuoto. E allora con un solo colpo di dente lo spezzò. Nello stesso momento tutta la sua rete, così artisticamente fabbricata, crollò e quando il ragno tornò in sé si trovò sulla siepe con addosso la sua tela.
Tutto questo perché non aveva capito l’utilità di quel “filo dall’alto”».

Un filo dall’alto, il nostro credere in Gesù Crocefisso e Risorto vivo oggi, è e deve essere quello che tiene legato fortemente e dolcemente tutto ciò che stiamo vivendo e vivremo insieme nella nostra Comunità in questo anno pastorale.
Questo “filo dall’alto” è quello che ci unisce prima a Dio e poi tra noi, è la fede, è la preghiera;  quando noi stacchiamo il filo della fede, della preghiera, dell’amicizia con Gesù, perdiamo così prima il rapporto con Dio e poi il rapporto col prossimo. L’invito del Vangelo è saldare insieme Dio e l’uomo, cielo e terra…

INFONDA DIO SAPIENZA NEL CUORE

Il nostro vescovo mons. Mario Delpini ci invita a leggere, meditare, mettere in atto la sua Proposta pastorale, dal titolo Infonda Dio sapienza nel cuore. Lì troviamo scritte queste parole:

Abbiamo bisogno di sapienza, di quella “sapienza pratica” che orienta l’arte di vivere, di stare nel mondo, di stare insieme di interpretare il nostro tempo e di compiere scelte sagge e promettenti. (pag. 13)
Siamo quindi chiamati a un esercizio del pensiero che sia insieme esercizio di carità fraterna, esercizio di profezia, esercizio di ascolto e di dialogo. (pag. 19)

Per essere pronti alla ripresa dopo la pandemia, senza dimenticare che ne siamo ancora in mezzo, il nostro Vescovo ci chiede prima di ogni cosa la sapienza, quella sapienza che, come il filo del ragno, viene dall’alto e va invocata, quella sapienza che ci fa capaci di porci, raccogliere e affrontare le domande più scomode, di ascoltare e parlare all’uomo contemporaneo, di essere testimoni, consapevoli che non ci sono mai facili risposte.Una occasione di riflessione sarà il nostro Ciclo di Ottobre dal titolo “Ri-esistenza”.
Chi è il sapiente? È colui che sa guardare a ogni situazione, a ogni persona con gli occhi di Dio. È colui che trova qualcosa da imparare da ogni uomo. È colui che, come afferma un detto tibetano, mette un pizzico di zucchero in tutto quello che dice agli altri, e ascolta con un grano di sale tutto quello che gli altri gli dicono. Abbiamo disperatamente bisogno di persone sagge. Già lo diceva il libro del Siracide (6,36): Se vedi una persona saggia va’ presto da lei; il tuo piede logori i gradini della sua porta.

IL MIO 50ESIMO DI ORDINAZIONE

Sono felice di essere prete … sono un prete felice! È stata un’avventura umana e cristiana davvero formidabile.
Credo che la fonte della gioia sia proprio la coscienza di appartenere a Qualcuno, la coscienza di essere amati. E io mi sento amato dal "mio" Dio, il Signore della danza, mi sento custodito "come pupilla degli occhi" dal mio Signore. Sono felice perché ho incontrato il "centuplo quaggiù" ... anche per la presenza di chi mi vuole bene, la presenza di tante meravigliose persone che ho incontrato sulla mia strada. Ho cercato di guardare ciascuno negli occhi, con quegli “occhi di gufo” da cui sono circondato… nella voliera in giardino e in casa: in copertina ne trovate una bellissima piccola selezione! La mia vita è tenuta meravigliosamente insieme da quel filo dall’alto che mi tiene legato a Dio e mi lega ai fratelli. Sono grato dal profondo del cuore a quanti hanno reso tanti giorni davvero belli e intensi.
A Maria, sede della Sapienza chiedo di tenerci stretti a quel filo dall’alto e chiedo in particolare per me di saper vivere come mi ha augurato una persona cara:

Tu, come Davide, continua a danzare follemente e felicemente
davanti all’Arca di Dio e spezza sempre, come a Betania,
il tuo vaso di alabastro pieno di profumo prezioso per Lui e per noi.

don Mirko Bellora

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