UN ABISSO DI TENEREZZA
UMANA E DIVINA
Tornare alla Pasqua, al mattino di Pasqua … sono i passi più importanti di ogni cristiano: quelli che ci spingono ogni domenica alla Messa, quelli che ci spingono alla speranza.
Trattenere nel cuore della nostra vita e dei nostri giorni, nella gioia e nel dolore, i racconti della Pasqua, i gesti e le parole di Gesù, di coloro che hanno camminato, sofferto, sperato, amato con lui, farci scolpire, cambiare e trasfigurare da tutto questo è il miracolo della fede.
Una volta pensavo che le parole delle scritture fossero morte e aride.
Ora so che sono pietre piene di energia e di vita.
Era il mio cuore a essere impietrito e morto:
come poteva dunque crescervi qualcosa? (A. De Mello)
Proprio a quei gesti desidero ritornare, sognando che ci raggiungano, ci “investano”, ci affascinino, ci stupiscano, ci sconvolgano. Per l’abisso di tenerezza umana e divina da cui sono indelebilmente segnati.
È il Vangelo di Giovanni che ce li narra.
UNA DONNA ACCAREZZA DIO
Poco prima della festa di Pasqua a Betania, prima che abbia inizio il turbine di inganno e di violenza che porta Gesù alla morte, una donna di nome Maria, inginocchiata davanti a Gesù, cosparge i suoi piedi con un profumo preziosissimo e li asciuga con i suoi capelli. Tutti intorno a lei, stupiti commentano. Si chiedono della necessità di quel gesto. Lei, in silenzio, fa parlare il suo cuore, il suo corpo, l’esuberanza del suo affetto.
Quella usata è una quantità spropositata di profumo prezioso. Sembra essere davvero uno spreco incredibile e scandaloso ma …
L’amore non sta facilmente
dentro regole di ordine e di raziocinio,
l’amore ha un certo coefficiente di follia,
senza il quale sarebbe difficilmente comprensibile
(Domenico Pezzini)
Quel gesto improvviso e inaspettato, senza apparente utilità, esprime tutta la gratuità e la tenerezza dell’amore di Maria per Gesù: è un gesto per Lui, solo per Lui.
I discepoli sono scandalizzati. Giuda ne è indignato. Invece lei non bada a calcoli: versa tutto, “sciupa” tutto il suo profumo. Il contrasto è evidente: i discepoli ‘ragionano’, lei ‘ama’. Va oltre il dovuto e il necessario.
Questa donna è l’icona della gratuità, dell’amore smisurato, dell’amore senza calcolo.
E il profumo si diffonde per tutta la la casa …
È come se ci dicesse:
Se manchi di fantasia esamina il tuo cuore.
Solo da grandi amori nascono grandi fantasie.
(Stendhal)
Maria, a Betania, ha creduto che l'amore non si spreca mai. Di più, ha capito che l’amore che non ha il coraggio di sprecare, di consumarsi, di perdere, non è amore. Il suo è stato un “inno allo spreco” … ciò che facciamo passa, solo l’amore resta, diventa vangelo e profuma tutto all’intorno.
UN DIO LAVA I PIEDI AGLI UOMINI
Prima della festa di Pasqua, in quell’ultima, indimenticabile cena con i suoi amici, Gesù si inginocchia e lava i piedi ai suoi discepoli.
Per commentare questo gesto che capovolge il nostro modo di pensare a Dio, alla vita, alla felicità, rubo le parole allo scrittore Luigi Santucci che ha mirabilmente colto lo “scandalo” di quel gesto:
“E sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre ... versa dell’acqua in un catino e comicia a lavare i piedi ai suoi discepoli” (cfr Gv 13)
La sua ora è giunta.
Cosa comincia a fare nel cenacolo, visto che deve morire?
Che cosa deve fare chi sa che di lì a poco morirà?
Se ama qualcuno e ha qualcosa da lasciargli deve dettare il testamento.
Noi ci facciamo portare della carta e una penna.
Cristo va a prendere un catino, un asciugatoio, versa dell’ acqua in un recipiente.
Il testamento comincia qui.
Qui con l’ultimo piede asciugato, potrebbe addirittura finire.
Curvi su un foglio, noi scriviamo: lascio la mia casa, i miei poderi a ...
Gesù, curvo sul pavimento, deterge entro l’acqua i piedi dei suoi amici.
“Intendete voi quello che io vi ho fatto? Voi mi chiamate il Maestro, il Signore e dite bene perchè lo sono. Se dunque ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri. Io vi ho dato l’esempio, affinchè facciate anche voi come ho fatto io” (Gv 13,12-15)
Vi ho dato l’esempio ...
Se dovessi scegliermi una reliquia della passione, raccoglierei tra i flagelli e le lance quel tondo catino di acqua sporca. (Luigi Santucci, Volete andarvene anche voi?)
Si rimane senza parole di fronte a un Dio felice solo di servire e che ci fa scorgere nel servire la fonte della gioia … “Sapendo queste cose sarete beati se le metterete in pratica” (Gv 13,17) … sarete felici! La lavanda dei piedi è il testamento di Gesù, la lavanda dei piedi è la nostra vocazione.
A chi pensa: “Se Dio esiste l’uomo non è più libero”, il Giovedì Santo risponde: “Se l’uomo esiste, Dio non è più libero”. Perché Dio ha una malattia inguaribile: l’amore per l’uomo. Dio sogna che la sua passione passi in noi, infiammi la nostra vita. Ogni vita deve essere “infiammata”, ogni vita deve cercare l’intensità. La vita non è preziosa se non diventa una stella, un fuoco…
IL TAVOLO DELLA GIOIA
Nella meravigliosa cappella Redemptoris Mater in Vaticano, (due particolari li trovate in copertina) su una parete campeggia un grande tavolo al cui lato sinistro sta Maria, la donna di Betania, mentre profuma i piedi di Gesù, e al cui lato destro sta Gesù che lava i piedi ai suoi discepoli. Scelta mirabile! Questo tavolo sembra una nuova “tavola della legge” … la legge dell’amore e della felicità.
È il tavolo della gioia che sembra “giocarsi” in un rimando da un Dio che è felice solo di servire l’uomo a una donna e al suo gesto di splendida e preziosa gratuità.
Un dono continuamente ricevuto, un dono continuamente dato: questa è la vita cristiana, questo è il segreto della gioia perché “Dove finisce il mio incomincia il paradiso” (Primo Mazzolari)
IL PRIMO SGUARDO DI GESÙ
Tornare alla Pasqua, al mattino di Pasqua è tornare anche a Maria che si era recata al sepolcro per cercare Gesù, è tornare alle sue lacrime inconsolabili … più grande è l’amore e più grande è il dolore … Maria si è sentita chiamare per nome, da una voce nota, inconfondibile, la voce dell’amato, e lei subito risponde “Rabbunì!”, Maestro mio!
Dove va il primo sguardo di Gesù risorto? Si posa sulle lacrime. Gesù guarda le nostre lacrime, le lacrime del mondo di oggi, le conta ad una ad una e le raccoglie.
L'antico salmista ebreo cantava: «Le mie lacrime, o Dio, nell'otre tuo raccogli: non sono forse scritte nel tuo libro?» (Salmo 56,9). Dio è raffigurato come un pastore che avanza nel deserto tenendo sulle spalle un otre, «il pozzo portatile» come lo chiamano i beduini, con la riserva d'acqua che permette di sopravvivere prima di raggiungere l'oasi. È, quindi, uno scrigno di vita, prezioso e custodito con cura. Ebbene, il Signore nel suo otre raccoglie le nostre lacrime, spesso ignorate dagli altri e ignote ai più. Esse non cadono nella polvere del deserto della storia, dissolvendosi nel nulla. C'è Dio che le depone nel suo otre conservandole come fossero perle. (mons. Gianfranco Ravasi)
Sentiamoci guardati e amati perché le lacrime sono un po’ di “terra” che penetra nel cuore di Dio. E il cuore ferito appartiene al Crocifisso e al Risorto …
L’amore ha scritto il suo racconto nel corpo di Gesù
con l’alfabeto delle ferite ormai indelebili come l’amore
(Ermes Ronchi)