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LA DANZA DELL’UTOPIA

Foglie in Autunno)

 ottobre 2021
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LA DANZA DELL’UTOPIA

 

L’UTOPIA: UNA DONNA BELLISSIMA

Ho voluto intitolare il nostro annuale ciclo di incontri del mese di ottobre “La danza dell’utopia”. Nel dépliant di introduzione ho scritto così:

L’utopia è come una donna bellissima che si vede sullo sfondo.
Avanzi di due passi, lei arretra di due.
Avanzi di tre, lei arretra ancora.
A cosa serve allora l’utopia? A camminare.
(Eduardo Galeano)

L’utopia ti invita e ti spinge a camminare … a danzare …
Abbiamo tutti bisogno di un di più di speranza e di utopia. Per questo ho scelto come icona del ciclo di ottobre il quadro L’anello d’oro (1966) di René Magritte che ci mostra un mare calmo e un cielo stellato con qualche nuvola. Sorprendentemente in primo piano sul terreno sono raffigurati fianco a fianco una roccia e uno spicchio di luna splendente. Se la luna fosse stata al suo solito posto, su da qualche parte in cielo, il paesaggio sarebbe stato quello che conosciamo da sempre. Magritte invece, spiazzante come sempre, sposta la luna in terra davanti a una roccia. Una di fronte all’altra, come se la roccia della realtà danzasse con la luna … la danza dell’utopia.

Immagine che contiene acqua, esterni, mammifero acquatico, lago  Descrizione generata automaticamente

Ho chiesto ai tre splendidi relatori (Petrosino, Mantegazza, Mpaliza) di invitarci alla danza dell’utopia … una danza che sa vivere chi è capace di passare dall’io, al tu, al noi.

Passano gli anni, ma non rinuncio a sognare, a desiderare, a guardare avanti. Per la Chiesa, per la comunità pastorale, per me. I desideri e i sogni sono quel bellissimo filo di seta che cuce insieme i nostri giorni e che bisogna tenere sempre desti e accesi. Altrimenti rischiamo di diventare cinici, vecchi dentro, poco capaci di trasmettere passione. Per questo nell’editoriale vi racconterò un po’ dei miei desideri e sogni diurni … partendo dalle indicazioni del nostro Vescovo Mario Delpini che ci invita a una Chiesa unita, libera, lieta.

CHIESA UNITA: IL CEMENTO DI UNA COMUNITÀ

Un giovane si recò un giorno da un padre del deserto e lo interrogò: "Padre, come si costruisce una comunità?" Il monaco gli rispose: "È come costruire una casa, puoi utilizzare pietre di tutti i generi; quel che conta è il cemento, che tiene insieme le pietre." Il giovane riprese: "Ma qual è il cemento della comunità?" L’eremita gli sorrise, si chinò a raccogliere una manciata di sabbia e soggiunse: "Il cemento è fatto di sabbia e calce, che sono materiali così fragili! Basta un colpo di vento e volano via. Allo stesso modo, nella comunità, quello che ci unisce, il nostro cemento, è fatto di quello che c’è in noi di più fragile e più povero. Possiamo essere uniti perché dipendia-mo gli uni dagli altri." (J. Vanier, La comunità)

Senza mai dimenticare ciò che diceva il teologo Dietrich Bonhoeffer: il fondamento di una comunità cristiana è il Signore Gesù e proprio per questo è una realtà “pneumatica”, spirituale e non “psichica” o psicologica … se fosse solo una questione psicologica, le comunità cristiane rischierebbero di distruggersi facilmente!
Il mio sogno è continuamente ripetuto da papa Francesco: una testimonianza di comunione fraterna che diventi attraente e luminosa … guarda come si vogliono bene! I cristiani come costruttori di fraternità.

CHIESA LIBERA: UNA LIBERTÀ PER

Da sempre, fin da quando insegnavo al liceo, ho cercato di comunicare che non basta una libertà-da e che occorre una libertà-per, che la mia libertà non finisce dove comincia quella dell’altro, l’altro visto come nemico della mia libertà, ma piuttosto che la mia libertà comincia dove comincia quella dell’altro, che la libertà è un cammino da fare insieme… e non è possibile sentirsi liberi quando altri non lo sono. Liberi per chi? Per amare. La libertà cresce, si esalta nella partecipazione e nel dono. Ce lo insegna un apologo ebraico:
Noi abbiamo due grandi laghi: un lago riceve e dà, ed è il lago di Genezaret perché riceve e ridistribuisce continuamente; un lago riceve soltanto, ed è il mar Morto; tutto tiene per sé, ma tutto è morto.

Per i cristiani la verità ha un nome, un volto: è Lui, il Cristo, la nostra libertà;  è Lui, come dice il vangelo, la verità che ci rende liberi. Ho sempre pensato che una ragione per innamorarsi di Cristo sia proprio la sua straordinaria libertà. La sua fede nel Padre lo rende l’uomo libero per eccellenza.
Sogno una comunità cristiana dove si viva libertà nel coraggio di pensare, di confrontarsi, di non giudicare, di spendere il proprio tempo per le necessità degli altri. Sogno una comunità che nella città sia segno di attenzione alla libertà, all’accoglienza, alla solidarietà.

CHIESA LIETA: IL CONTAGIO DELLA GIOIA

Non posso dimenticare una graffiante affermazione del filosofo Nietzsche:

Per farmi imparare a credere al loro Dio
bisognerebbe che i cristiani cantassero dei canti migliori,
bisognerebbe che avessero un’aria più amabile.
Crederei un po’ di più al vostro Salvatore
se aveste un po’ di più la faccia di persone salvate!

Ci siamo spesso scordati che il cristianesimo è “una bella notizia” sulla vita. Molte volte abbiamo ridotto tutto a una fredda dottrina, a un’etica rigida. E abbiamo dimenticato la sua bellezza, la sua dirompente speranza.

La gioia è contagiosa, proprio come il dolore. Ho un amico che irradia gioia, non perché la sua vita sia facile, ma perché egli è solito riconoscere la presenza di Dio in mezzo a ogni umana sofferenza, la propria come quella degli altri. Dovunque vada, chiunque incontri, è capace di vedere e udire qualcosa di positivo, qualcosa per cui essere grato. Non nega la grande sofferenza che lo circonda, né è cieco o sordo alle voci e ai sospiri di angoscia degli altri esseri umani, ma il suo spirito gravita verso la luce nelle tenebre, e verso la preghiera in mezzo alle grida di disperazione. Il suo sguardo è dolce e la sua voce è pacata. Non vi è nulla di sentimentale in lui. Egli è realistico, ma la sua profonda fede gli consente di sapere che la speranza è più vera della sfiducia, e l’amore più vero della paura. E’ il suo realismo spirituale che lo rende un uomo così gioioso. ... La gioia del mio amico è contagiosa. Più sto con lui, più colgo i bagliori del sole che risplende dietro le nuvole. (Henri J.M. Nouwen, Vivere nello Spirito)

Sogno che ognuno di noi sia contagioso in gioia, portatore di positività e di speranza, capace di dipingere un “mondo a colori”…

UN MONDO A COLORI

Immagine che contiene colorato, decorato, parecchi  Descrizione generata automaticamente

L’autunno è ricco di straordinari colori come ci racconta la copertina di questo numero. Il futuro delle nostre società è un futuro “a colori” … parola di papa Francesco che così si è espresso nel messaggio per la 107^ Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato del 26 settembre:

I nazionalismi chiusi e aggressivi e l’individualismo radicale sgretolano o dividono il noi, tanto nel mondo quanto all’interno della Chiesa. E il prezzo più alto lo pagano coloro che più facilmente possono diventare gli altri: gli stranieri, i migranti, gli emarginati, che abitano le periferie esistenziali. In realtà, siamo tutti sulla stessa barca e siamo chiamati a impegnarci perché non ci siano più muri che ci separano, non ci siano più gli altri, ma solo un noi, grande come l’intera umanità. Per questo colgo l’occasione di questa Giornata per lanciare un duplice appello a camminare insieme verso a un noi sempre più grande, rivolgendomi anzitutto ai fedeli cattolici e poi a tutti gli uomini e le donne del mondo. Il suo Spirito ci rende capaci di abbracciare tutti per fare comunione nella diversità, armonizzando le differenze senza mai imporre una uniformità che spersonalizza. Il futuro delle nostre società è un futuro “a colori”, arricchito dalla diversità e dalle relazioni interculturali. Per questo dobbiamo imparare oggi a vivere insieme, in armonia e pace.

Credo e sogno che la nostra comunità sia ricca di “artisti”, che sappiano  “ridipingere l’icona di Dio”. Con un’unica arte: l’arte di amare, l’arte di servire per far sentire a tutti il nostro Dio “come abbraccio, come stretta calda e affettuosa”. L’arte di ridare speranza, quella speranza che fa cambiare e danzare il mondo.

Danza la vita, danza la speranza.
Il mondo, spettatore distratto, ammutolisce

e incredulo osserva la danza dell'Utopia ...
E Dio guarda danzare. E si commuove.

(Elisa Kidanè)

 

don Mirko Bellora

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