INTRODUZIONE
Mirko Bellora


«Puoi mangiare una mela» dissi porgendogli il frutto.
Sembrava che non ne avesse mai viste in vita sua: per un po’ rimase incantato ad annusarla, poi si fece coraggio e le diede un morsettino.
«E’ buona?» domandai.
Lui fece un profondo inchino.
Volevo sapere che gusto avesse una mela quando la si assaggiava per la prima volta, e insistei: «Ti è piaciuta?»
Mika si inchinò a ripetizione.
«Perché fai l’inchino?» domandai.
Si inchinò di nuovo. Sbigottito da quel profluvio di cortesia, gli chiesi ancora una volta: «Perché fai l’inchino?»
Ora fu lui a rimanere sbalordito.
«Nel posto da cui vengo ci inchiniamo sempre quando qualcuno fa una domanda acuta» spiegò. «E più profonda è la domanda, più profondo è l’inchino»… «Solo una domanda può puntare oltre».
(J. Gaarder, C’è nessuno?)

Ho provato anch’io lo stesso desiderio - quello di inchinarmi - di fronte alla domanda a cui ci hanno «dolcemente costretti» il nostro Papa e il nostro Cardinale, nel secondo anno di preparazione al Giubileo del 2000, l’anno dello Spirito Santo, l’anno del Dono di Dio all’uomo: chi è lo Spirito Santo? Dove si trovano oggi autentiche esperienze dello Spirito? dove si trovano oggi la gioia, l’entusiasmo della preghiera, la forza della testimonianza presenti nelle prime comunità cristiane?
Domande che vanno al cuore, che puntano al centro dell’esperienza cristiana, che puntano oltre … a una vita, già fin d’ora, «non meno che eterna».
E il mio inchino diventa invocazione, proprio a Lui, allo Spirito: «Vieni Spirito Santo». Perché sono cosciente che di Lui è «impossibile parlare, impossibile tacere» (Karl Barth).
«Datemi il silenzio e l’amore del mistero»,
diceva il poeta Paul Verlaine … è nel silenzio e nella preghiera, nell’ascolto e nell’accoglienza della Parola di Dio che lo Spirito, il nostro Maestro interiore, ci parlerà, ci ricorderà le parole di Gesù, la Pasqua di Gesù, ci svelerà il suo desiderio di dimorare in noi e ci farà scoprire la sua amorevole, tenera e forte, consolante e scomodante, inquietante e vivificante presenza.

E’ Signore e dà la vita

«Credo nello Spirito Santo che è Signore e dà la vita»: recitiamo così ogni domenica alla Messa, pregando la splendida sintesi che dello Spirito ha saputo fare il Concilio di Costantinopoli nell’anno 381.

E’ Signore

Signore: così è chiamato lo Spirito nel Credo, volendo dire innanzitutto che egli è una persona, una persona divina, un tu, qualcuno che vuole dimorare in noi e non semplicemente una forza impersonale, un qualcosa.
Basterebbe prendere fra le mani il Vangelo di Giovanni (ad es. cap. 14-16), le lettere di Paolo (ad es. Rom 8), gli Atti degli Apostoli (ad es. 15,28) e accorgerci di questa stupefacente e meravigliosa realtà: lo Spirito è Signore!
E’ Lui l’ispiratore delle audacie apostoliche, la forza dei martiri, è Lui che parla, esorta, consiglia decisioni, è afflitto, piange, si rallegra, consola …
Una splendida strofa dell’inno della liturgia di Compieta dice così:
«Ogni affanno si perda nel sonno ristoratore ma vigili il cuore e ti sogni, ospite dolce di chi crede in te»
.
Ospite dolce … ecco lo Spirito, dolcissima presenza che accompagna e consola, come fosse la «carezza di Dio» sui nostri affanni.
Ospite dolce ma insieme esigente e scomodo, perché di Lui si dice che è come «fuoco» e «vento»: con lo Spirito è la passione per Dio e per l’uomo che entrano in noi.

Dà la vita

Quando preghiamo lo Spirito non siamo invitati a guardare in alto, in cielo … ma alla croce di Cristo. E’ lì la sorgente dello Spirito: «emise lo Spirito». Una Croce che spalanca alla Resurrezione, che è già resurrezione. Quella di Gesù e la nostra.
Quando lo Spirito entra in noi, ci dà la vita di Dio, una vita «non meno che eterna», secondo il nostro insopprimibile desiderio, secondo la nostra più grande speranza e i nostri sogni più arditi. Già fin d’ora.
Un verso famosissimo di Quasimodo recita così: «Ognuno sta solo sul cuor della terra/ trafitto da un raggio di sole:/ ed è subito sera» … molti credono essere questa la sorte tragica e non sovvertibile di ogni uomo, ma lo Spirito ci dona un altro sguardo sulla vita e sul suo senso, ci regala la splendida certezza che la vita non finisce con la morte e che non siamo soli: «Ecco, io sono con voi tutti i giorni» (Mt 28,20).
 
Vita eterna: dov’è? Quando è? Per molto tempo ho pensato alla vita eterna come a una vita dopo che tutti i miei compleanni fossero trascorsi. Per la maggior parte dei miei anni ho parlato della vita eterna come della «vita dopo la morte». Ma quando il mio scopo preciso è la vita eterna, questa vita deve essere raggiungibile subito, là dove sono, perché la vita eterna è la vita con Dio e in Dio, e Dio è dove io sono, qui e ora.
Il grande mistero della vita spirituale - la vita in Dio - è che non dobbiamo aspettarla come qualcosa che avverrà più tardi; Gesù dice: «Dimorate in me come io dimoro in Voi». La vita eterna è questo divino dimorare in noi. E’ l’attiva presenza di Dio al centro della mia esistenza - il movimento dello Spirito di Dio in noi - che ci dà la vita eterna.
Dio è il Dio dei viventi … «Non temete», dice Gesù, «io ho vinto le potenze della morte» …
Quando il nostro cuore comprende questa divina verità, noi viviamo la vita spirituale. (Henri J.M. Nouwen, Vivere nello Spirito)


Il sangue e il sale

Quando lo Spirito entra dentro di noi ci trasforma, ci dà la forma di Gesù, ci dà la fede, la speranza, la capacità di amare di Gesù Cristo, ci dà la libertà e la capacità di scegliere di Gesù Cristo.
 
Vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne. (Ez 36,26)

 
Tutto questo e ancora di più è lo Spirito … lo Spirito è nel cristiano come il suo «sangue»: fonte di vita, fluido di vita, veicolo di nutrimento e forza, simbolo di vita, cifra di forti passioni, di doni gratuiti e smisurati. Non ne possiamo fare a meno.
Ma per incontrare lo Spirito oltre a inginocchiarsi e pregare, oltre ad accogliere la Parola di Dio, a celebrare i Sacramenti, occorre guardare ai tanti uomini e alle tante donne di oggi e di sempre che sembrano davvero essere stati «sedotti e afferrati» dallo Spirito: quelli che sanno vivere, pur nella «notte», con l’impazienza dei profeti e la saggezza dei miti, quelli che sanno scorgere e ci additano l’alba anche dentro un tramonto, quelli che sanno scoprire una luce segreta, un significato ulteriore, quelli che sanno scommettere e sperare oltre l’umanamente prevedibile, quelli che sanno donare e «danzare» la vita perché sono certi che tutta la creazione porta un’orma, una firma d’Autore.
Quelli che nella loro vita hanno gustato e sanno farci gustare il sapore del «sale» dello Spirito. E il sale, pur se nascosto, dà sapore, esalta i sapori, purifica, impedisce l’imputridirsi, disinfetta e … brucia.
«Il cristianesimo non è il miele del mondo ma è il sale della terra, nelle cui ferite brucia»,
ha detto Bernanos come ad invitarci a stare e a tener tutti desti, specialmente quando, come oggi, la banalità, la superficialità nel pensare, l’appiattimento culturale ed etico sembrano vincere.
«Il sangue e il sale»: è il titolo del nostro Quaresimale di quest’anno. Per riflettere insieme sullo Spirito, l’uomo e il mondo. Per imparare a riconoscere i doni dello Spirito, ma soprattutto ad avere «nostalgia» di Lui, dello Spirito, del Donatore.
Con Lui sapremo vivere come mi ha augurato un amico:
 
Tu, come Davide,
continua a danzare
follemente e felicemente
davanti all’arca di Dio
e spezza sempre,
come a Betania,
il tuo vaso di alabastro
pieno di profumo prezioso
per Lui e per noi.

*****

Queste pagine racchiudono le lezioni tenute nella parrocchia Santa Maria del Suffragio in Milano durante il Quaresimale 1998 "Il sangue e il sale" da:

don Stefano Guarinelli, ingegnere, teologo, psicologo ricco di competenza, sogni e umorismo
don Rinaldo Fabris, uno dei più noti biblisti italiani sia a livello esegetico sia a livello di impegno nella comunità ecclesiale e civile
don Giuseppe Grampa, teologo che sa frequentare con scioltezza convegni e giovani
padre Marko Ivan Rupnik, teologo, artista, affascinante comunicatore
padre Enzo Bianchi, uno dei profeti-poeti più ascoltati del monachesimo contemporaneo

Un grande grazie a ciascuno di loro.
Auguro a ciascuno dei lettori l’esperienza dello Spirito Santo come viene descritta in Gioele 3,1:

Io effonderò il mio Spirito
sopra ogni uomo
e diverranno profeti
i vostri figli e le vostre figlie;
i vostri anziani faranno sogni;
i vostri giovani avranno visioni.

don Mirko Bellora
parroco di S. Maria del Suffragio
in Milano
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