Tra gli ulivi del Getsemani

don Bruno Maggioni
biblista


La passione interiore di Gesù
L'angoscia di Gesù
La preghiera di Gesù
Il ritorno dei discepoli
Il superamento dell'angoscia
Una rivelazione capovolta
Le tensioni del racconto
Il vero e unico protagonista
Il Getsemani secondo Luca
I due Ladroni


Questa sera cosa devo fare? Una cosa semplicissima: aiutarci tutti insieme a “comprendere” o meglio, con un’immagine un po’ più plastica, a “contemplare” (perchè questa è una scena che bisogna ricostruire, bisogna guardare e non solo sentire) la scena del Getsemani che leggerò nella forma di Marco (Marco 14,32-42). Poi vorrei dare anche un’occhiata alla crocifissione - perché Getsemani e Crocifissione sono i due punti della Passione che si richiamano - e velocemente a come Luca ha ricostruito la figura di Gesù diversamente da Marco, sempre a proposito del Getsemani.

Giunsero intanto a un podere chiamato Getsemani, ed egli disse ai suoi discepoli: «Sedetevi qui, mentre io prego». 33Prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e cominciò a sentire paura e angoscia. 34Gesù disse loro: «La mia anima è triste fino alla morte. Restate qui e vegliate». 35Poi, andato po' innanzi, si gettò a terra e pregava che, se fosse possibile, passasse da lui quell'ora. 36E diceva: «Abba, Padre! Tutto è possibile a te, allontana da me questo calice! Però non ciò che io voglio, ma ciò che vuoi tu». 37Tornato indietro, li trovò addormentati e disse a Pietro: « Simone, dormi? Non sei riuscito a vegliare un'ora sola? 38Vegliate e pregate per non entrare in tentazione; lo spirito è pronto, ma la carne è debole». 39Allontanatosi di nuovo, pregava dicendo le medesime parole. 40Ritornato li trovò addormentati, perché i loro occhi si erano appesantiti, e non sapevano che cosa rispondergli. 41Venne la terza volta e disse loro: «Dormite ormai e riposatevi! Basta, è venuta l'ora: ecco, il Figlio dell'uomo viene consegnato nelle mani dei peccatori. 42Alzatevi, andiamo! Ecco, colui che mi tradisce è vicino». (Marco 14,32-42)

Questo è uno di quei testi che tutte le volte che lo leggi ti commuove, tutte le volte che lo leggi trovi qualche cosa in più da guardare o le stesse cose ma vedute più profondamente.

Nella nostra lettura di questa sera faremo così: anzitutto daremo uno sguardo generale (come quando si entra in una chiesa: la prima cosa è il colpo d’occhio); poi analizzeremo alcune parti, quelle che ci sembrano più importanti, più essenziali; quindi daremo uno sguardo finale, un colpo d’occhio finale che terrà conto delle analisi fatte e perciò sarà molto più pregnante.

La preghiera di Gesù nel Getsemani, è il momento in cui ci viene svelata la passione interiore di Gesù. Gli altri passi ci dicono che cosa Gesù subisce, che cosa gli fanno, ma che cosa Gesù ha provato dentro ce lo dicono il Getsemani e la sua domanda al Padre sulla croce. Il fatto poi che questa passione interiore la troviamo all’inizio (il Getsemani) e alla fine (la crocifissione) è un modo narrativo, quello dell’inclusione che inizia e finisce con lo stesso tema, per dire che ciò che è stato raccontato all’inizio e alla fine c’è stato anche ‘durante’ e cioè che questa passione interiore non è di un momento, non è il Getsemani e basta, ma ha accompagnato tutta la passione di Gesù. I Vangeli sono sempre molto sobri nel rivelarci il mondo interiore di Gesù per cui quelle volte che lo fanno meritano molta attenzione: questo è uno di quei momenti.


La passione interiore di Gesù

I vocaboli più ripetuti — già questo è indicativo del significato di un brano — sono: vigilare, pregare e dormire. In queste tre parole c’è già un po’ tutto: il Cristo che è vigilante, che prega e i discepoli che dormono. La scena è costruita su un andare e venire di Gesù (va e torna per tre volte) e sulla preghiera di Gesù ripetuta tre volte. È evidente che questo andare e venire di Gesù è un punto da tenere d’occhio, è il movimento stesso che dice l’inquietudine: il Gesù del Getsemani è un uomo profondamente inquieto.

A parte qualche annotazione che racconta, che narra, che mette in situazione, qui tutto sta in cinque parole di Gesù: ‘disse’, ‘e dice’, ‘e diceva’ e poi ancora due volte ‘e dice’. Cinque parole di Gesù che in verità sono un monologo. Sembrerebbe a prima vista un dialogo perchè Gesù parla ai discepoli, Gesù parla al Padre, ma in realtà i discepoli tacciono e il Padre pure. È una sorta di discorso fatto ad un altro che però tace. E anche questa è una cosa sulla quale riflettere molto.

Cinque interventi di Gesù, di cui i primi due e gli ultimi due sono al presente storico — ‘dice’ — per indicare un’azione puntuale, mentre quello in mezzo — ‘e diceva’ — è all’imperfetto per indicare un’azione lunga, un’azione ampia e ripetuta. Sembrerebbero delle piccole cose, ma in questi testi anche ciò che è piccolo è grande. Questo testo ci dice che il centro della scena, il punto dove bisognerà fermare tutta quanta l’attenzione, è quel che diceva e cioè la preghiera: “ Abba, Padre! Tutto è possibile a te, allontana da me questo calice! Però non ciò che voglio io, ma ciò che vuoi tu”. Nell’intenzione di chi narra questo è chiaramente il centro.

Adesso passiamo un po’ ad analizzare quelli che devono essere i punti importanti. Quando si visita una chiesa se ci si ferma a guardare tutto con la stessa intensità non si è dei bravi visitatori: bisogna scegliere le cose importanti e fermarsi a lungo, e per le altre, invece, passare via velocemente. Qui si narra così: Giunsero a un podere chiamato Getsemani ed egli disse ai suoi discepoli: “Sedetevi qui, mentre io prego”. Prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni. Questa annotazione di Gesù che si stacca dai discepoli, ma prende con sé tre discepoli non è una novità nel Vangelo di Marco: per esempio nella scena della Trasfigurazione era già così, oppure nella scena del miracolo della bambina che viene ridata al padre. Sembra quasi una specie di sigla, una sigla narrativa: quando Gesù in qualche modo si separa dai discepoli, ma ne prende con sé alcuni, significa che sta avvenendo una grande rivelazione. Bisognerà scoprire dove sta questa grande rivelazione. Nella scena della Trasfigurazione si è vista subito: quest’uomo è glorioso, è il Figlio di Dio che per un attimo lascia vedere la sua vera statura. Ma qui?
Questa è già una domanda che lasciamo per un attimo in sospeso.


L’angoscia di Gesù

Prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni … a questo punto inizia la descrizione dell’evangelista — ma poi è anche Gesù che ne parla — dell’angoscia di Gesù. Qui la mia traduzione dice: Cominciò a sentire paura e angoscia e disse loro: “la mia anima è triste” . Intanto il verbo ‘cominciare’ vuol dire che poi andò avanti, che è una cosa lunga, che questa paura e questa angoscia non sono una cosa di un minuto. Ma non mi piace molto la traduzione ‘angoscia’: ho l’impressione che il testo greco di Marco sia molto più forte. Il termine greco “ekthambeísthai” non è una angoscia qualsiasi, ma indica il momento in cui si è sotto shock, si è come impietriti, come quando una cosa, o troppo bella o troppo brutta, capita all’improvviso e si è come paralizzati, poi o si scapperà o si riderà di gioia, ma c’è un momento in cui si è come impietriti, fermi.Questo è il verbo che usa Marco per quel momento in cui Gesù è di fronte alla sua passione, alla passione che è davanti ai suoi occhi. E la passione non è solo la morte, ma è il fallimento della sua missione, una missione che rimane incompiuta, muore spezzata. Ed è come impietrito, incapace di reagire.

Poi c’è un secondo verbo: “ademoneín” che di per sé vuol dire ‘spaesato’. Come se Gesù di fronte al disegno di Dio che è lì davanti si trovasse un po’ spaesato. È talmente forte questa descrizione di Marco che Matteo l’ha attenuata: Matteo non ha avuto il coraggio di ripetere “ekthambeísthai” (impietrito) e allora dice ‘triste’ (che è brutto, perchè ‘triste’ c’è già anche dopo e quindi viene ripetuto due volte) evidentemente perchè voleva attenuare un po’ la forza, lo scandalo che potrebbe provocare quel leggere che il Figlio di Dio si è sentito impietrito e spaesato. Luca, vedremo, costruirà un’immagine bellissima, ma diversa.

Dunque i sentimenti di Gesù sono molto forti e Marco non li ha attenuati. Siamo di fronte a un ‘uomo-uomo’. E già capite che qui c’è una grande rivelazione ma una rivelazione capovolta rispetto a quella della Trasfigurazione: là un uomo in cui vedi la gloria di Dio, qui un Figlio di Dio in cui si vede dentro tutto lo spessore dell’uomo, tutto lo spessore dell’umanità. Se c’è una cosa, ve lo confesso, che mi entusiasma leggendo il racconto della Passione e vedendo che figura di Figlio di Dio emerge, è che mi trovo davanti ad un Figlio di Dio che non è sfuggito a niente di quanto fa parte dell’uomo. Nulla. Ha vissuto persino cosa vuol dire essere un uomo davanti a Dio. Noi davanti a Dio a volte siamo spaesati e questa esperienza, che è tipica dell’uomo, di provare scandalo di fronte a Dio ed essere spaesati, il Figlio di Dio l’ha vissuta e ha fatto bene perchè se non avesse vissuto questa esperienza, che è quella più profonda dell’uomo, quella che conservo più gelosamente e che mi fa essere uomo, era un uomo diverso: sarebbe sfuggito all’esperienza più scandalosa dell’uomo. Marco è veramente geniale, gli bastano poche parole, senza nessuna retorica. In ogni caso Gesù stesso dice: ‘La mia anima è tristissima’, triste da morire.

Forse c’è un’allusione a Giona il quale si ritira da Ninive, dove era stato mandato da Dio a predicare, in attesa della sua distruzione, visto che Ninive era la città dominatrice, la sede del male ... ‘Ah! finalmente arriverà il giudizio’, diceva questo profeta ... Ma sotto sotto capiva che quel Dio lì non sarebbe mai arrivato al dunque. Il messaggio infatti non era ‘Ninive sarà distrutta’, ma ‘ancora quaranta giorni e poi Ninive sarà distrutta’. Perchè aspettare quaranta giorni? ... Sta di fatto che Ninive si converte e Giona che non voleva la conversione e avrebbe voluto finalmente un po’ di giustizia si trova ad essere spaesato e dice: ‘Sono triste da morire’.

È la tristezza di fronte a un piano di Dio che pare sconvolgere il volto di Dio: ma se Dio è così come mai tutto questo accade? Alla fine è questo l’anima di tutto.


La preghiera di Gesù

Poi Gesù dice: Rimanete qui e (gregorein) continuate a stare svegli” ... e invece i discepoli dormono. Anche al cap. 13 Gesù aveva dato un grande avvertimento di vegliare, di vigilare ... e invece i discepoli dormono.

E andato un po’ avanti si prostrava. E’ un imperfetto: ‘cadeva sulla terra’ ... ‘si prostrava per terra e pregava’. È forte anche questa immagine: vedere il Figlio di Dio prostrato per terra come un uomo ... Nei Vangeli sono gli altri che si prostrano davanti a Gesù: i lebbrosi che chiedono di essere guariti, gli ammalati che chiedono di essere guariti, ma in quegli episodi Gesù è dalla parte di Dio, qui è dalla parte dell’uomo davanti a Dio. Figura straordinaria!

E pregava che se fosse possibile passasse da lui (passasse a lato) l’ora. L’ “ora” è una parola che tutti conoscono: l’ora decisiva. La vita è fatta di tempi di momenti, di ore, ma ogni tanto c’è l’ora decisiva, quella che decide tutto ciò che viene dopo e che in qualche modo ti mostra se ciò che veniva prima ha fruttato o non ha fruttato. L’ora decisiva, l’ora rivelatrice: come se in quel momento mettessi in gioco tutto. E questa è l’ora del fallimento, per cui sembra tutto sia sbagliato.

E Gesù dice: Abba, Padre! Tutto è possibile a te, allontana da me questo calice! Però non ciò che io voglio, ma ciò che vuoi tu.

Questa è la preghiera di Gesù, ripetuta. Una preghiera che nella sua forma è classica: c’è l’invocazione del Padre, poi una professione di fede (tutto è possibile a te), poi una domanda (allontana da me questo calice) e poi da ultimo, dopo la domanda, la consegna, l’obbedienza (non ciò che io voglio, ma quello che vuoi tu).

La preghiera è classica, ma lo straordinario è che questa preghiera sia detta da Gesù e poi ci sono delle novità. La preghiera è rivolta al Padre che però non è chiamato ‘padre’. Qui è riportato il termine ‘Abba’ (babbo), un modo infantile di chiamare Padre, ma che anche gli adulti usano, ma nessuno che io sappia si rivolge a Dio chiamandolo ‘papà’. Gesù con questo nome tenerissimo lascia trapelare la sua relazione, direi unica, con il Padre. Anche se poi S. Paolo ci dirà al cap. 8 della Lettera ai Romani che essendo figli, lo Spirito ci pone davanti a Dio come figli e quindi con il coraggio di dire ‘Abba’, con la stessa tenerezza, la stessa confidenza di Gesù.

C’è un’altra cosa da sottolineare: proprio nel momento in cui Gesù è angosciato, proprio quando pare non ascoltato dal Padre, proprio nel momento di abbandono, Gesù mantiene la sua tenerezza verso il Padre. È bello questo: lo chiama ‘babbo’ proprio nel momento dell’abbandono. Quando Gesù poteva avere tante ragioni  per annebbiare la sua fiducia nel Padre, dice invece ‘Abba’! E su questo punto Gesù è irremovibile: può capitare qualsiasi cosa, ma davanti al Padre è sempre suo Figlio. Anche sulla croce farà una domanda, ma al proprio Dio, dal quale non si stacca.

è proprio qui che nasce la domanda. Dio è Padre e mi vuole bene, tutto gli è possibile e dunque, allontani, dunque cambi le cose. La domanda scaturisce da questa duplice condizione: che Dio è buono e che Dio è Onnipotente. Se fosse cattivo è inutile pregarlo, se non fosse onnipotente mi vuole bene ma non può fare nulla. Invece qui è convinto di tutte e due le cose: che può fare tutto e che è Padre. Chi ha il diritto di scandalizzarsi dell’ingiustizia del mondo sono solo i credenti, l’ateo non ha il diritto di scandalizzarsi perchè il mondo viene dal caos, dal nulla e c’è da meravigliarsi che qualche cosa vada bene... Invece il credente crede in un Dio buono e onnipotente e che osserva la storia come spettatore.

Mi tornano alla mente alcuni frasi del profeta Abacuc — profeta che ha scritto poco, di cui ricordiamo poco e di cui non conosco neanche tutto, lo confesso. C’è un punto che anche solo per questo merita di considerare Abacuc un grande, quando dice al Signore: ‘Perchè mi fai vedere continuamente e da tutte le parti l’iniquità? Perchè dovunque guardi in giro mi fai vedere oppressione, ingiustizia? Fino a quando?’ E Dio gli dice: ‘Presto. Presto verrà la giustizia, ma se ritarda attendila’.

Credo di vedere qui alcune cose: Gesù è colui che ha vissuto, quasi come una sorta di gigantografia, queste domande dell’uomo: fino a quando? È la domanda spontanea di ogni uomo, di ogni preghiera e anche della preghiera del Figlio: ‘siccome sei padre, siccome sei Onnipotente ...’ La preghiera di Gesù non è solo una consegna al Padre. La consegna non è la prima cosa. La prima cosa è la domanda. Capite che sarebbe stato tutto diverso se Gesù avesse detto: ‘Abba, Padre! Tutto è possibile a te, sia fatta la tua volontà.’! Quando si dice troppo in fretta ‘sia fatta la tua volontà’ io ho sempre l’impressione che o non si capisce o ... non so. Mi ricordo di un rabbino che insegnava la preghiera e diceva ai suoi alunni: “Quando pregate - e nella vita dovete fare sempre la volontà del padre - però non siete d’accordo, avete diritto prima di esprimere il vostro dissenso”. Bello quest’uomo che davanti a Dio esprime il proprio dissenso!

Questo Gesù Cristo è un po’ diverso: è così vero. Guai a chi mi dice che non è vero, guai a chi me lo tocca! Il mondo è pieno di gente che non accetta il discorso che ho fatto e quasi vorrebbero un Dio diverso e invece la bellezza è che il volto di Dio si sia manifestato così: condividendo fino in fondo la nostra condizione, il nostro essere davanti a Dio e quindi anche la nostra paura. I testi sono di una chiarezza! Abbiamo già detto che Marco ha usato quel termine piuttosto forte, ma nella lettera agli Ebrei si dice che Gesù nella sua vita mortale ha ‘singhiozzato’ e non che ha ‘pianto di nascosto’ … E la lettera agli Ebrei è uno degli scritti che nel Nuovo Testamento esalta la grandezza di Cristo, Ma la grandezza di Cristo non sta nello ‘scantonare’ di fronte a questa esperienza umana, ma nel viverla. Questo è il volto del Dio cristiano che afferma la sua grandezza non distanziandosi, ma entrando nell’esistenza dell’uomo. La novità cristiana è tutta qui.

Il mondo è pieno di esegeti che non accettando che Gesù provi angoscia come un uomo di fronte alla morte e a quello che questa sembra portare, di fronte al fallimento della missione, di fronte alla volontà di Dio che sembra capovolgere la sua promessa, restano male se Gesù, come me, ha provato angoscia di fronte a questa esperienza e allora vengono a dire che Gesù ha sì provato questa grande angoscia, ma perché, a differenza di te (ci deve essere sempre questa differenza), Lui non ha visto solo la croce e la morte, ma in un batter d’occhio tutta la malvagità della storia umana, tutti i peccati del mondo ... Sfido chiunque a leggere questo testo e a trovare una traccia di questo! In realtà questo pensiero che sembra devoto è un pensiero che vuole innalzare l’angoscia di Gesù non sopportando che sia un’angoscia che assomigli alla mia ... sarà stato angosciato, ma per ben altri motivi ...

E’ l’incapacità di accettare l’umanità piena di Gesù. E mi arrabbio perchè non si può rovinare tutto in questo modo lì! La nostra gloria è che un Dio si è fatto uomo così. È così bello, come dice il testo nella sua nudità.


Il ritorno dai discepoli

Questo Gesù che vive il suo momento come ho cercato di descrivere (e che certamente risuona dentro di noi) torna dai discepoli e li trova addormentati.

Simone, dormi? Non sei riuscito a vegliare un’ora sola? Vegliate e pregate per non entrare in tentazione
Evidentemente ci avverte che per superare questa prova che fa parte della fede (non è contro la fede, ma fa parte della fede) bisogna vegliare e pregare perchè bisogna che Dio intervenga. Non puoi trovare da te questa forza, questa capacità di capire. E il motivo è che «lo spirito è pronto, ma la carne è malata». Anche qui si potrebbe ragionare a lungo su cosa vuol dire «lo spirito è pronto, ma la carne è malata» ... Noi siamo sempre tentati — vuoi per la cultura nella quale viviamo, vuoi per abitudine — di interpretare ‘spirito’ come lo spirito dell’uomo e quindi ‘anima’ e la ‘carne’ come il corpo ... ‘La mia anima è pronta, ma il mio corpo è malato’ ... Io non sono convinto che il corpo sia sempre malato, ma sono convinto che l’anima alcune volte è malata ... (Diamo sempre la colpa al corpo ‘che appesantisce l’anima’, ma se non avessimo il corpo che tipo di anima avremmo e che vita umana faremmo?)

Ma qui non è così, questa è una frase che tenta di esprimere un’esperienza dell’uomo biblico. Anche l’uomo greco provava il dissidio, ma lo attribuiva alla composizione sbagliata dell’uomo: una materia con dentro lo spirito e lo spirito avvolto dalla materia, due cose incompatibili. Per l’ebreo, invece, l’uomo è ‘intero’ con tutto il suo corpo e il suo spirito, un uomo che da una parte vorrebbe correre dal suo Dio e dall’altra vorrebbe scappare.

Gesù, ha detto questa frase solo per i discepoli o l’ha detta perchè in questo momento parlava anche di sé? Il testo non lo dice, ma presumo che parlasse anche di sé ... tutto il brano sta parlando di Lui.

Poi si allontana per la terza volta e ritorna trovando i discepoli di nuovo addormentati. C’è dunque una grande insistenza su Gesù che veglia e vive il suo dramma e i discepoli che dormono.


Il superamento dell’angoscia

Dopo aver descritto l’angoscia di Gesù, dopo aver descritto il suo dramma, la sua preghiera e il suo modo di stare davanti a Dio in un momento di angoscia, il racconto termina facendo vedere che Gesù ha attraversato l’angoscia e l’ha superata. La terza volta viene e dice: Dormite ormai e riposatevi! Basta, è venuta l’ora: ecco, il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani dei peccatori. Alzatevi, andiamo! Colui che mi consegna è vicino.

Le ultime battute ci dicono che Gesù è ritornato in piedi, non è più prostrato per terra e sta andando ... Alzatevi, andiamo!
Ha ritrovato se stesso, ha ritrovato la sua forza — evidentemente il testo vuol dire: è perchè ha pregato ... fai così anche tu. Ha ritrovato la sua forza. Però ci sono due cose che vorrei sottolineare:

la prima, la più evidente, è che Gesù non parla solo di sé,lo dice anche ai discepoli: Alzatevi, andiamo! È come un ultimo invito alla sequela: ‘Seguitemi!’ E invece scapparono tutti ... Però Lui li ha invitati alla sequela. E la vera sequela è qui, non quando li ha chiamati sulla riva del lago.

l’altra cosa: il Figlio dell’uomo consegnato nelle mani dei peccatori ... “Colui che mi consegna”. Qui c’è un verbo che, se leggete la Passione, dovete tener presente perchè è ripetuto più volte. E’ il verbo tipico della Passione: paradidonai che vuol dire ‘consegnare’, ma anche ‘tradire’. Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani dei peccatori ... dunque in qualche modo il Figlio dell’uomo è in balìa dei peccatori. E da chi viene consegnato? Voi mi direte: ‘da Giuda’ ... Sì, ma Giuda viene nominato dopo, è come lasciato nell’ombra perchè nel ‘gioco’ non c’è solo la cattiveria degli uomini c’è anche un disegno del Padre. Vedete come la Passione è letta a diversi livelli con questo semplice brano: c’è una persona del momento che tradisce Gesù e si chiama Giuda, ma la Passione non dipende solo da Giuda, dipende dai peccatori, da tutti gli uomini, dai peccatori in generale e dietro c’è anche un disegno del Padre. Qui non viene detto che la passione è anche un dono di Gesù: Gesù non è solo colui che patisce, ma è anche colui che vive in un certo modo il suo patimento. (Ma questo ce l’ha già detto il passo dell’Eucarestia ).

Fatta questa analisi diamo ancora un colpo d’occhio globale:


Una rivelazione capovolta

Ci si trova di fronte ad una grande rivelazione che però è capovolta rispetto alla rivelazione della Trasfigurazione: là un uomo che nella sua umanità rivela la grandezza di Dio; qui un uomo che so Figlio di Dio che rivela la sua umanità. Tutte e due le cose ci vogliono: è eretico dire che non è Figlio di Dio, ma è altrettanto eretico sminuire l’umanità di Gesù. La tentazione dei credenti è piuttosto quella di sminuire l’umanità di Gesù. Nella storia della teologia gran parte delle eresie consistevano nel sminuire l’umanità di Gesù. La tentazione di sminuire l’umanità di Gesù è forte come la tentazione di negare la divinità. E rovinano tutto. Quindi teniamo ferma una cosa e l’altra.

Io sottolineo molto l’umanità di Gesù in questi testi proprio perchè so che è il Figlio di Dio che ha vissuto questo. Se fosse solo un uomo che ha vissuto questo non mi incanterei di fronte a questi testi ... La bellezza è che il Figlio di Dio faccia così ... Lì resti colpito di fronte a qualcosa di veramente inatteso. Il Vangelo è novità, non dimentichiamolo mai.


Le tensioni del racconto
Tutto il racconto è costruito su delle tensioni.

a) la tensione tra Gesù e i discepoli -- La più evidente: Gesù che veglia, prega, è angosciato e i discepoli che dormono, sono distanti, non comprendono ... E Gesù è solo, eppure c’era in qualche modo condivisione. C’è un contrasto tra Gesù e i discepoli: i discepoli non comprendono. Questo è un contrasto che Marco ha portato avanti in tutto il suo Vangelo per cui conclude — e lo dico perchè questo è un aspetto altamente importante — che i discepoli non sono all’altezza del Maestro visto che nel momento dell’angoscia dormono, nel momento dell’arresto fuggono e nel momento della croce — secondo Marco — non c’è nessuno. I discepoli abbandonano il Maestro, ma il Maestro non abbandona i discepoli: appena risorto va a riprendersi i discepoli. Dunque la tua serenità e la serenità della Chiesa non deve poggiare sulla tua fedeltà a Cristo, ma sulla fedeltà di Cristo verso di te. Grande lezione, molto liberante e molto bella.

b)la tensione tra Gesù e il Padre -- C’è anche una tensione tra Gesù e il Padre: Gesù si rivolge al Padre e il Padre tace. Nei ‘Canti ultimi’ di Turoldo c’è una poesia dove si dice che Gesù per terra, angosciato, con le pietre bagnate di lacrime e di sangue “ripetevi la domanda del mondo : Perchè Signore?” Risponde un ramoscello di ulivo “che dondola al silenzioso vento”. Ha colpito bene nel suo centro! Il Padre che tace ... Eppure al Battesimo ha parlato, alla Trasfigurazione ha parlato, ma qui no: qui tace. Sembrerebbe il momento in cui dovrebbe parlare di più e tace ... anche sulla croce … Dio mio, Dio mio perchè mi hai abbandonato?

Pensate: un Figlio di Dio che muore con una domanda! Un Figlio di Dio dovrebbe morire con una risposta ... Invece muore con una domanda come un uomo e per di più con una domanda che pare cadere nel vuoto ... Poi si scoprirà che quel silenzio del Padre è un modo diverso di parlare, ma sta di fatto che cade nel vuoto. Guardate la bellezza di questa domanda del Figlio di Dio che sembra cadere nel vuoto! Perché il momento della croce non è il momento in cui Dio parla, ma è il momento in cui tu devi dimostrare la tua fedeltà a Lui, poi ci sarà la risurrezione in cui Lui mostra la Sua fedeltà a te ...
Una domanda che cade nel silenzio ... Come sarebbe brutto se Marco ci avesse detto: ‘E Gesù gridò: Dio mio, Dio mio perchè mi hai abbandonato? E si udì una voce dal cielo: No, Figlio mio sono con te’. Sarebbe stato brutto, avremmo avuto la figura di un crocifisso che assomiglia tanto a come l’uomo desidera sia Dio. Io avrei desiderato un Dio così e se avessi inventato qualcosa ce l’avrei messo. Chi avrebbe creduto diversamente? Ma non è così e ringraziamo il Signore che non è così.
C’è questo silenzio che però è un diverso modo di parlare. La domanda sembra caduta nel vuoto però avete notato che c’è una tensione anche nell’animo di Gesù? All’inizio è angosciato e prostrato e alla fine: Alzatevi, andiamo! ... Il Padre ha parlato a modo suo non liberandolo, non risolvendogli il problema, ma facendoglielo affrontare, capire e affrontare. Questo è linguaggio di Dio: è venuto a farci capire e a condividere la nostra esperienza e non a risolverla immediatamente.

c) Serenità e angoscia -- Poi ci sarebbe un’altra tensione, ma bisogna leggere la pagina prima, quella dell’Eucarestia in cui Gesù offre la sua vita sereno ... il pane spezzato, il vino distribuito ... sereno ... Qui un Cristo angosciato, là un Cristo sereno. Sì, prima sereno e poi angosciato, perchè tutte e due le cose sono vere. Anche dentro di noi sono vere tutte e due le cose. Gesù è distante dai discepoli, o meglio i discepoli sono distanti da Gesù però, a guardar bene, se c’è un episodio dove anche su questo Gesù e i discepoli sono vicini, è il Getsemani ... Distanti, perchè Gesù è nell’angoscia e gli altri scappano, vicini però perché vivono e provano la stessa angoscia.


Il vero e unico protagonista

L’ultima osservazione su questo episodio. Se rileggete il tutto vi accorgerete di una cosa semplice, ma scenicamente molto interessante. Immaginate la scena, immaginate un palcoscenico dove si svolge il fatto che ho raccontato. Sono sulla scena diversi personaggi: i discepoli, i tre un passo avanti, Gesù, poi alla fine Giuda che sta arrivando ed è evocato il Padre. Non è sulla scena, ma è chiamato. Tutti questi personaggi, eccetto Gesù, sono muti e fermi. Dei discepoli non si descrive nulla, anzi non c’è una parola e persino quando Gesù li interroga non rispondono; anche il Padre tace. L’unico personaggio che si muove e parla è Gesù. È come se coprisse Lui tutta la scena. Se fossi un regista inventerei qualcosa: una scena dove in piena luce c’è Gesù che si muove e parla e gli altri, lì, come delle statue, fermi.

È una scena cristologica. E’ sì stata raccontata così anche per dirci come Gesù ha superato la prova con la preghiera. Ma questo è secondario. Questa scena è contemplativa, è stata raccontata per farmi guardare Gesù Cristo, per averlo davanti agli occhi, per fare vedere solo Lui.

Poi c’è un’altra cosa interessante: qui, come sulla Croce, abbiamo Gesù che prega la preghiera dell’angoscia. In tutto il Nuovo Testamento direi che è l’unico caso: nell’Antico Testamento ci sono tante preghiere angosciate, ma non nel Nuovo Testamento. E’ come se Gesù le avesse già espresse per tutti.


Il Getsemani secondo Luca

Concludo velocemente con alcune parole su Luca, anche se a me piace di più Marco. Vi leggo il brano di Luca al cap 22, avendo ancora negli occhi e nelle orecchie l’immagine di Gesù costruita da Marco.

Giunto sul luogo, disse loro: «Pregate, per non entrare in tentazione».
Poi si allontanò da loro quasi un tiro di sasso e inginocchiatosi, pregava: 42«Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà».
Gli apparve allora un angelo dal cielo a confortarlo. In preda all’angoscia, pregava più intensamente;e il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadevano a terra. 45Poi, rialzatosi dalla preghiera, andò ai discepoli e li trovò che dormivano per la tristezza.
E disse loro: «Perché dormite? Alzatevi e pregate per non entrare in tentazione».(Luca 22,40-46)

La cosa principale che voglio far notare e che costruisce un’altra scena da contemplare — vera l’una e vera l’altra — è che il brano inizia dicendo: ‘Pregate per non entrare in tentazione’ e finisce dicendo: ‘Pregate per non entrare in tentazione’. Per Luca questo insegnamento, un po’ moraleggiante, è importante. È una cosa abituale in Luca, che assomiglia un po’ a un predicatore dei quaresimali e che sembra un po’ apatico. Cosa che a me non riesce.

Luca fa vedere un po’ altre cose: dice che Gesù è ‘in ginocchio’ anziché ‘prostrato’ (ma queste cose non dicono nulla); che ‘si è allontanato quasi un tiro di sasso’ (e sarei curioso di chiedergli come fa a saperlo).

Ma c’è un cambiamento che, secondo me, non è da poco. Gesù dice: ‘Padre, se vuoi, allontana da me questo calice. Tuttavia non sia fatta la mia ma la tua volontà’. Qui Luca forse aveva un po’ paura di scandalizzare la sua gente e dice: ‘Se vuoi’ ...
Poi Luca dice: ‘In preda all’angoscia’ ... e qui è sbagliato, è un errore che non perdono al traduttore perchè il testo greco dice che ‘caduto, fattosi in agonia’ che non è l’angoscia. L’agonia ha anche un risvolto angoscioso, ma l’agonia è gara, è lotta ... Qui Gesù è presentato non come l’angosciato di Marco, quasi impietrito, ma in un momento successivo, nel momento della lotta. C’è grande sofferenza ma Gesù sta lottando. E c’è un angelo che lo conforta - qui Dio in qualche modo un po’ parla - dove il confortare vuol dire rafforzare.

Anche il Cristo di Luca per superare la prova ha avuto bisogno di una forza che veniva dalla preghiera, che veniva da Dio. E, sempre per dire la sofferenza, ma la sofferenza di chi è proteso in gara per vincere, per superare la prova – non siamo davanti al Cristo angosciato di Marco — ecco il sudore che assomigliava a gocce di sangue che cadevano sulla terra.

La sofferenza c’è tutta, la fatica anche, e c’è anche il fatto che Gesù ha dovuto aver bisogno di Dio, del Padre, come ogni uomo per superare questa prova. Però mi dà l’impressione che mentre Marco mi fotografa il primo momento, Luca mi fotografa il momento in cui dice: Alzatevi, andiamo!

Poi i discepoli anche in Luca dormono, ma qui si dice che ‘si erano addormentati per la tristezza’ ... Non so se sia possibile ... Ma è un attenuante, una scusante: Luca ci tiene a non esagerare, a non far fare brutta figura a Gesù e ai discepoli.


I due ladroni

Un'ultima cosa: i due ladroni. Senza i due ladroni la memoria cristiana non è completa. Ci vogliono i due ladroni perchè la bellezza del Figlio di Dio nel quale crediamo, il Crocifisso, non è solo un Dio che condivide la sorte del giusto, non è soltanto un Figlio di Dio che muore per noi — cose grandi — ma addirittura muore in mezzo ai peccatori come se fosse un peccatore. Questo è davvero straordinario. I due ladroni hanno tutta la mia simpatia …
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