AFFRETTATI LENTAMENTE
Dio bussa in continuazione. Cosa fare? Non posso vivere senza la sua presenza e allo stesso tempo non riesco a sopportare la sua presenza. Se gli apro mi rimprovererà? Cercherò di scusarmi? Posso aprire solo se mi arrendo a Lui senza condizioni. Non ci saranno più problemi. Ebbene, vado alla porta, la apro, cigola ... mi affaccio.
“Signore, entra! Signore, tu sai... tu sai che nonostante tutto ti amo...”
Non oso continuare la frase e un singulto soffoca la mia voce. Lui mi guarda con un sorriso tranquillo. Mi dice: “Io so tutto, ma voglio cenare con te”.
“Ma Signore, io non ho preparato niente”.
E Lui aggiunge: “Sono io che ti invito alla mia cena; voglio celebrare la mia cena in casa tua”. (un monaco orientale)
Bussa, continua a bussare. Provocante, sorprendente come un amante, con il desiderio di comunicarci il suo amore per noi, la sua tenerezza, la sua forza, per ridarci nuova speranza.
Bussa in questo tempo di Avvento … il tempo per desiderare e attendere nuovamente il nostro Dio che viene e che sempre deve rinascere dentro di noi. Tempo del concepimento di un Dio che ha sempre da nascere … come aveva scritto p. David Maria Turoldo.
«Avvento» è un termine latino che significa avvicinarsi, camminare verso... L’Avvento ci invita a far posto al divino, ci invita a una presenza del divino nella nostra vita, che ne uscirà trasformata.
Vivere l’Avvento significa anche saper attendere: attendere è un’arte che il nostro tempo impaziente ha dimenticato.
Ecco allora il mio invito: «Festina lente», un detto latino che significa: “affrettarsi lentamente”! È un inno alla lentezza, un’esortazione ad interrompere la frenetica corsa della nostra esistenza, dove il tempo sembra via via contrarsi.
Fermarsi, fare silenzio … l’angelo in copertina, dipinto dall’artista brasiliano Claudio Pastro, ce lo chiede col suo dito portato alla bocca … Il silenzio è un po’ di cielo che scende dentro di noi, nella certezza che il silenzio ci cambia, come ci cambia l’amore.
Fermarsi, fare silenzio, pregare, in casa o in chiesa, o per via … è la preghiera che ha salvato la mia vita, ha detto Gandhi e lo possono dire tantissimi cristiani ogni giorno. Perché pregare è lasciare che Dio entri dentro di te, lasciare che ti cambi le idee e il cuore, lasciare che ti perdoni, ti consoli, ti accarezzi, ti dia forza, ti spinga a uscire da te stesso. Pregare è ritrovare una fede sempre nuova, fresca, appassionata. Come è successo al poeta Paul Claudel che perse la fede durante la sua gioventù, ma la riscoprì e si convertì entrando quasi per caso nella cattedrale di Notre-Dame di Parigi, sentendo cantare il Magnificat. Claudel racconta ciò che provò: «In un solo momento, tutto il mio cuore si commosse come mai prima; io credetti dentro di me e con tutte le forze; tutto il mio essere era come rapito verso l'Alto. Ed esisteva in me una convinzione talmente forte, una sicurezza talmente indescrivibile, che fece scomparire tutto quello che restava dei dubbi precedenti».
Maria, la donna che canta il Magnificat, donna dell’attesa, della speranza, lei che dentro l’Avvento giganteggia, porta dentro il suo corpo Colui che ci porta … e ci assicura che
Dio ci ama senza perché, ci ama perché ci ama. La debolezza che abbiamo in noi non è un ostacolo al suo amore, al contrario di quel che pensiamo. Lasciamo che Dio ami la nostra piccolezza, insignificanza, scarsezza, il nostro niente. Perché solo così ci sarà permesso di aprire realmente le porte del nostro cuore a Dio ed egli potrà dire che la nostra vocazione, qualunque essa sia, è l'Amore. (José Tolentino Mendonça, Il tesoro nascosto)
Lasciarsi amare, amare … è il viaggio a cui ci chiama l’Avvento.
«Quando una festa si avvicina, gli uomini si preparano per celebrarla, ognuno a modo suo. Ce ne sono molti e anche Benedikt aveva il proprio, che consisteva in questo: se il tempo lo permetteva, la prima domenica d’Avvento, si metteva in viaggio». Così comincia il bellissimo romanzo breve dello scrittore islandese Gunnar Gunnarsson: Il pastore d’Islanda. «Avvento» ha la stessa radice di avventura. In un periodo dell’anno freddissimo, a cavallo tra novembre e dicembre, Benedikt si avventura tra le montagne per trovare le pecore smarrite durante i raduni autunnali delle greggi, prima che il gelo le inghiotta: «Dovevano morire di freddo e di fame solo perché nessuno aveva la voglia o il coraggio di cercarle e riportarle a casa? Erano pur sempre esseri viventi. E Benedikt aveva una specie di responsabilità nei loro riguardi». E quando sembra che tutto si metta male, accade sempre qualcosa che rilancia la scommessa fatta dal protagonista, proprio perché si imbatte in qualcun altro, come lui, che si sta prendendo cura di un altro pezzettino di mondo, ferito e disperso. La somma di tutte queste quotidiane e piccole cure operate dai giusti salva «il mondo». Ed è sorprendente scoprire quanto salvare quel pezzetto di mondo salvi un pezzetto della nostra anima. (Alessandro D’Avenia)
Vi invito a questo viaggio verso Dio e verso gli uomini!
CANTIERI APERTI
*Il Sinodo*
Dal mese di ottobre si è aperto il sinodo dal titolo “Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione”. Papa Francesco invita la Chiesa intera a interrogarsi su questo tema decisivo. L’obiettivo è imparare a vivere la comunione, a realizzare la partecipazione, ad aprirsi alla missione.
«Ebbene in questi giorni si sta approntando un cantiere anche nella chiesa. L’intento che ci appassiona è quello di dare vita a una chiesa “sinodale”, una chiesa che, come allude la parola, “cammina insieme”. “Cammina”, non è ferma: se il cantiere è fermo, ti fa stretta al cuore. Chiesa sinodale, chiesa che cammina, ma “insieme”: tutti chiamati al cantiere, non solo quelli che a lungo sono stati ritenuti gli “addetti al lavori”. Anzi con un riguardo a coloro che a lungo sono stati tenuti lontani dal programmare, dall’inventare, dal guidare: le donne per esempio e gli ultimi. Abbiamo bisogno degli occhi di tutti, delle mani di tutti, del cuore di tutti. Abbiamo bisogno di coraggio per aprire vie nuove al vangelo, in ascolto dell’oggi della storia, l’oggi che ci è toccato. Occorre coraggio. Ce lo ricordava Papa Francesco nella Messa di inizio di questo cammino. Dicendo: “Ogni incontro – lo sappiamo – richiede apertura, coraggio, disponibilità a lasciarsi interpellare dal volto e dalla storia dell’altro. Mentre talvolta preferiamo ripararci in rapporti formali o indossare maschere di circostanza, l’incontro ci cambia e spesso ci suggerisce vie nuove che non pensavamo di percorrere”». (don Angelo Casati)
*Via Santa Marta 20*
I lavori proseguono anche in questo cantiere, la torre del campanile è ora ben visibile a tutti. Vedo tutto crescere e completarsi con vera gioia. Uno scorcio di bellezza in più in questa bella Vimercate, uno spazio capace di raccontare il passato, uno spazio di cultura aperto al futuro.
*Visita natalizia alle famiglie*
Anche questo bellissimo momento è un cantiere, causa pandemia. Spero proprio che tornino gli incontri perché “Due mani che si cercano sono l’essenza di tutto il domani”.
Vi auguro un bellissimo Avvento … affrettandosi lentamente!